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Garattini: «Dopo l’ok dell’Ema per me il vaccino è sicuro e lo farei. I dati? Deve pubblicarli chiari il governo»

04 Dicembre 2020 - 08:35 Maria Pia Mazza
Sui vaccini anti-Covid «molte contraddizioni nella comunità scientifica sono più apparenti che reali», spiega il fondatore dell’Istituto di ricerche farmacologiche “Mario Negri”

Tra annunci roboanti e successive polemiche quotidiane in tema di vaccini anti-Covid, e che vedono come principali protagonisti i membri della comunità scientifica italiana, c’è chi tenta di placare le acque, come il professor Silvio Garattini, 92 anni, medico e farmacologo e fondatore dell’Istituto di ricerche farmacologiche Mario Negri. Buona parte dello scontro (nonché delle incomprensioni) è incentrato per lo più sul fatto che manchino ancora i dati scientifici da parte delle case farmaceutiche, che – al momento – si sono limitate ad annunciare l’efficacia dei propri vaccini solo con sommarie percentuali di successo attraverso comunicati stampa.

Ma andando alla radice della questione, «molte contraddizioni nella comunità scientifica sono più apparenti che reali», spiega il professor Garattini in un’intervista a Il Fatto Quotidiano. Già, perché se da un lato è indubbio che sul Covid «in assoluto, ci sono ancora troppi interrogativi», e sui vaccini si hanno pochi dati, dall’altro è pur vero che esistono degli organismi preposti ad analizzare nel dettaglio tali dati nel dettaglio e a dare l’approvazione (o meno) per la messa sul mercato dei farmaci, in generale. È il caso dell’Ema, l’Agenzia europea per i medicinali, che – prima della distribuzione dei diversi vaccini nei vari Paesi degli Stati membri – dovrà dare il via libera.

«Una volta ricevuto il via libera da parte dell’Agenzia del Farmaco», prosegue il fondatore dell’Istituto Mario Negri, «per me il vaccino anti-Covid è sicuro e me lo farei somministrare eccome, perché avrei sufficienti garanzie per accettarlo». Questo, anche perché l’Ema una volta dato il via libera al vaccino, metterà a disposizione «le carte», vale a dire i dati scientifici. Una volta avvenuto ciò, starà ai governi dei singoli Paesi sensibilizzare al meglio l’opinione pubblica, «rilanciando i dati dei vari vaccini con campagne informative adeguate», anche perché «miliardi di persone in tutto il mondo stanno attendendo». 

Sul fronte vaccinale, semmai, il pericolo riguarda la disponibilità del vaccino su larga scala: «credo ci vorrà molto tempo e quindi sarebbe sbagliato far passare un messaggio di ritorno alla normalità perché tanto arrivano i vaccini», puntualizza il professor Garattini. «Mi auguro – prosegue il professore – che anche in Italia sia predisposta un’adeguata organizzazione, perché qui in Lombardia, appunto, siamo ancora in ballo con gli anti-influenzali e anche per farsi sottoporre a un tampone è un dramma e spesso un dramma a pagamento». Insomma, quel che spera il fondatore dell’Istituto “Mario Negri” è che l’Italia «non si muova all’ultimo momento» nella creazione di un solido e capillare piano vaccini, perché «sperando nell’improvvisazione sarà un disastro».

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