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Regionali, nella pancia della Puglia dove Emiliano rischia e Laricchia è «Antonella»: il voto disgiunto sembra lontano

21 Settembre 2020 - 09:36 Felice Florio
Il consenso per la candidata grillina si espande nei piccoli paesi di campagna. Forse il numero di elettori di questi centri non sarà sufficiente per far vincere Laricchia, ma potrebbe far perdere Emiliano

Nella Puglia profonda, quella poco battuta dai flussi turistici e nella quale l’unico mare visibile è quello verde degli uliveti, il vento sembra soffiare in direzione contraria rispetto a Bari. La città simbolo del potere di Michele Emiliano, dove il governatore uscente è stato sindaco per dieci anni, prima di diventare presidente della Regione, non dovrebbe voltare le spalle al magistrato antimafia. La sua influenza ha trovato nuovo vigore nel capoluogo anche grazie all’appoggio del sindaco Antonio Decaro, tra i più popolari d’Italia.

I guai, appunto, potrebbero arrivare dai paesini che costellano l’entroterra pugliese, dove i tempi dell’agricoltura scandiscono le stagioni e “movida” è un termine estraneo ai più. A mezz’ora da Bari, nel comune di Adelfia, l’aria di cambiamento si respira di prima mattina. Il giorno del voto, domenica 20 settembre, via Vittorio Veneto è attraversata da tantissima gente. Complice il bel tempo, il voto qui è particolarmente sentito perché tutti conoscono «Antonella». Tutti sanno dove abita, «la traversa dopo la scuola Aldo Moro», tutti conoscono Laricchia, nata e cresciuta ad Adelfia.

Non mancano le persone sedute fuori dai comitati di Lega e Fratelli d’Italia. Anche le sedie di plastica bianca davanti alla sede del Partito democratico sono tutte occupate. Nei discorsi dei passanti, però, c’è sempre il suo nome: quello della candidata del Movimento 5 stelle che, comunque andrà la tornata elettorale, dovrebbe consegnare ai grillini il risultato migliore alle regionali di quest’anno. Tanto più successo avrà Laricchia nelle urne, tanto più Emiliano rischia di perdere la sua regione. Mors tua, vita mea.

I risultati dei due candidati sono inscindibili: ironia della sorte, visto che Laricchia ha rifiutato fermamente qualsiasi accordo con il presidente uscente. Le colonnine del consenso si muovono in maniera inversamente proporzionale e a trarne maggior vantaggio dovrebbe essere proprio Raffaele Fitto, il candidato del centrodestra. Ma il Movimento ha preferito rifiutare qualsiasi strategia politica in Puglia, opponendosi fino all’ultimo comizio al voto disgiunto. Per Laricchia sono scesi nel tacco dello Stivale tutti i big del partito: Di Maio, Crimi, ministri e sottosegretari, persino il redivivo Alessandro Di Battista.

Ad Adelfia, città vocata alla viticoltura e agli onnipresenti ulivi, le tattiche politiche interessano poco. Si fidano di “Antonella”, che nei paesini, dai Monti Dauni fino al Salento delle strade sterrate, ha concentrato i suoi massimi sforzi elettorali. Certo, ha parlato dai palchi di tutte le grandi città, persino nella Taranto delusa per l’inconcludente battaglia grillina sull’Ilva, ma è nei piccoli centri lontani dal mare che si è rivelato l’entusiasmo sincero per Laricchia. «Non posso dire di essere sicuro al cento percento, ma secondo me ce la farà: ho visto la fiducia sincera delle persone in lei».

Il grillino ex Pd: «Laricchia ha fatto bene a essere intransigente»

A parlare è De Nicolò Stefano, 59enne che ad Adelfia è nato e cresciuto. Un tempo votava centrosinistra, ma da quando i 5 Stelle sono approdati nella regione, ha cominciato a seguire con costanza la loro attività politica. Sono tanti, in Puglia, che hanno alternato il proprio voto tra centrosinistra e 5 stelle, per questo rischia più Emiliano di Fitto. Il centrodestra, in Puglia, ha una visione troppo distante per confondersi con le altre forze politiche, tanto sulla Tap quanto sulla deindustrializzazione. «Non ci si poteva alleare con Emiliano – continua De Nicolò – Laricchia ha fatto bene a essere intransigente e a non accettare nessuna delle proposte che ha ricevuto».

«Emiliano è il male perché, già cinque anni fa, è stato eletto grazie ai voti della malavita barese – gli fa eco un altro sostenitore di Laricchia, Domenico Campagna, anche lui 59enne -. Ci sono due sentenze del tribunale che attestano che un candidato della sua lista ha pescato voti in contesti di illegalità. Emiliano non ha mai preso le distanze da questa persona». Il consenso per la candidata grillina, nella provincia barese che si distende verso la Murgia, è corroborato dalla delusione per gli altri candidati. Da Fitto, passando per Vendola, fino a Emiliano, sembra che i presidenti dell’ultimo ventennio abbiano impresso un lento declino alla sanità e al lavoro agricolo di questa zona.

Almeno così raccontano gli elettori di Laricchia fuori dai seggi. «Un’amministrazione che non aveva un assessore all’agricoltura, un’amministrazione che non aveva un assessore alla sanità. Per fare Gargamella – afferma Giambattista, riferendosi a Emiliano – bisogna circondarsi di puffi: ha costruito una squadra di governo di basso livello che rispondeva alle logiche di personalismi, non di interesse dei cittadini».

Giambattista Capitanio, 42enne, ne ha anche per il candidato di centrodestra: «Ricordo bene Fitto: ha fatto una bella operazione con i derivati per cui c’è un contenzioso con la Regione stessa. I problemi nella sanità, poi, sono iniziati con il suo scellerato piano di tagli. Bisogna avere coraggio a candidarsi dopo tutto ciò».

Capitanio giustifica le sconfitte nelle battaglie identitarie dei grillini in Puglia: «Sulla Tap e sull’Ilva il Movimento 5 stelle ha fatto il possibile: c’è un retaggio sulla gestione di questi dossier che ci portiamo dietro da anni, forse decenni». Ma le previsioni che arrivano da Taranto sono fosche per Laricchia: il suo risultato nel capoluogo ionico sarà ben lontano da quel 50% sfiorato dai 5 stelle nel 2018. E anche dall’altro lato del Salento, sull’Adriatico, è improbabile il miracolo grillino: queste sono le terre di Fitto e in quel territorio, spesso in contrasto con le politiche Bari-centriche di Emiliano, il centrodestra dovrebbe fare incetta di voti.

Un’elettrice sta camminando sulla via principale di Adelfia. Ha appena votato e adesso torna a casa per preparare il pranzo della domenica: «Laricchia. Mi sono stancata delle promesse mai mantenute degli altri politici. Sono venuti a fare la passerella elettorale le scorse settimane, poi per i prossimi cinque anni scompariranno e ci lasceranno con i problemi di sempre».

La signora cita un lungo elenco di comuni dove, secondo lei, la candidata grillina riuscirà a prendere parecchi voti: Sannicandro, Cassano, Triggiano, Valenzano, Casamassima. «Queste sono terre che dipendono dall’agricoltura. L’Arif doveva essere la soluzione per i problemi dei contadini, invece è diventata l’azienda pubblica dove infornare precari per dar loro, senza criterio, un posto di lavoro».

L’Arif è un ente della regione per gli interventi in ambito forestale e irriguo. Istituto durante l’amministrazione di Nichi Vendola, in queste zone è considerato l’ennesima azienda pubblica per dare lavoro “agli amici di”. «Noi viviamo della nostra uva Regina e dell’olio extravergine. Avere un ente che dovrebbe garantire i servizi di irrigazione pieno di debiti e inefficiente ammazza l’economia dell’entroterra. Più i conti dell’Arif vanno in rosso, più costa l’acqua per i contadini: non sapete quante volte è stata interrotta l’erogazione di acqua nei nostri campi».

Nelle campagne, dalla Daunia al Salento, fibrilla il consenso per Laricchia. Forse la popolazione di questi paesini, lontanissimi per connotazione socio-economica dalle grandi città e dalle località turistiche costiere, non sarà sufficiente per vincere le elezioni a Laricchia. Ma potrebbe far perdere Emiliano.

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