Didattica a distanza, ancora braccio di ferro governo-Regioni. Gli scienziati del Cts aprono. Pregliasco: «Misura adeguata contro i contagi»

di Chiara Piselli

Il direttore sanitario del Galeazzi di Milano appoggia la chiusura delle scuole per le ultime classi delle superiori. Ma il governo resta irremovibile

Sposa la linea delle Regioni il virologo Fabrizio Pregliasco, a proposito della didattica a distanza, quando dice che «la situazione dei trasporti rappresenta un potenziale pericolo. Visti i numeri a cui stiamo assistendo e la tendenza della curva in salita, potrebbe essere una misura adeguata contro i contagi da Coronavirus», come ha spiegato all’Agi. Il direttore sanitario del Galeazzi di Milano appoggia la chiusura delle scuole per le ultime classi delle superiori, e dunque per gli studenti che hanno più dimestichezza con i linguaggi digitali e la didattica a distanza. In questo modo, concorda Pregliasco, si riuscirebbe «a snellire la presenza di alunni sui trasporti e a limitare i contagi almeno nei veicoli pubblici, che attualmente rappresentano una realtà a rischio».


L’ipotesi, avanzata ieri dal presidente del Veneto Luca Zaia e condivisa da diversi altri governatori, ha incontrato nella tarda serata – prima della firma del nuovo Dpcm – la contrarietà netta dei membri del governo. A partire dal premier Giuseppe Conte secondo il quale «non c’erano e non ci sono ora i presupposti per la didattica a distanza». Anche perché «per la scuola abbiamo fatto tanti sacrifici in termini di investimento di risorse e impegno», insiste oggi Conte nel tentativo di provare ad abbassare quel livello acuto di tensione governo – Regioni esploso con il «no» alla proposta, rilanciata anche dal presidente della Conferenza delle Regioni Stefano Bonaccini.


«Abbiamo fatto tanti sacrifici – ribadisce Conte – per consentire ai ragazzi di tornare a scuola in condizioni di sicurezza perché in una situazione di difficoltà abbiamo pensato che la scuola dovesse essere un asset privilegiato da tutelare». Ma Zaia rilancia invece la sua proposta perché «la didattica a distanza toglierebbe tanta pressione sulla contabilità dei trasporti». «Prima di chiudere tutto – afferma il governatore del Veneto – forse si potrebbe esser pronti ad alternare casa-scuola senza togliere a nessuno la possibilità di seguire le lezioni».

E oggi nel corso del vertice del Comitato tecnico scientifico in Regione Lombardia ne hanno discusso anche gli scienziati, mostrando apertura rispetto all’ipotesi, riferita almeno alle ultime classi delle superiori. «Qualunque misura adottata in questi giorni mostrerà i suoi effetti nelle prossime settimane per cui in questa fase dobbiamo procedere gradualmente – mette in guardia il virologo -. La situazione sta tendendo verso il peggio, per cui è necessario stabilire un piano di interventi proporzionali e mirati che permettono di contenere la pandemia».

Ecco perché secondo il direttore del Galeazzi,in questa fase in cui è fondamentale rintracciare tempestivamente i focolai, è importante valutare un’ipotesi come quella della didattica a distanza sostenuta dalle Regioni. «Per i ragazzi più grandi potrebbe rappresentare una misura adeguata – conclude Pregliasco – ma vedremo nelle prossime settimane se sarà sufficiente ad arginare i nuovi contagi. Ad ogni modo dobbiamo procedere con cautela e consapevolezza».

Nel mondo della scuola, neanche a dirlo, totalmente contrari i dirigenti scolastici e il ministero dell’Istruzione. «Spiace che qualcuno pensi che studenti e studentesse possano essere sacrificabili – è il pensiero della ministra Lucia Azzolina -. La scuola ha dato tanto, abbiamo lavorato tutta l’estate per riportare gli studenti in presenza». E per i presidi non è pensabile sostituire la didattica in presenza con quella a distanza a causa dei problemi del trasporto pubblico.

«La didattica digitale integrata è e rimane un valido strumento, dimostratosi indispensabile nei mesi del lockdown – precisa il presidente dell’Associazione nazionale presidi, Antonello Giannelli – da usare però in modo ragionato e circoscritto. Non possiamo pensare che diventi la soluzione per problemi per i quali si sarebbe potuto e dovuto cercare una soluzione nei mesi scorsi – conclude Giannelli -. Non si possono scaricare sul mondo della scuola problemi che vanno affrontati e risolti in altri contesti».

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