«Il governo Conte sta rispettando oppure no il diritto alla scelta consapevole e alla salute delle donne, garantito dalla legge 194?». È questa la domanda che si sta ponendo in queste ore la Regione Piemonte, guidata dal leghista Alberto Cirio, e per cui chiederà la consulenza alla sua avvocatura. Il dubbio è stato sollevato dopo l’annuncio del ministro della Salute Roberto Speranza sull’arrivo (dopo anni) delle nuove linee guida che regolano l’interruzione volontaria di gravidanza con metodo farmacologico in day hospital e senza obbligo di ricovero. A tal proposito, l’assessore agli Affari Legali Maurizio Marrone (FdI) ha deciso di chiedere il parere dell’avvocatura regionale prima che la sanità piemontese adotti quanto deciso dal Governo.
«Prima di ricorrere all’aborto – sostiene l’assessore Marrone – la legge 194 che regolamenta le interruzioni volontarie della gravidanza assicura alle donne che stanno vivendo una gravidanza difficile di rivolgersi ai consultori e ai centri di aiuto alla vita, dove possono ricevere sicuramente un sostegno concreto per poter scegliere la vita e non la morte. Sempre la legge nazionale – aggiunge – prescrive il ricovero fino all’interruzione della gravidanza, che nell’aborto chirurgico coincide con l’asportazione del feto, mentre consentire che la pillola Ru486 sia somministrata in ospedale e poi la donna possa uscirne ed espellere l’embrione-feto in privato e in totale solitudine, la espone a rischi di gravi e fatali emorragie». I rilievi «eccepiti dalla Cei e dal Family Day sulle nuove linee guida del ministro Speranza – conclude – sembrano pertanto assolutamente fondati».
La risposta di Silvio Viale
«Marrone, come al solito, non legge. È una cosa ridicola andare a scomodare l’avvocatura perché il Piemonte prescrive la Ru486 in day hospital già da anni». Risponde così Silvio Viale, classe 1957, ginecologo dell’ospedale Sant’Anna di Torino. Il medico ha militato nel partito Radicale ed è ex presidente del Comitato Nazionale di Radicali Italiani oltre ad essere dirigente dell’Associazione Luca Coscioni. Conosciuto per il suo attivismo, combatte da sempre per il diritto all’aborto: è famoso, tra le altre cose, il suo impegno a favore dell’uso della Ru486.
A Open racconta che «il Piemonte ha il 47% di aborti farmacologici, siamo leader – se così si può dire – in questa pratica. Dopo di noi solo Liguria ed Emilia Romagna. Io, personalmente, sono 10 anni che pratico aborti farmacologici e da sei lo faccio in day hospital, quindi senza ricovero. Marrone, invece, deve fare il suo gioco, deve comportarsi da conservatore anti-abortista, ma almeno si informasse. In Piemonte si praticano quasi 3mila aborti farmacologici l’anno. Dove lavoro, al Sant’Anna, il 52% delle donne decide di interrompere in questo modo la gravidanza. Già in passato avevo deciso di lasciare che le donne tornassero a casa, non mi sono mai sentito fuorilegge. E mi auguro che, un giorno, ogni donna possa vivere questo momento restando a casa sin da subito. Non c’è nulla di più sicuro».
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