Tavolo sull’Ilva, Gualtieri assicura: «Lo Stato è pronto a coinvestire». Scioperi in tutti gli stabilimenti ArcelorMittal

Si riaprono le discussioni tra governo e gruppo ArcelorMittal: dopo l’accordo del 4 marzo, il futuro degli stabilimenti sembra ancora incerto da molti punti di vista

Il governo riapre il dossier sugli stabilimenti dell’ex Ilva, gestiti dal gruppo ArcelorMittal. Il ministro dell’Economia Roberto Gualtieri, il ministro dello Sviluppo Economico, Stefano Patuanelli, e la ministra del Lavoro, Nunzia Catalfo, hanno incontrato oggi, 25 maggio, i dirigenti della multinazionale franco-indiana, i commissari dell’Ilva in amministrazione straordinaria e le parti sindacali. Dopo uno stand-by di qualche mese, dovuto all’emergenza Coronavirus, la discussione sul futuro degli stabilimenti riparte tra scioperi dei lavoratori e poca chiarezza sul futuro del piano industriale.


Durante la riunione in video call, Gualtieri ha insistito sulla disponibilità da parte dello Stato a coinvestire nella compagine societaria. Questo è uno dei punti rimasti vaghi anche nell’accordo firmato lo scorso 4 marzo, quando il patto firmato da ArcelorMittal e governo aveva concesso alla società un dilatamento dei tempi d’azione e una vaghezza sulle modalità di concretizzazione degli obiettivi – si era parlato di una messa a regime entro il 2025 e di un rilancio, in linea di principio, all’insegna del rispetto ambientale.


Un intervento, quello statale, che a parere di Gualtieri servirà ad avere «un’Ilva forte, che produca tanto che sia leader mondiale di mercato, che faccia investimenti significativi con intervento Stato diretto e indiretto». Dal punto di vista della presentazione del piano industriale, parrebbe rimanere la proroga di 10 giorni richiesta dall’ad di ArcelorMittal Italia Lucia Morselli – definita «ragionevole» dallo stesso Gualtieri.

Da parte loro, le rappresentanze sindacali sembrano avere ancora parecchi dubbi. La segretaria della Fiom, Francesca Re David, sigla che da giorni segue gli scioperi degli operai negli stabilimenti, ha fatto sapere di non conoscere «né piano industriale, né la composizione societaria e i dettagli del possibile ingresso pubblico del governo».

Re David parla di un quadro «assolutamente inaccettabile» che «non ha nessuna prospettiva per il futuro», anche a fronte della validità dell’accordo sindacale che prevede la piena occupazione. «Durante il lockdown si è chiesto di lavorare. Ora che è finito, tutti gli stabilimenti sono al minimo e gli investimenti non ci sono», ha insistito Re David. «Non ci stiamo ad essere chiamati solo per gestire esuberi e cassa integrazione».

Gli scioperi negli stabilimenti

Ansa, Luca Zennaro | Un momento dello sciopero dei dipendenti ArcelorMittal messi in cassa integrazione dall’azienda. 21 maggio 2020

Continuano intanto le mobilitazioni e gli scioperi in tutti gli stabilimenti del gruppo ArcelorMittal. A Taranto a scioperare sono i lavoratori diretti e dell’appalto, che si fermeranno nelle ultime 4 ore dei primi due turni – cioè dalle 11 alle 15 e dalle 19 alle 23. Già venerdì scorso, sempre a Taranto, un migliaio di lavoratori aveva partecipato al presidio davanti alla Prefettura organizzato da Fim, Fiom e Uilm, dopo che l’azienda aveva bloccato la ripartenza degli impianti dell’area a freddo ed esteso la cassa integrazione con casuale Covid nei confronti di altri mille lavoratori. Nella stessa giornata c’è stato poi lo sciopero di 24 ore indetto dall’Usb con sit-in davanti alla direzione.

In una nota congiunta, Fim, Fiom e Uilm avevano sottolineato che «la situazione negli stabilimenti è sempre più insostenibile». «La risposta alla crisi non può essere semplicemente più cassa per tutti e zero investimenti – avevano aggiunto le sigle metalmeccaniche. Meno salario, più incertezze ed insicurezze sull’occupazione, sull’ambiente, sulle prospettive industriali non sono più accettabili».

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