Usa 2020, Trump non concede ancora la vittoria: a che punto sono le sue battaglie legali?

di Cristin Cappelletti

Secondo i quotidiani americani. il presidente uscente porterà avanti le sue denunce di brogli per un altro mese

Sabato mattina, dopo quattro giorni di scrutini, Joe Biden è stato eletto 46esimo presidente degli Stati Uniti d’America. Donald Trump non ha ancora concesso la vittoria al democratico e, secondo ultimi fonti citate dal quotidiano americano Axios, è probabile che l’oramai presidente uscente trascinerà la battaglia legale per un mese. Mentre nel suo entourage repubblicano c’è chi timidamente, come il genero Jared Kushner, sta provando a convincerlo che è il momento di fare un passo indietro e accettare il risultato, il presidente ha aperto cause in cinque Stati chiave. Gli analisti americani avvertono però che la strada intrapresa da Trump è un vicolo cieco.


Un’incaricata dell’amministrazione di Donald Trump ha rifiutato di inviare una lettera che consentirebbe al team di transizione del presidente eletto Joe Biden di iniziare formalmente il suo lavoro questa settimana. Si tratterebbe del primo ritardo nella transizione della storia moderna fatta eccezione per il 2000, quando la Corte Suprema decise a dicembre la controversia sul riconteggio tra Al Gore e George W. Bush.


Sia la Cnn, sia il New York Times hanno assegnato a Biden 279 elettori, dopo il margine guadagnato in Pennsylvania e Nevada. Nonostante i 16mila voti in più, rimane comunque ancora in bilico il conteggio in Arizona e in Georgia, da cui dipende la vittoria di 11 e 16 grandi elettori. Ed è proprio in questi Stati chiave, ma dove le proiezioni sono a favore di Biden, che lo staff del presidente ha presentato una dozzina di cause.

Pennsylvania

In Pennsylvania, lo scorso 6 novembre, il partito repubblicano ha chiesto alla Corte Suprema di bloccare i voti arrivati dopo il 3 novembre. Il giudice della Corte Suprema Samuel Alito ha accettato, il 7 novembre, la richiesta e ordinato di separare, e contare a parte, tutte le schede ricevute dopo l’Election Day. Giovedì, invece, una corte d’appello del tribunale di Philadelphia ha annullato la precedente sentenza, e consentito agli osservatori elettorali repubblicani di guardare, da una distanza di circa due metri, il conteggio delle schede elettorali.

Secondo il presidente uscente, però, quel modo di osservare i conteggi non è comunque legale. «Ci hanno impedito di osservare il conteggio dei voti. Impensabile e illegale in questo Paese», ha scritto ieri, 9 novembre, su Twitter. Perciò dalla campagna di Trump è partita una causa contro il segretario di Stato della Pennsylvania, Kathy Boockvar, accusandola di aver permesso un sistema di conteggio meno rigoroso per i voti postali rispetto a quelli espressi di persona. Un «doppio standard», dicono dallo staff repubblicano, che rappresenta «una violazione costituzionale».

Michigan e Georgia

In Michigan, uno di quegli Stati chiave del Midwest riconquistati dopo la sconfitta di Hillary Clinton nel 2016, Trump ha provato a bloccare il conteggio dei voti, ma la richiesta è stata negata. Giovedì, un giudice ha respinto il ricorso. Mentre in Georgia, dove il margine di Biden è di +0.21, il riconteggio dei voti, secondo le leggi dello Stato, è automatico. Lo staff di Trump ha però presentato un ricorso per squalificare 53 schede elettorali che, secondo un osservatore nella contea di Chatham, sarebbero arrivate dopo la scadenza delle 19 del giorno dell’elezione. Un giudice di una “corte Superiore” ha però già rigettato il ricorso sostenendo che «non c’è alcuna evidenza».

Nevada

Nella conte di Clark, in Nevada, uno Stato che con i suoi elettori ha allungato la vittoria di Biden su Trump, due repubblicani candidati al Congresso hanno presentato un ricorso per “irregolarità”. Un giudice federale ha però respinto la causa dichiarando che «se fossero tornati con evidenze», avrebbe riconsiderato il caso. Sempre in Nevada, l’amministrazione Trump ha annunciato che farà ricorso per annullare 10mila schede che sarebbero state presentate da persone che non risiedono più nello Stato. Anche per il Nevada ieri il presidente ha avuto parole durissime, parlando addirittura di fogna di voti falsi

Arizona

In poche ore dalla chiusura dei seggi, sui social ha preso piede quello che è stato ribattezzato sharpiegate. Ovvero accuse dirette alle autorità della conte di Maricopa dove, secondo i sostenitori di Trump, i pennarelli Sharpie forniti agli elettori erano cancellabili e che quindi hanno inficiato sulla registrazione di migliaia di voti. L’accusa è stata etichettata come falsa dalle autorità competenti, e intanto si attende una risposta dai giudici.

Gli Stati non assegnati

  • Arizona: 49,51% Biden – 48,99% Trump. Schede scrutinate: 99%. Vantaggio: +16,730 voti.
  • Georgia: 49,48% Biden – 48,27% Trump. Schede scrutinate: 99%. Vantaggio: +11,590 voti.
  • North Carolina: 50% Trump – Biden 48,7%. Schede scrutinate: 98%. Vantaggio: +75,154 voti.

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