Scuola, allarme dei medici di base: «C’è una quota preoccupante di docenti che si rifiuta di fare il test» – L’intervista

La macchina organizzativa è sicuramente in ritardo, ma a mettere in allarme i medici è la percentuale di insegnanti che si sottrae allo screening. Ne abbiamo parlato con il vicesegretario della Fimmg Domenico Crisarà

Sono partiti da 48 ore e già sorgono le prime preoccupazioni. Le attività di screening per gli insegnanti – stabilite dall’Istituto Superiore di Sanità per il rientro a scuola – non stanno funzionando come dovrebbero. A inizio settimana, 24 agosto, il medico di medicina generale e vicesegretario della Federazione di categoria Fimmg Domenico Crisarà aveva denunciato i ritardi delle aziende sanitarie territoriali nel rifornire gli studi dei kit. A preoccuparlo ancora di più, però, è il fatto che molti dei docenti si rifiutano di fare i test sierologici sul Coronavirus prima di tornare in classe.


«C’è una quota non indifferente di docenti che rifiuta il check», ha spiegato a Open. Stando alle linee guida del rientro, il personale delle scuole è invitato (non obbligato) a sottoporsi ai test per fornire un quadro agli Istituti e alle Asl già una settimana prima delle riaperture, fissate in linea di massima per il 14 settembre.


Lo studio di Crisarà, che opera in Veneto, sta facendo aperture straordinarie dedicate unicamente all’attività di screening per i docenti. Gli insegnanti vengono chiamati direttamente a casa per fissare l’appuntamento. «Non che mi aspettassi grande entusiasmo – ha detto – ma nemmeno che un terzo degli insegnanti si rifiutasse. E non mi sembra normale che una categoria come quella dei docenti, che dovrebbe essere intellettualmente superiore, non si renda conto che così facendo si ledono dei diritti costituzionali fondamentali della Costituzione, come quello alla salute e all’istruzione».

Motivazioni e rischi

Secondo il medico, se si continuano a ignorare le indicazioni dell’Iss, non ci vorrà molto prima che le classi o le scuole siano costrette a chiudere di nuovo. «Non possiamo permetterci di tornare alla didattica a distanza – ha aggiunto – perché è un sistema classista che lascia fuori chi non ha computer sufficienti o una connessione internet adeguata. Fare la propria parte è un dovere morale».

Ma perché gli insegnanti si rifiutano di fare i test? «Per lo stesso motivo per cui folle di persone si sono ammassate nei locali di Briatore o nelle mete vacanziere», ha detto il medico. «La gente crede che il virus sia acqua passata, oppure che se mai si infetteranno non sarà poi niente di così grave. Certo che il governo avrebbe dovuto evitare le riaperture incondizionate, ma quello che manca davvero ai cittadini è una coscienza di comunità».

Per quanto riguarda i ritardi sulla fornitura dei kit per gli screening agli studi medici (che comprendono la ‘saponetta’, il reagente, il capillare e il pungidito), la Protezione Civile e la gestione di Domenico Arcuri c’entrano poco: «Alle Regioni è arrivato tutto il materiale. Il problema – ha sottolineato Crisarà – è che le aziende sanitarie non si sono organizzate bene. E in un momento così delicato non possiamo accettare una disorganizzazione del genere».

Foto copertina: ANSA/ MATTEO CORNER | Test sierologici agli insegnanti, Milano, 25 agosto 2020

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