Coronavirus, è scontro sul vaccino obbligatorio. La virologa Capua: «Subito un piano per la somministrazione, non ce ne sarà abbastanza per tutti»

«La questione obbligatorietà oggi è prematura», ha detto oggi il ministro della Salute Roberto Speranza

Mentre in vista dell’autunno e nell’incertezza di una seconda ondata della pandemia di Coronavirus in Italia, si è acceso il dibattito politico sull’obbligatorietà del vaccino (quando ci sarà), ad intervenire sulla questione, dal lato scientifico, è la virologa Ilaria Capua: «Mentre si dibatte se rendere obbligatoria la vaccinazione teniamo in mente che non ce ne sarà abbastanza per tutti», ha twittato.


«Urge quindi un piano per la sua somministrazione per offrire una protezione strategica per il Paese e mirata a chi ne ha bisogno», ha aggiunto Capua. Sul fronte politico invece il ministro della Salute Roberto Speranza, parlando a la Stampa, ha detto che «la questione obbligatorietà oggi è prematura», osservando anche come «le dosi non arriveranno tutte assieme. Speriamo che le prime arrivino già a fine anno – ha auspicato -. Quando avremo le dosi disponibili saranno poche e andranno in primis a operatori sanitari e anziani fragili».


Renzi: «Nessun passo indietro per strizzare l’occhio ai NoVax»

Parole che suonano come una risposta al leader di Italia Viva, Matteo Renzi, che dopo essersi espresso in favore dell’obbligatorietà in una intervista al Corriere della Sera, ha ribadito il concetto nella sua ultima e-news: «Se davvero arriveremo al vaccino contro il Covid questo vaccino dovrà essere OBBLIGATORIO per tutti. Obbligatorio, non facoltativo. Obbligatorio!». Renzi ha poi annunciato il lancio di una raccolta firme «affinché più persone possibili facciano pressione sul governo perché non ci sia nessun passo indietro per strizzare l’occhio ai NoVax».

Anche la ministra per le Pari opportunità e la Famiglia, Elena Bonetti di Italia Viva, si è espressa a favore dell’obbligatorietà: «Il nostro Paese è all’avanguardia nella ricerca, possiamo dimostrare di esserlo anche nella generosità e nella cura reciproca. Il vaccino anti-Covid è il modo che abbiamo per continuare a prenderci cura degli altri e a proteggere le persone che amiamo», ha scritto in un post su Facebook, dove ha rilanciato la raccolta firme in corso.

Frenata dal presidente del Consiglio

A stimolare la netta presa di posizione dei renziani è stata la linea morbida manifestata, domenica scorsa, dal presidente del Consiglio Giuseppe Conte. «No, non ritengo debba essere reso obbligatorio ma sicuramente sarà messo a disposizione della popolazione», ha risposto il premier a una domanda sul tema, mentre era ospite a Ceglie Messapica di un evento organizzato da Affaritaliani.

E mentre all’interno della maggioranza la frattura sembra riguardare, al momento, solo Italia Viva, dall’altra parte dell’emiciclo parlamentare arriva il sostegno alla causa renziana della vicepresidente del gruppo Forza Italia al Senato, Licia Ronzulli: «Sono assolutamente favorevole all’obbligatorietà visto che si tratta di tutelare la salute pubblica – ha spiegato in una nota -. Grazie a campagne vaccinali obbligatorie oggi non abbiamo più poliomielite, vaiolo, difterite».

Dibattito anche nel mondo scientifico

Ma non sono soltanto la politica e la maggioranza a dividersi sul tema. Anche tra gli esperti i pareri non sono unanimi. «Sono d’accordo sull’obbligatorietà del vaccino anti-Covid, credo che la misura sia necessaria vista l’urgenza che avvertiamo tutti di arrivare all’obiettivo. Ma attenzione che non ci siano scorciatoie», ha avvertito il virologo dell’Università di Padova Andrea Crisanti, intervistato da Open.

Fabrizio Pregliasco, direttore sanitario dell’Irccs Galeazzi, raggiunto da Open ha definito l’obbligo vaccinale come «la soluzione tecnica migliore» se si vuole conseguire il risultato dell’immunità di gregge. Anche se ha espresso la convinzione che, alla fine, si farà come con l’app Immuni: una semplice raccomandazione.

E per la non obbligatorietà potrebbe anche esprimersi, se interpellato in modo specifico sulla questione, il Comitato tecnico scientifico, all’interno del quale i pareri sembrerebbero procedere verso la direzione della non imposizione.

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