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Statua di Montanelli a Milano, a imbrattarla un collettivo di studenti. Aperta un’inchiesta

«Penso che la statua debba rimanere lì. Le vite vanno giudicate nella loro complessità», ha detto il sindaco di Milano Beppe Sala

A imbrattare la statua di Indro Montanelli sono stati dei ragazzi dei collettivi studenteschi. Stando al video diffuso dalla Rete Studenti Milano e LuMe (Laboratorio universitario Metropolitano), sono davvero serviti pochi minuti per colare 4 vasetti di vernice dall’alto sulla statua del giornalista mentre, con uno spray nero, veniva fatta la scritta «razzista stupratore», come aveva anticipato l’Ansa. Il tutto è avvenuto dopo le 20 di ieri sera, quando una parte del gruppo avrebbe raggiunto la statua dal parco, mentre altri sono rimasti fuori, presumibilmente a sorvegliare. Secondo il Corriere della Sera, le indagini sono state affidate alla Digos da Alberto Nobili, capo dell’Antiterrorismo della Procura.

Nei giorni scorsi il fondatore de Il Giornale, morto a Milano nel 2001, è stato oggetto di forti critiche per i suoi trascorsi coloniali in Abissinia (Etiopia) e, in particolare, per aver comprato una ragazza di 12 anni in sposa quando era soldato. Critiche tornate attuali dopo l’ondata di proteste nate con l’uccisione dell’afroamericano George Floyd che hanno visto i manifestanti prendere di mira i simboli collegati al colonialismo, al suprematismo bianco e al razzismo in vari paesi. Per il sindaco di Milano, Beppe Sala, la statua deve rimanere lì: «Le vite vanno giudicate nella loro complessità».

I Sentinelli si dissociano

I Sentinelli – movimento nato per la difesa dei diritti civili – si dissociano da quanto avvenuto a Milano, dove la statua del giornalista Indro Montanelli è stata imbrattata con la vernice rossa. Nei giorni scorsi, il movimento aveva scritto al sindaco Beppe Sala per chiedere la sua rimozione. Già in passato la statua di Montanelli, che si trova nei pressi dell’omonimo parco a Milano, era stata presa di mira dal gruppo femminista “Non una di meno”, che l’anno scorso la ricoprì in vernice rosa. Oggi, 14 giugno, sono partite le operazioni di pulizia della statua che dovrebbero terminare domani.

I Sentinelli non ci stanno ad assumersi la responsabilità dell’atto vandalico ai danni della statua, avvenuto ieri sera. «La nostra proposta civile, fatta in settimana alla luce del sole proprio per permettere una discussione pubblica, non contemplava altro», scrivono sulla loro pagina Facebook. Nessuna marcia indietro rispetto alla richiesta di rimozione: «La lettera mandata a Sindaco e Consiglio Comunale la rifaremmo anche ora – scrivono.- Perché non c’è nessuna violenza nell’esprimere il proprio pensiero in modo trasparente. Quel parco di Milano deve liberarsi di un nome che non fa onore alla nostra città. E peggio di una vernice rossa c’è chi senza entrare nel merito della nostra proposta preferisce buttarla in caciara vendendoci come degli integralisti».

Le reazioni

Il sindaco di Milano Beppe Sala già in passato aveva detto di non essere assolutamente intenzionato a rimuovere la statua. In un video pubblicato su Instagram oggi Sala ha ribadito che la statua non verrà rimosso. «Io ho rivisto più volte il video in cui lui [Montanelli ndr] confessa ciò che è accaduto in Africa, e io non posso che confessare a mia volta il mio disorientamento rispetto alla leggerezza con cui Indro Montanelli confessa un comportamento del genere. Ma Montanelli è stato di più, è stato un grande giornalista, un giornalista soprattutto che si è battuto per la libertà di stampa». «Penso che la statua debba rimanere lì – ha detto il sindaco. – Noi quando giudichiamo le nostre vite possiamo dire la nostra è senza macchie, senza cose che non rifarei? Io metto le mani avanti, la mia vita no, ho fatto errori e cose che vorrei non aver fatto. Ma le vite vanno giudicate nella loro complessità».

Precendentemente l’assessore alla Cultura del Comune di Milano, Filippo Del Corno, ha denunciato quanto è accaduto alla statua, definendo l’atto vandalico «intrinsecamente e culturalmente squadrista». Un gesto ancor più deprecabile, secondo Del Corno, perché «compiuto nell’anonimato, di nascosto, oltraggiando spazi e beni pubblici, portando violenza». Per Giorgia Meloni invece si tratta di un’opera compiuta da «analfabeti radical chic con la scusa della lotta al razzismo».

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