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Condannati alla terza ondata? Crisanti: «È una certezza». Gli spiragli da Capua e Galli: «Se non facciamo meglio dell’estate, è una promessa»

09 Dicembre 2020 - 10:22 Maria Pia Mazza
L’Italia sta per andare incontro a una terza ondata? Secondo molti esperti sì, ma la portata dipenderà da molti fattori, tra cui i comportamenti durante le feste di Natale

Dopo le festività natalizie, l’Italia dovrà far fronte a una terza ondata di Coronavirus? Un ampio fronte di esperti ne è praticamente certo. E lo dice all’unisono. A variare sono solo i toni e piccole variazioni sul tema, ma la sostanza non cambia. C’è chi la definisce «ripresa della seconda ondata», altri parlano di «terza ondata». Sta di fatto che si parla di un nuovo incremento dei contagi e di morti per Covid che, secondo le previsioni, dovrebbe avvenire tra la fine di dicembre e la fine di gennaio dell’anno nuovo, dopo una breve tregua durante le festività natalizie. Feste che però potrebbero catalizzare la diffusione del SARS-CoV-2, e i cui effetti si potranno valutare solo a distanza di 2-3 settimane (verso la metà di gennaio 2021, ndr), in base anche all’andamento dei test, dei sistemi di tracciamento e alla reattività e solidità del Sistema Sanitario Nazionale. 

Crisanti: «Non c’è bisogno di previsioni, la terza ondata è una certezza in queste condizioni»

Nessun margine di scamparla secondo il professor Andrea Crisanti, docente all’Università di Padova, che intervenendo durante la trasmissione L’Aria che tira, non ha lasciato molti margini su un nuovo aumento della curva e dei decessi: «Non c’è bisogno di previsioni, la terza ondata è una certezza in queste condizioni. Siamo in una situazione grave stabile e ci attende un inverno preoccupante». «Prima che il vaccino abbia effetto passeranno mesi – ha proseguito Crisanti – e ci attende un inverno preoccupante. L’Italia già solo alla fine della prossima settimana sarà il Paese con più morti in Europa. Non è qualcosa di cui essere orgogliosi».

L’unico iato che potrebbe essere sfruttato per ridurre i contagi potrebbe essere solo il Natale, quando le «scuole saranno chiuse e le fabbriche lavoreranno a ritmo ridotto». Ma anche allora ci sarà poco margine per rilassarsi, anche perché i numeri dei tamponi si stanno riducendo e si rischia di perdere ulteriore margine nel tracciamento, e di conseguenza nella cura dei soggetti positivi al SARS-CoV-2 e nell’interruzione della catena dei contagi.

Ricciardi: «I prossimi due mesi saranno terribili»

Il primo a lanciare l’allarme è stato il professor Walter Ricciardi, consigliere del ministero della Salute e docente di Igiene all’università Cattolica di Roma, che a margine del convegno promosso dall’Osservatorio malattie rare (Omar), relativo al (pesante) impatto della pandemia sulle cure e sui controlli di routine (spesso saltati per cause di forza maggiore) sulle persone affette da malattie rare. «Siamo ancora nel pieno della seconda ondata di Covid – ha dichiarato infatti il professor Ricciardi – e dicembre e gennaio saranno due mesi terribili per due motivi: per i problemi nell’accesso ai servizi e per le tante differenze a livello regionale».

Già perché «dopo anni di disinvestimenti – ha sottolineato il consigliere del ministro Speranza – quando ci siamo trovati a fronteggiare una grave pandemia è emerso che questa mancanza di risorse, e la diversa capacità gestionale delle Regioni ha reso difficile far fronte al virus in maniera efficiente».

Capua: «La terza ondata è naturale»

La professoressa Ilaria Capua, direttrice dell’UF One Health Center in Florida, è altresì certa di una terza ondata, ritenuta «naturale». Intervenendo a DiMartedì, la dottoressa Capua ha sottolineato come attualmente l’Italia si trovi in una «fase di stabilizzazione, con dati confortanti». Ma è proprio in questo momento che deve essere più chiaro che mai l’obiettivo di «tenere le persone fuori dagli ospedali, tentando di arrivare ad avere zero pazienti Covid nelle strutture ospedaliere». Già, perché la portata della terza ondata, si spera, «sarà attutita da quello che avremo imparato».

Ma il periodo invernale, sul fronte sanitario, è da sempre complesso per svariati motivi, a causa di patologie che insorgono e si acuiscono e che richiedono cure ospedaliere. Ed è proprio per questo motivo che gli sforzi devono andare con forza nella direzione di azzerare i pazienti positivi al virus nelle strutture ospedaliere. Certo è che «il virus continuerà a circolare, perché stiamo abbassando la curva ma non la stiamo azzerando». In tal senso il vaccino potrebbe essere d’aiuto: «Se arriviamo a vaccinare le fasce da proteggere prima dell’estate avremo fatto tantissimo», puntualizza la professoressa Capua. Ma nel mentre, è assolutamente vietato abbassare la guardia.

Galli: «La terza ondata più che una minaccia è una promessa»

Altrettanto certo di una terza ondata, ma più ottimista rispetto agli altri colleghi e colleghe è il professor Massimo Galli, primario del reparto malattie infettive dell’ospedale Sacco di Milano. «Con questo virus non si scende a trattative – ha affermato il primario del Sacco – se vogliamo tenerci fuori dai guai e arrivare a gestire la situazione fino a quando il vaccino non risolverà le cose, bisogna stare fuori dai guai». Questo, a detta del professor Galli, si traduce (anche, ma non solo) in un corretto comportamento da parte delle persone: «Se si va in un posto in cui c’è folla, non ci si deve sorprendere dell’assembramento: bisogna evitare di andarci. I cittadini devono fare la loro parte, anche se non sono d’accordo a scaricare tutto sui cittadini». Insomma, secondo il primario del Sacco, «è fondamentale non ripetere gli errori della scorsa estate, e cercare di fare del proprio meglio, altrimenti – chiosa – la terza ondata più che una minaccia è una promessa».

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