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Coronavirus, i numeri in chiaro. Il virologo Maga: «Nelle scuole sarà determinante il controllo dei genitori per evitare contagi»

14 Settembre 2020 - 21:29 Valerio Berra
Anche se il numero dei contagi oggi è stato più basso che nei giorni scorsi, l'incidenza dell'epidemia in Italia è fissa al 3%. Il triplo rispetto all'inizio del mese di agosto, come spiega il virologo

Esito tampone: positivo. Per una classe della scuola elementare di Fosdinovo, in provincia di Massa, l’inizio del nuovo anno scolastico è durato circa 30 minuti. Giusto il tempo di entrare in aula e scoprire che una bambina aveva ricevuto, proprio nella mattina di oggi, il risultato del suo tampone. Niente sconti: tutti a casa in isolamento. La riapertura delle scuole ha segnato una nuova fase di convivenza con il Coronavirus, una fase che fra qualche settimana dovrebbe cominciare a mostrarsi anche nei dati dei nuovi contagi.

Nelle ultime 24 ore il numero di pazienti risultati positivi al virus è stato appena sopra i mille. Una cifra clemente rispetto agli scorsi giorni, quando oscillava attorno ai 1.500. Come spiega però il virologo Giovanni Maga, il numero dei nuovi contagi di oggi sarebbe stato lo stesso, se fosse stato lo stesso anche il numero dei tamponi.

Nella giornata di oggi abbiamo registrato circa mille nuovi contagi, circa un terzo in meno degli ultimi due giorni. È un buon segnale?

«Se guardiamo alla proporzione dei casi rispetto al numero dei tamponi non c’è una variazione. Questa diminuzione è dovuta solo al minor numero di tamponi: il segnale quindi non è molto positivo. Da ormai una settimana l’incidenza dell’infezione, il numero di individui positivi rispetto a quello delle persone esaminate, è in aumento. Ora siamo al 3% e questo valore è il triplo rispetto all’inizio del mese di agosto.

I numeri assoluti sono bassi ma la tendenza deve farci capire che c’è una circolazione attiva che continua a espandersi. C’è poi un dato importante sull’età. La mediana dei casi si è spostata da 30 a 35 anni e oltre il 20% dei nuovi casi riguarda persone con più di 50 anni. Vuol dire che il virus ha cominciato a circolare in ambito familiare: dalla fascia giovane l’infezione sta passando a persone con età più elevata. Questo si riflette anche nel numero dei ricoveri e in quello delle terapie intensive. Non abbiamo una situazione preoccupante dal punto di vista sanitario ma adesso abbiamo di fronte la sfida della riaperture delle scuole e delle attività lavorative».

Quando cominceremo a vedere gli effetti del ritorno a scuola sul numero dei contagi?

«Il tempo medio che si calcola è sempre di due settimane: cioè il tempo massimo di incubazione in cui si manifestano i sintomi. Già in ottobre, forse dopo la metà del mese, si potrà avere un quadro significativo su quanto la riapertura delle scuole abbia inciso sulla diffusione dell’infezione. Ci aspettiamo ora anche l’inizio della stagione influenzale, con un aumento delle sintomatologie che farà scattare le misure di sicurezza.

Con questo quadro davanti è importante che gli studenti e le famiglie continuino a rispettare i tre principi di sicurezza: mascherine, distanziamento e igiene delle mani. Certo, come sappiamo non sempre nella nostra ediliza scolastica è possibile mantenere il distanziamento degli alunni. Tutto questo deve responsabilizzare i genitori: sarà fondamentale la misurazione della temperatura dei ragazzi e il controllo dei sintomi».

Ad oggi la regione con il numero più alto di nuovi contagi è il Lazio, appena sopra a Lombardia e Emilia-Romagna. Come si sta diffondendo il virus?

«La distribuzione è su tutto il territorio nazionale. Ci sono però delle regioni che possono rappresentare focolai più intensi, non solo perchè sono più popolose ma anche perchè si concentrano più attività. Sembra che i contagi stiano seguendo questi due fattori. Ora però è importante che le regioni ragionino in modo globale, alcune avranno una circolazione minore ma questo non deve portare alla rilassatezza delle misure per evitare il contagio».

Oggi il direttore generale dell’Oms Tedros Adhanom Ghebreyesus ha dichiarato che in Europa il numero medio giornaliero di casi è superiore a quello del primo picco di marzo.

«In media possiamo dire che c’è una ricerca più attiva dei pazienti positivi rispetto alle prime fasi dell’epidemia. Abbiamo la capacità di trovare prima i nuovi contagi. La considerazione che ne esce comunque è che c’è una circolazione molto intensa del virus. Il fatto che nel nostro Paese la situazione sia controllabile, non ci deve far dimenticare che siamo immersi in un contesto in cui il virus circola in maniera attiva».

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