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Dopo le risse tra virologi su seconda ondata e Spagnola, Lopalco avverte i colleghi: «Da loro pezzi di verità, ma creano confusione. Parli il ministero»

Uno degli effetti della pandemia è aver portato in tv e sui giornali diversi esperti, ma anche opinionisti, più abituati a «parlare tra pari» che a un pubblico più ampio. E intanto le istituzioni sembrano mute, dice il capo della task force pugliese

Parlano in tanti, tranne chi dovrebbe, secondo l’epidemiologo Pier Luigi Lopalco che, in un’intervista al Messaggero, bacchetta con diplomazia la presenza sempre più intensa in tv dei suoi colleghi, chiamati a dirne una nuova al giorno sull’emergenza Coronavirus, ma soprattutto il mutismo di ministero della Salute e tutte le istituzioni coinvolte nella gestione della pandemia, mentre nascono nuovi focolai, per ora circoscritti a piccole zone, e si moltiplicano le occasioni di assembramenti potenzialmente pericolosi.

Da una lato c’è il fenomeno degli esperti che quotidianamente intervengono su tv, siti e giornali per dire la loro: «Parlano liberamente, portando ciascuno un pezzetto di verità – dice il capo della task force pugliese sul Coronavirus – ma con il rischio di confondere la popolazione e non per cattiveria, ma perché sono abituati ai contesti scientifici, dove si parla tra pari e le modalità di comunicazione sono completamente diverse dai social o dalla televisione».

Gli scontri tra medici

Lopalco sta ben attento a evitare lo scontro frontale con i colleghi che affollano i talk e le pagine dei giornali, soprattutto in questi giorni in cui proprio certe dichiarazioni hanno scatenato non poche polemiche tra gli scienziati, a cominciare da quella di Ranieri Guerra dell’Oms sul paragone tra la pandemia di Coronavirus e l’influenza Spagnola, alla quale è seguita la risposta del primario del Sacco Massimo Galli. Senza tralasciare anche la frecciata lanciata dal primario del San Raffaele di Milano, Alberto Zangrillo, sul capo della task force veneta, Andrea Crisanti, le cui parole sono state definite: «da irresponsabili», a proposito del rischio di una seconda ondata di contagi in autunno simile a quanto sta accadendo in questi giorni in Germania.

Manca invece una parola chiara da parte di chi proprio ora dovrebbe parlare, sostiene Lopalco: «Le istituzioni dovrebbero dare la linea sulle strategie e parlare ai cittadini, ma sono mute: la loro informazione è assolutamente debole». Rispetto a opinionisti, virologi e politici che parlano della pandemia, secondo Lopalco le «istituzioni sono sparite dai radar del dibattito popolare».

Il virus c’è ancora

Può ingannare il fatto che in questo periodo la bassa possibilità di trovare soggetti positivi nei gruppi: «Questo crea l’illusione che gli assembramenti non siano in grado di generare un’epidemia – aggiunge Lopalco – È un cane che si morde la coda», perché si allentano le misure di sicurezza, sottovalutando il rischio: «che invece esiste» aggiunge «e si continua a far circolare il virus».

Continuare a rispettare le regole del distanziamento sociale, soprattutto ora che comincia l’estate, fa sperare a Lopalco che: «si possa arrivare allo spegnimento progressivo della circolazione del Coronavirus». Ma come dimostrano i focolai scoppiati nelle ultime ore, in particolare quello al San Raffaele di Roma: «la popolazione più a rischio resta quella dei soggetti fragili e degli anziani». Questi devono continuare a stare attenti, mentre «i giovani devono continuare a proteggere i nonni».

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