Chi è Kim Yo-jong, la sorella di Kim Jong-un: nuovo volto del regime di Pyongyang

Con il dittatore nordcoreano dato per malato e in condizioni gravi, la sorella minore torna a essere indicata come suo possibile successore

Giovane e belligerante. Ancora più del fratello, il leader coreano Kim Jong-un, sparito nuovamente di scena e dato per malato dalla stampa sudcoreana. Secondo il Korea Herald, un quotidiano di Seul, Kim Jong-un sarebbe in coma e così l’onere e l’onore di guidare la Repubblica Popolare della Corea del Nord toccherebbe alla sorella, Kim Yo-jong. Era avvenuto già ad aprile quando del leader nordcoreano si erano perse le tracce e si rincorrevano voci di un possibile intervento chirurgico d’urgenza, voci messe a tacere dal suo ritorno un mese dopo. Anche questa volta potrebbe andare così, ma nel frattempo il mondo torna ad interrogarsi sull’identità e il carattere della temutissima sorella, nuovo volto del regime.


Cosa sappiamo del passato della sorella minore di Kim Jong-un

Sono molti i punti interrogativi sul suo conto, a partire dall’età, che dovrebbe essere di qualche anno inferiore a quella del fratello 36enne, ma su cui non si hanno informazioni certe. Giovane, ma non inesperta, Kim Yo-jong in passato ha occupato posizioni di responsabilità, come quella di capo del Dipartimento di organizzazione e orientamento, in cui vengono prese molte decisioni chiave in merito al personale burocratico, militare e politico del Paese. Nel corso degli anni ha svolto in modo informale il ruolo di portavoce del fratello, capo del personale e consigliera per la sicurezza nazionale. In seguito è stata nominata direttrice del dipartimento che si occupa dei rapporti con la Corea del Sud.


Non una posizione di poco conto visto l’inimicizia che corre tra i due Paesi da quando la penisola fu divisa in due nel 1945. In passato Kim Yo-jong ha anche indossato le vesti di diplomatica, accompagnando suo fratello durante gli storici incontri avvenuti con il presidente sudcoreano Moon Jae-in, che avevano segnato un’improvvisa tregua nel conflitto tra i due Paesi. Ma Kim Yo-jong si è fatta conoscere anche per alcune uscite e atteggiamenti per nulla diplomatici.

Quando a inizio giugno alcuni attivisti per i diritti umani in Corea del Sud avevano mandato dei palloncini carichi di propaganda anti Pyongyang oltre confine, Kim Yo-jong li aveva definiti «feccia umana» e «cani bastardi». Non solo, aveva minacciato di distruggere l’ufficio di collegamento stabilito a Kaesong, creato nel 2018 in fase distensione diplomatica tra i due Paesi proprio per facilitare la comunicazione tra Nord e Sud. A distanza di pochi giorni è andata proprio così: l’ufficio di collegamento è stato distrutto.

Già a marzo, in occasione del suo primo comunicato formale, aveva ridicolizzato il presidente Moon definendolo «mentalmente difettoso» e un «cane intimorito», una figura retorica che evidentemente ricorre con una certa frequenza nel suo linguaggio. Se la sua nomina dovesse essere ufficializzata, avverrebbe in un momento difficile per il regime: nei giorni scorsi, in una mossa insolita, il governo ha ammesso di aver fallito nel suo piano di trasformare la Corea del Nord in un grande Paese socialista entro il 2020 e ha annunciato un nuovo congresso a gennaio per discutere di come rilanciare l’economia, in difficoltà tra le sanzioni e l’epidemia di Coronavirus.

Ad ogni modo, l’aggressività e l’ostentazione bellica, caratteristiche tipiche della dinastia che guida la Corea del Nord dalla sua fondazione, sembrano appartenere a Kim Yo-jong tanto quanto appartengono – o appartenevano, chissà – a suo fratello. Difficile immaginare che possano venire meno nel momento in cui dovesse essere incoronata la prima donna alla guida della potenza nucleare.

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