Nasce la ong ResQ per il soccorso nel Mediterraneo. Presidente l’ex pm di Mani Pulite Gherardo Colombo: «Chi rischia di annegare va sempre salvato»

«Continua ad annegare gente in mare o no?», dice l’ex magistrato a Open. Non si imbarcherà, si schermisce. E i soldi? «Servono 2 milioni e mezzo di euro», dice dal direttivo Lia Manzella

Salirà a bordo? «Non saprei, rischio di essere di impiccio». Si schermisce con un sorriso Gherardo Colombo, ex magistrato di Mani Pulite e ora anche presidente onorario di ResQ – People Saving People, nuova ong tutta italiana che «intende sostenere e realizzare e attività sul soccorso e salvataggio delle persone in difficoltà in mare».


C’era bisogno di una nuova ong (tecnicamente, ResQ è una onlus)? «Continua ad annegare gente in mare o no?», risponde secco Colombo. «Mi sono chiesto: ma se io stessi annegando, mi piacerebbe che qualcuno venga a salvarmi? Ecco, se interessa a me non annegare, interessa a chiunque». Che è poi, in fondo, l’adagio cristiano «Non fare agli altri quello che non vorresti non fosse fatto a te».


Cosa farà

Verrà lanciato un crowdfunding per l’acquisto di una nave, per «dire basta allo stillicidio di vite umane nel Mediterraneo, sia di coloro che muoiono affogati, sia di coloro che vengono riportati nei lager libici». Ancor più in queste ore, con la denuncia dell’Organizzazione internazionale delle migrazioni sull’operato della Guardia costiera libica, che avrebbe aperto il fuoco sui migranti intercettati in mare e riportati in Libia: tre le vittime, quattro i feriti.

Mentre Lampedusa è sull’orlo del collasso, con sbarchi continui e la gestione dell’emergenza Coronavirus. E mentre domani il Senato vota sull’autorizzazione a procedere per Matteo Salvini che rischia il processo per sequestro di persona per avere impedito – per diciannove giorni nell’agosto 2019 – lo sbarco nel porto di Lampedusa di 164 migranti soccorsi da Open Arms nel Mediterraneo: tra loro c’erano molti minorenni. Due mesi fa la giunta per le immunità del Senato ha respinto la richiesta di autorizzazione a procedere.

ResQ | Un’immagine della conferenza stampa

L’associazione

Dopo Mediterranea saving humans, più spostata dichiaratamente a sinistra – Matteo Salvini amò chiamarla «la nave dei centri sociali» a causa della presenza a bordo del capomissione Luca Casarini, famoso per essere stato uno dei leader del movimento no global sorto a cavallo tra la fine degli anni ’90 e l’inizio degli anni 2000 – la seconda ong italiana oscilla tra la società civile e l’ambiente cattolico – «ma speriamo con il coinvolgimento di tutte le religioni», dice il presidente di ResQ Luciano Scalettari, giornalista di Famiglia Cristiana e autore con Luigi Grimaldi del libro dal titolo Ilaria Alpi e Miran Hrovatin. Depistaggi e verità nascoste a 25 anni dalla morte.

Cofondatrice è Sara Zambotti, antropologa e giornalista, e nel direttivo c’è Lia Manzella, progettista e fundraiser. «Psicologi, architetti, giornalisti, studenti, operai, bibliotecari: sono questi i soci della nuova associazione», racconta Sara Zambotti. «In rete con chi nel Mediterraneo già opera». «È un’iniziativa cruciale nel panorama italiano e spero sia anche un messaggio che viaggia al di là dei confini, perché i salvataggi in mare sono anche responsabilità europea, non certo solo italiana», dice in collegamento Filippo Grandi, Alto Commissario dell’Unhcr.

«Mi sembra immorale se ancora discutiamo se sia giusto salvare o no. Da ogni punto di vista è un obbligo. E per metterlo in atto abbiamo bisogno della società civile, perché evidentemente gli Stati non sono stati all’altezza». Con la conferma, aggiunge Grandi, del fatto che «no, non sono le ong a fungere da fattore di attrazione delle traversate in mare: le partenze non si sono mai fermate».

«Non è un’iniziativa contro qualcuno ma per», racconta Colombo a Open. «Abbiamo una Costituzione che dice che le persone sono degne in quanto persone. È la nostra prima legge a richiederci di essere solidali», insiste l’ex magistrato. «Abbiamo una Carta molto inclusiva che si fa carico di tutti e tutte e che guarda ai diritti dei deboli, mette al bando la discriminazione in un paese in cui la discriminazione è stata il modo di vivere e di pensare fino a quella Costituzione, e purtroppo per alcuni versi continua a esserlo ancora oggi».

ResQ | Un’immagine della presentazione del sito della onlus

E i soldi?

Per avviare il progetto, su 18 mesi – «e sperando che nel 2021 riusciremo a essere in mare chissà, magari per tutto l’anno», servono, dice Lia Manzella, 2 milioni e mezzo di euro. «Ci hanno aiutato, per mettere a fuoco il piano dei costi, le ong che già sono in mare con la loro esperienza», spiega Lia Manzella. Il piano di sviluppo prevede un capitolo dedicato alla nave – 700mila euro per coprire i costi di acquisto e di equipaggiamento per le attività di soccorso in mare.

E poi «800mila euro per la copertura dei costi dell’equipaggio marittimo, ma anche medico e che si occuperà di mediazione culturale, altri 700mila euro tra carburanti, cambusa e farmaci». E poi i costi di segreteria. Per raccogliere la cifra, non banale, l’ong si sta muovendo tra stakeholder, donatori («abbiamo interlocuzioni in corso, ma al momento non possiamo dare ulteriori informazioni»), crowdfunding e soci.

Dice anche, l’ex magistrato di Mani Pulite a Open, «che la Repubblica tutela la salute di tutte e tutti, senza distinzione di sorta». Una Costituzione disattesa? «Sì, per molti aspetti sì». Certo, il soccorso in mare è «una medicina per i sintomi, non per le cause della malattia. Per quella però tocca a chi governa. Noi abbiamo il fine di salvare chiunque: se andasse tutto bene non saremmo qui». 

In copertina ANSA/Riccardo Antimiani | Gherardo Colombo durante l’assemblea annuale della Coldiretti, Palazzo Rospigliosi, Roma, 13 luglio 2018.

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