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Quella cattedra vinta dalla prof di Suarez segnalata dall’Osservatorio sui concorsi universitari

23 Settembre 2020 - 13:14 Giada Ferraglioni
Spina è tra i nomi che compaiono nelle indagini sul caso Suarez. Ed è anche tra i protagonisti di un concorso segnalato come «sospetto»

La vicenda intorno all’esame sostenuto da Luis Suarez, il centravanti del Barcellona, per ottenere la cittadinanza italiana ha puntato i fari su alcuni nomi dell’Università per Stranieri di Perugia. Tra le persone intercettate dalle autorità c’è Stefania Spina, la docente che lo ha accompagnato all’esame, nonché autrice del tweet che ha attirato l’attenzione mediatica sul caso. Secondo le prime ricostruzioni, Spina è diventata ordinaria in Ateneo lo scorso agosto, dopo aver vinto un concorso bandito a febbraio e segnalato dall’Osservatorio indipendente dei concorsi universitari (OICU) per irregolarità.

Oltre ad essere ordinaria di Glottologia e linguistica, Spina è anche a capo del Centro per la Valutazione e la Certificazione Linguistica (CVCL), attualmente al centro del ciclone per la prova che si presume essere stata truccata dal calciatore. Prima di lei, a ricoprire il ruolo di direttrice c’era l’attuale rettrice Giuliana Grego Bolli. Proprio alla rettrice – e al Direttore del Dipartimento Daniele Piccini – erano state inviate le lettere dall’Osservatorio in merito ai bandi di 3 concorsi: uno per Glottologia e linguistica, uno per Scienza Politica e uno per Letteratura italiana. La segnalazione non andò a buon fine: la rettrice respinse le accuse e il concorso venne comunque fatto.

Quali erano le irregolarità

«Abbiamo avuto segnalazioni da più persone», spiega il professore dell’Università di Ferrara Paolo Trovato, membro dell’Osservatorio. «Dai candidati, dai partecipanti ai concorsi, a volte terrorizzati di finire in mezzo ai guai. Le questioni erano due: da una parte ci si chiedeva come fosse possibile che un’Università in deficit assumesse ordinari in tempi lampo. La seconda era che i bandi erano profilati».

La prima questione riguarda l’inchiesta ampia in cui si inseriscono le ricerche della Procura di Perugia sull’Università. Secondo le indagini ci sarebbero 3 milioni di buco nel bilancio segnalati dai revisori dei conti, derivanti da iscrizioni mai riscosse di alcuni studenti dei corsi Marco Polo Turandot. L’indagine viene chiamata in gergo “l’inchiesta dei cinesi”, perché riguarda persone provenienti dalla Cina e fa riferimento a degli sconti che l’Ateneo aveva accordato a delle associazioni cinesi per i loro studenti.

La seconda riguarda invece la profilazione del bando, non consentita dal 2010. In breve, la platea di concorso di un bando deve essere indicata solo attraverso il settore disciplinare di riferimento – per evitare bandi cuciti sulle singole persone. Nel caso di Perugia, si trattava di «un caso molto profilato».

«C’è il modo di aggirare questa disposizione con dei trucchi», spiega Trovato. «Basta approfittare di altri angolini del bando per specificare di cosa dovrà occuparsi il candidato». La risposta data dalla Rettrice Grego Bolla era andata proprio in quel senso: non si trattava di profilature ma di descrizione dei compiti.

Perché un’Università in deficit fa concorsi per ordinari

Le indagini sono ancora in corso, riprese da Raffaele Cantone, ex capo dell’Anticorruzione e ora alle redini della Procura di Perugia. In linea generale – e non strettamente legata al caso dell’Università per stranieri, di cui non si hanno ancora carte sufficienti – se un Ateneo in difficoltà economica bandisce dei concorsi, vuol dire – secondo Trovato – che «fino dalla progettazione si sta già pensando di far vincere gli interni».

Non sappiamo ancora nulla in merito al caso di Perugia – spiega Trovato – ma in assoluto il problema è semplice: se vince un ordinario esterno, allora vuol dire che devo pagare sia il mio vecchio associato, ché non lo posso licenziare facilmente, sia un nuovo docente (molto più costoso). Se invece vince un associato interno, allora dovrò pagare solo un 30% in più».

Secondo il docente, parlare del dramma della ricerca universitaria (legato anche ai fondi che scarseggiano) solo nei termini di Suarez, rischia di far cadere il tutto nel «folkore». La questione è molto più seria e molto più ampia: se si guarda a uno studio pubblicato dalla rivista The Lancet dedicato ai concorsi di medicina in Toscana – dal titolo Asphyxia of Italian academia in medicine and political deference – si legge come negli ultimi 8 anni siano stati banditi 221 concorsi. Di questi, il 94% è stato vinto da interni.

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