La promessa del governo: no ai condoni, meno tasse ai ceti medi e alle famiglie con figli

Nella bozza del Piano nazionale di riforma, il documento che si accompagna al Def, si parla anche di interventi sul cuneo fiscale

Sul tavolo del prossimo Consiglio dei ministri, in programma domani, oltre al Dl semplificazioni è atteso anche il Pnr (Piano nazionale di riforma), documento che in genere si accompagna al Def e che il governo italiano deve presentare all’Europa. Il ministro Gualtieri aveva spiegato la decisione di rinviare la messa a punto del testo, così da poterlo tarare a una analisi più approfondita dell’impatto economico del Coronavirus. Nella bozza che circola ci sono già delle indicazioni precise sulle direttrici di marcia che il governo intende seguire nei prossimi mesi.


Nella premessa al documento il ministro spiega che l’esecutivo è intervenuto in questi mesi per «contrastare i devastanti effetti economici dell’epidemia Covid-19» e ora «non vi è tempo da perdere» per evitare «una fase di depressione economica». I pilastri del Piano di Rilancio, che sarà messo a punto per settembre, sono tre: «modernizzazione del Paese; transizione ecologica e inclusione sociale e territoriale; parità di genere». Le «notevoli risorse che l’Unione Europea ha messo in campo – scrive ancora Gualtieri – devono essere utilizzate al meglio».


Interventi sul cuneo fiscale. Ma quali?

Nella bozza si trova anche un passaggio sulla riforma della tassazione: «L’alleggerimento della pressione fiscale – si legge – è una delle componenti più importanti del programma di governo» e, dopo il taglio del cuneo partito da luglio, il governo sta lavorando a «una riforma complessiva della tassazione diretta e indiretta» per «disegnare un fisco equo, semplice e trasparente per i cittadini, che riduca in particolare la pressione fiscale sui ceti medi e le famiglie con figli e acceleri la transizione del sistema economico verso una maggiore sostenibilità ambientale e sociale».

Frasi di non facile decifrazione, visti gli attriti in seno alla maggioranza su come operare un’ulteriore sforbiciata fiscale e soprattutto su dove intervenire. Ma quel riferimento alla tassazione «indiretta» fa subito pensare al taglio dell’Iva. Il fronte è stato aperto, alla fine degli Stati generali dell’economia, dal presidente del Consiglio Conte con l’annuncio di un possibile intervento in questo senso. Ma è apparso subito chiaro come le linee tra i partiti non coincidessero. Allo scetticismo del Pd, che ha chiesto un intervento sul costo del lavoro, si è aggiunta la frastagliata posizione del M5s, dal quale sono arrivate indicazioni circa una complessiva riforma del fisco. Direzione che sembra essere quella intrapresa, senza però conoscere al momento ulteriori dettagli. Irpef, Iva e Irap invece le priorità per Italia Viva. Con la riforma, si legge ancora nella bozza, «saranno anche razionalizzate le spese fiscali e, in particolare, saranno rivisti i sussidi ambientalmente dannosi».

Nessun condono e lotta all’evasione

Questione annosa, ma mai come adesso urgente, è quella della lotta all’evasione fiscale. La riforma del fisco, infatti, passa anche e si accompagna al recupero delle tasse evase. La «riduzione del tax gap» è «obiettivo prioritario» che sarà perseguito con «il miglioramento della qualità dei controlli», si legge. L’obiettivo è anche «impedire che i contribuenti fruiscano indebitamente degli aiuti anti-Covid», con il rafforzamento «dell’efficacia della riscossione» e la spinta alla «compliance volontaria», ma «è confermata la determinazione a non prevedere nuovi condoni che, generando aspettative circa la loro reiterazione, riducono l’efficacia della riscossione delle imposte».

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