Usa, Harvard e MIT fanno causa a Trump: il presidente vuole togliere il visto agli studenti che frequentano corsi online

Secondo la nuova legge appena annunciata, gli studenti che frequentano i corsi da remoto non hanno il diritto di entrare in territorio americano

Le università statunitensi, in tempi di Coronavirus, offrono lezioni solo online? Via il visto agli studenti stranieri allora. L’ultima trovata del presidente Usa Donald Trump risale a lunedì scorso, quando l’ufficio per l’immigrazione statunitense ha annunciato che gli «studenti non immigrati F-1 e M-1 che frequentano scuole operative interamente online potrebbero non poter sostenere un corso completo di corsi online e rimanere negli Stati Uniti».


Ma c’è di più, l’ufficio specifica anche che questi studenti «devono lasciare il Paese o adottare altre misure, come il trasferimento in una scuola con un’istruzione di persona per rimanere legittimamente». Insomma la Casa Bianca sembra allergica, anche di fronte al dilagare del virus, alla didattica a distanza e, guarda caso, finiscono nel mirino gli studenti stranieri.


Harvard e Mit non ci stanno

Le reazioni delle università non sono tardate ad arrivare: «L’ordine è caduto senza preavviso, la sua crudeltà è stata superata solo dalla sua incoscienza», ha detto il presidente della prestigiosa Harvard, Lawrence S. Bacow, in un messaggio alla comunità universitaria.

«Sembra che sia stato progettato intenzionalmente per fare pressione su college e università affinché aprano le loro aule nel campus per l’istruzione di persona questo autunno, senza riguardo alle preoccupazioni per la salute e la sicurezza di studenti, istruttori e altri», ha proseguito. E dunque oggi, 8 luglio, la stessa Harvard e il Mit (Massachusetts Institute of Technology) hanno dichiarato di aver intentato una causa contro l’amministrazione Trump presso il tribunale di Boston.

Secondo i due istituti Trump vuole spingere il management ad aprire gli atenei comunque, evitando i corsi online, creando un “effetto caos” nelle università. Nella causa le università spiegano che a marzo, quando è stato sospeso l’obbligo per gli studenti internazionali iscritti agli atenei americani di frequentare la maggior parte delle lezioni in presenza, si dava per inteso che la regola sarebbe rimasta finché sarebbe durata l’emergenza. Cancellandola si metterebbe in pericolo il diritto degli studenti a studiare e lavorare negli Stati uniti.

La minaccia di tagliare i fondi alle scuole

L’impressione che la misura sia un tentativo, da parte dell’amministrazione Trump, di spingere gli atenei a riaprire le proprie porte, abbandonando l’approccio cauto dovuto alla pandemia, sembra essere confermata da un tweet dello stesso presidente Usa, che ha minacciato di tagliare i fondi pubblici alle scuole se non riapriranno: «In Germania, Danimarca, Norvegia, Svezia e molti altri Paesi le scuole sono aperte senza problemi. I democratici ritengono che sarebbe negativo per loro da un punto di vista politico se le scuole americane aprissero prima delle elezioni di novembre, ma è importante per i bambini e le famiglie. Potrebbero essere tagliati i fondi se non aprono».

La direttiva però sembra avere anche un altro scopo, ben più palese: ridurre drasticamente il numero di studenti stranieri presenti nel Paese. Questo, unitamente alla difficoltà ad ottenere visti per via della pandemia, potrebbe anche scoraggiare molti nuovi studenti ad andare negli Stati Uniti.

Le spiegazioni dalla Casa Bianca

Ma la Casa Bianca però si difende e tenta di spiegare la sua scelta. Kenneth T. Cuccinelli II, il vice segretario ad interim del Dipartimento per la sicurezza nazionale, ha dichiarato in un’intervista alla Cnn che se questi studenti «saranno online al 100%, allora non hanno una premessa per essere qui», aggiungendo che «dovrebbero andare a casa, e poi possono tornare quando la scuola apre».

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