Il leghista Lolini: «Mai chiesto il bonus Inps». Crimi: «Chi ha avuto i soldi esca allo scoperto»

Di Maio in pressing: «I nomi siano resi pubblici. Questa gente non deve più avere cariche pubbliche». Rosato: «Nessun deputato di Italia Viva è coinvolto»

C’è una vicenda che sembra compattare nelle ultime ore maggioranza e opposizione: è la ferma condanna del comportamento dei deputati (secondo indiscrezioni, si tratterebbe di tre leghisti, un grillino e uno di Italia Viva) . Mentre la Lega – in un clima di sospetti e smentite – manda messaggi in chat per convincere i suoi tre (probabilmente un mantovano, uno del sud e una donna) ad autodenunciarsi, il capo reggente del M5s, Vito Crimi, lancia una sfida ai suoi.


«Se non dovesse palesarsi spontaneamente chi ha richiesto il bonus, chiederò a tutti i nostri parlamentari di sottoscrivere una dichiarazione per autorizzare l’Inps a fornire i dati di chi ha usufruito del sussidio», ha detto Crimi, secondo quanto riporta AdnKronos. Per il capo politico del M5s, «un fatto così grave non può passare senza conseguenze. Spero che tutti i partiti si muovano nella stessa direzione, lo dobbiamo a chi sta soffrendo le dure conseguenze di questa pandemia».


Già ieri, 9 agosto, Crimi aveva chiesto le dimissioni del grillino che sarebbe coinvolto nello scandalo. A fargli eco Luigi Di Maio che, dopo avere chiesto ai cinque di “confessare” e lasciare l’incarico, ha rincarato la dose: «Siamo davanti a fatti di una gravità assoluta. I nomi devono essere resi pubblici. Gli italiani hanno il diritto di sapere chi ha tradito la loro fiducia. Questa gente non deve più avere l’occasione di rivestire una carica pubblica. Deve essere allontanata dallo Stato, deve essere punita». Ma intanto i nomi rimangono ignoti, coperti appunto dalla legge sulla privacy.

Dalla lettura dei giornali di questa mattina emerge un quadro sconcertante. Oltre ai 5 deputati furbetti, ci sarebbero…

Pubblicato da Luigi Di Maio su Lunedì 10 agosto 2020

Ha chiesto che vengano fuori i nomi anche Ettore Rosato, presidente di Italia Viva, con l’obiettivo però di dimostrare che nessun deputato del partito di Matteo Renzi è coinvolto nello scandalo: «Questo modo di fare servizio pubblico da parte dell’Inps è barbaro. A noi di Italia Viva non risulta che alcun parlamentare appartenente al nostro gruppo abbia chiesto il bonus. Invitiamo formalmente l’Inps che ha diffuso questa informazione a smentire la notizia del nostro coinvolgimento o a rendere pubblici i nomi».

Questo modo di fare servizio pubblico da parte dell’INPS è barbaro. A noi di Italia Viva non risulta che alcun…

Pubblicato da Ettore Rosato su Lunedì 10 agosto 2020

In seno alla Lega la “caccia al furbetto” si ferma, al momento, a sospetti e smentite. Come quella del deputato Mario Lolini, che ha negato il proprio coinvolgimento: «Io i soldi non li ho incassati e non ho dato delega al commercialista di chiederli». 

«È quantomeno indegno e vergognoso che parlamentari che percepiscono 12 mila euro al mese abbiano chiesto il bonus dei 600 euro per lavoratori e partite Iva. Mi aspetto che il Presidente dell’Inps renda noti i nomi dei 5 onorevoli furbetti e che i partiti politici di appartenenza prendano immediatamente provvedimenti», dice il senatore Gianluigi Paragone, leader della nuova formazione politica Italexit.
Agenzia Vista / Alexander Jakhnagiev

Sempre sul fronte leghista, il governatore del Veneto Luca Zaia ha detto che è «fondamentale chiarire la vicenda, perchè viene meno la credibilità di tutta la classe dirigente. Se iniziamo a trincerarsi dietro alla privacy non ne veniamo più fuori. E resta questo sospetto strisciante tra tutta la comunità, e mi metto nei panni dei cittadini che potrebbero avere il sospetto quando si trovano davanti un amministratore se questo è uno del bonus oppure no». Zaia ha detto di aver «già chiesto ai consiglieri veneti di darmi un ragguaglio, e spero che in giornata abbia questo censimento, poi a cascata ci saranno gli altri amministratori».

Nelle ultime ore sono emersi nuovi dettagli su chi ha chiesto il bonus dei 600 euro stanziato dal governo: tra chi ha ottenuto il sussidio ci sarebbero 2mila sindaci, governatori di regione, personaggi noti dello spettacolo, attori e un conduttore tv. Nella lista dei beneficiari, anche diversi consiglieri comunali, come la milanese Anita Pirovano, che si è autodenunciata rifiutando però – al pari di altri colleghi – il paragone con i deputati: «Io non vivo di politica», ha scritto su Facebook.

I consiglieri: «Distinguere tra noi e i deputati»

A questo proposito, Marco Bussone, presidente dei Comuni montani (Uncem), ha invitato a tenere separati i casi dei deputati e quelli dei consiglieri e sindaci di piccoli Comuni, come riferito da Repubblica: «Nei piccoli centri sindaci e consiglieri sono poco più che volontari, sommersi da responsabilità e impegni con indennità che coprono a malapena le spese. Ben venga se qualcuno di loro ha chiesto il bonus».

Sulla questione è intervenuta anche l’Anpi: «La vicenda dei 5 parlamentari e dei tanti altri eletti che hanno usufruito del bonus partita Iva conferma che il tema della riduzione del numero dei parlamentari è del tutto fuorviante rispetto all’urgenza di un cambio di rotta nella selezione dei candidati alle assemblee elettive – si legge in una nota -. Oramai da tempo sono spesso elette persone in base a criteri di fedeltà al capo, o provenienti dal mondo delle imprese senza nessun pregresso impegno civile e sociale, o ancora persone il cui impegno si esauriva nelle dinamiche interne al suo partito. C’è invece bisogno di esperienze sociali, civili e di solidarietà. È urgente inoltre una legge elettorale che restituisca ai cittadini il pieno diritto di scelta. Il male oscuro della democrazia italiana non si combatte a colpi di populismo, ma cambiando profondamente il modo di far politica nel rispetto della Costituzione e delle istituzioni democratiche».

Foto in copertina: Mario Lolini e Ketty Fogliani alla Camera, 24 Giugno 2020. 

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