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Referendum, cresce il numero dei convertiti al No: Berlusconi apre e c’è la prima manifestazione di piazza

01 Settembre 2020 - 16:01 Marco Assab
Tra posizioni granitiche e terreni molto più frastagliati, nelle ultime settimane si è animata la battaglia tra il fronte del Sì e quello del No al taglio dei parlamentari

Un paio di settimane fa abbiamo scoperto che sul taglio dei parlamentari esiste un fronte del No. Sebbene il risultato appaia scontato, con i sondaggi che fotografano un’ampia vittoria del Sì, a meno di un mese dalle urne c’è però, finalmente, un dibattito. Dentro e fuori i partiti, tra i movimenti, le associazioni e i giornali c’è chi prende posizione, allargando la schiera dei contrari al taglio lineare, slegato da una complessiva riforma istituzionale o almeno a un cambio della legge elettorale. Dopo il movimento delle Sardine ad alimentare il confronto è stata la Repubblica, che con un editoriale del direttore Maurizio Molinari si è schierata per il No. Fisiologico, a questo punto, domandarsi cosa fanno gli altri giornali con l’avvicinarsi del voto, ma soprattutto quale direzione sta prendendo la più grande testata italiana, ovvero il Corriere della Sera.

Qualche indizio c’è già nelle pagine pubblicate in questi giorni: «Faremo come abbiamo fatto in altre occasioni, informeremo molto completamente sulle diverse opzioni in campo – ha spiegato a Open il direttore del Corriere della Sera Luciano Fontana -. Naturalmente abbiamo editorialisti che la pensano diversamente sull’argomento. È una questione controversa». «La riduzione del numero dei parlamentari che, in linea assoluta, credo sia anche qualcosa di giusto, deve essere naturalmente completata da tutta una serie di riforme che solleciteremo, così da avere un nuovo assetto equilibrato. Ma lo faremo con lo spirito di accompagnare i lettori nella comprensione del pluralismo delle opinioni».

I partiti per il Sì

Sul fronte prettamente politico la riforma «porta il nome del M5s», come sottolineato dall’ex capo politico Luigi Di Maio su Facebook. Il Movimento, che da sempre ha fatto del taglio alle poltrone e ai costi della politica uno dei pilastri del proprio programma, è in prima linea per il Sì. «Il taglio del numero dei parlamentari – ha detto a Open il deputato pentastellato Francesco D’Uva – è una battaglia portata avanti dal M5s interpretando il bisogno diffuso di un meccanismo legislativo più efficiente e snello. Chi parla di populismo vuole negare l’evidenza di una riforma non solo giusta, ma anche calzante al momento storico che viviamo». Ma il consenso al taglio trova nell’emiciclo consensi trasversali.

Convintamente a favore anche Fratelli d’Italia, che però non risparmia qualche appunto: «Noi siamo stati sempre l’unica forza politica coerente nel sostenere il taglio dei parlamentari – ha spiegato a Sky TG24 il senatore Adolfo Urso -, anche se siamo pienamente consapevoli che siano ben altre le riforme costituzionali necessarie, a cominciare dal presidenzialismo e dalla differenziazione dei ruoli delle due Camere». Favorevole, a bassa intensità negli ultimi mesi, anche la Lega. La linea l’ha dettata, all’inizio dell’anno, Matteo Salvini: «Inviteremo tutti a votare per confermare il taglio dei parlamentari al referendum» ha detto il leader del Carroccio, sottolineando però che «se il popolo italiano lo confermerà, è evidente che il Parlamento sarà ulteriormente delegittimato».

La posizione frastagliata di Forza Italia

Meno solida la posizione di Forza Italia, dove sono chiaramente emerse sensibilità diverse sul tema. Silvio Berlusconi, ospite oggi di Agorà Estate, si è detto «molto perplesso». Per il leader azzurro il taglio «non si inquadra in una riforma complessiva del funzionamento delle istituzioni» e «avrà come probabile effetto una riduzione degli spazi di democrazia, con Regioni che non potranno essere rappresentate in Parlamento da parlamentari dei partiti della minoranza. Anche per questo io sto ancora riflettendo – ha confessato Berlusconi -, fermo restando naturalmente l’assoluta libertà di voto per i nostri militanti e per i nostri eletti». Due settimane fa Mariastella Gelmini, con un intervento su Il Foglio, sembrava aver schierato il partito sul fronte del Sì.

A margine del proprio intervento al Meeting di Rimini, la capogruppo forzista alla Camera spiegava che «Forza Italia è da sempre a favore del taglio del numero dei parlamentari, ma riscontriamo che la riforma targata 5Stelle non affronta il tema dell’efficientamento delle istituzioni. Toccherà al centrodestra occuparsene, una volta tornato al governo». Intanto a fare campagna per il No ci sono big come Renato Brunetta e Lucio Malan. Se vince il Sì «vincono il M5s e l’antipolitica, perdono il centrodestra e il centrosinistra insieme», ha osservato Brunetta in un’intervista a La Repubblica. Malan invece su Facebook, sfoderando l’hastag #IoVotoNO, ha evidenziato come «neppure Mussolini volle così pochi deputati. Ma Casaleggio sì».

L’incognita Pd

Qual è la linea ufficiale del principale alleato di governo del M5s? Il Partito democratico definirà lunedì 7 settembre la propria linea, nel corso della direzione che è stata convocata dal segretario Nicola Zingaretti . La posizione finora desunta da dichiarazioni e prese di posizione è più o meno la seguente: sì al taglio dei parlamentari se correlato a una nuova legge elettorale con impianto proporzionale, che garantisca rappresentatività. D’altronde c’era questo nell’accordo alla base della nascita del governo. Ma di nuova legge elettorale, finora, non se ne vede l’ombra. Il Germanicum è ancora al palo in Commissione Affari costituzionali.

Non sono mancate, nelle ultime settimane, le voci critiche dentro il partito. Tra queste quella dell’ex presidente Matteo Orfini: «Dopo tre voti contrari in Parlamento si votò favorevolmente sulla base di un accordo che prevedeva una nuova legge elettorale e dei correttivi costituzionali. Quell’accordo non è stato mantenuto. Quindi mi aspetto che il Pd voti No», ha detto a Open. «Chiaro che questa discussione va portata agli organismi dirigenti – ha continuato Orfini -, ed è già tardi. Personalmente credo che un taglio fuori da un contesto organico di riforma sia uno sfregio alla democrazia, che crea danni seri al principio di rappresentanza, agli equilibri dei poteri, all’impianto della nostra Costituzione».

I partiti sulla linea del no

«Noi siamo convintamente per il No». Raggiunto da Open il leader di Azione Carlo Calenda è lapidario: con questa riforma il Parlamento «risulterà molto meno efficiente in termini di rappresentanza, in particolare al Senato, ma anche in termini di funzionalità delle commissioni. Rimarrà il bicameralismo perfetto, ma i senatori saranno molti di meno per coprire il lavoro delle singole commissioni, e questo rende il lavoro più farraginoso. Sono favorevole al monocameralismo secco – ha spiegato Calenda-, costruendo però una Camera che abbia una rappresentanza larga e funzioni meglio». Contraria alla riforma anche Sinistra Italiana, che nella direzione del luglio scorso ha sottolineato come «il taglio della rappresentanza parlamentare è un errore, che in assenza di ulteriori correttivi rischia di compromettere gli equilibri costituzionali, oltre ad allontanare milioni di cittadini dal contatto con le istituzioni». La conclusione è il sostegno al No.

Sembrerebbe essere contraria anche Italia Viva, a giudicare dalle opinioni dei suoi esponenti, ma Matteo Renzi, che si è spesso sfilato dal dibattito, ha annunciato in una intervista a la Repubblica «libertà di voto». Concludendo la tre giorni della sua scuola politica, a Castrocaro, Renzi ha osservato come questa riforma «non è una svolta, è uno spot: taglia i parlamentari, ma lascia intatti i problemi del bicameralismo perfetto. Le istituzioni, così, non funzionano. I leader non guardano sul medio periodo». Un No secco invece arriva da +Europa: «Questa non è una riforma – ha detto il segretario Benedetto Della Vedova -. È un colpo di machete sulla rappresentanza democratica. Lo scalpo della democrazia parlamentare imposto dai 5stelle e subìto dal Pd, che non ha nemmeno il coraggio di presentarsi nelle tribune per spiegare perché ha cambiato idea». +Europa giusto oggi ha annunciato che sosterrà le iniziative del comitato NOstra, lanciato dalle Sardine, a favore del No: terranno una manifestazione nazionale il 12 settembre, mentre il gruppo parlamentare guidato da Emma Bonino, il 9 settembre, organizzerà una maratona oratoria.

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