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Decreto Covid, il governo mette la fiducia. L’opposizione: «Maggioranza ai titoli di coda»

01 Settembre 2020 - 20:58 Angela Gennaro
Circa 50 deputati del M5s avevano sottoscritto un emendamento per togliere la norma che modifica il regolamento dei Servizi segreti

Il governo pone la fiducia sul decreto Covid, in discussione in queste ore alla Camera dei Deputati: lo ha annunciato oggi, 1 settembre, in aula il ministro per i Rapporti con il Parlamento Federico D’Incà. La conferenza dei capigruppo ha poi deciso che la votazione sulla fiducia avrà inizio domani alle 15,30. Le relative dichiarazioni di voto partiranno alle 14. Si tratta del decreto sulle misure urgenti per la scadenza della dichiarazione di emergenza da Coronavirus: lo stato di emergenza (dichiarato il 31 gennaio scorso) verrà prorogato fino al 15 ottobre. Una fiducia che sembra essere il prodotto di una spaccatura all’interno della maggioranza.

L’emendamento grillino contro la norma sui Servizi

Circa 50 deputati del Movimento 5 Stelle avevano sottoscritto un emendamento per sopprimere la norma, contenuta del dl Covid, che modifica la legge sui servizi segreti risalente al 2007, prevedendo una proroga di quattro anni per gli attuali vertici di Dis (il Dipartimento delle informazioni per la sicurezza), Aisi, cioè l’Agenzia informazioni e sicurezza interna, e l’Aise, ovvero l’Agenzia per la sicurezza esterna.

L’emendamento è firmato dalla deputata Francesca Dieni, e insieme a loro ci sono nomi noti come quelli di Marta Grande, Vittoria Baldino, Francesco Silvestri, Luigi Iovine, tutti i componenti della commissione Affari costituzionali e difesa di Montecitorio. Secondo quanto ricostruiscono le cronache si tratta di una norma che risulterebbe gradita al presidente del Consiglio Giuseppe Conte. L’emendamento dei cinquanta deputati grillini è visto come una mossa di attacco al premier che ha la delega ai Servizi.

È qui che l’esecutivo ha deciso di porre la fiducia sul decreto, forse nel timore che la mossa grillina trovasse l’appoggio della destra della parte dissidente dello stesso Movimento 5 Stelle. «L’ennesima fiducia del Governo Conte II oltre a esautorare le funzioni del Parlamento, tende a restringere la trasparenza sul nostro apparato d’intelligence», dice in una nota Alessandra Ermellino del M5S.

«La normativa che riguarda i Servizi, quindi la sicurezza nazionale, non riguarda alcuni o pochi ma tutti. Sono profondamente contrariata dal voto di fiducia e voglio che resti agli atti», commenta la prima firmataria Francesca Dieni. «Mettono la fiducia perché si stanno scannando», chiosa Matteo Salvini. Non c’era alcuna volontà ostruzionistica da parte delle opposizioni: siamo di fronte ad un decreto di pochi articoli con poco più di 30 emendamenti. La maggioranza è divisa perché il Movimento 5 Stelle ha contraddetto il Governo con un proprio emendamento», dice in una nota la capogruppo di Forza Italia alla Camera dei deputati Mariastella Gelmini.

«Ormai nella maggioranza volano gli stracci. Per non spaccarla, il Governo Conte si è visto costretto a buttare la palla in tribuna ponendo la questione di fiducia al decreto Covid ed evitare così il voto sull’emendamento – a firma M5S – sui servizi segreti. Democrazia parlamentare umiliata. Esecutivo giallorosso ai titoli di coda», dichiara il capogruppo della Lega alla Camera, Riccardo Molinari

Giovedì l’informativa di Speranza alla Camera

Slittano intanto a giovedì alle 17 le comunicazioni del ministro della Sanità Roberto Speranza sull’emergenza Covid. Sulle comunicazioni l’Aula dovrà votare delle risoluzioni. Il ministro farà il punto sulla situazione della pandemia a partire dal quadro internazionale, sull’andamento dei contagi, sulle iniziative messe in atto, sull’aumento dei tamponi, passati negli ultimi tempi da 70mila a 100mila al giorno. E poi in vista della riapertura delle scuole, sulle ultime raccomandazioni del Comitato Tecnico Scientifico sull’utilizzo delle mascherine in aula.

ANSA/MAURIZIO BRAMBATTI | Panoramica della Camera dei Deputati nel corso dell’esame del decreto sul sostegno al sistema creditizio del Mezzogiorno a Montecitorio, Roma, 21 gennaio 2020

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