I manifesti Pro Vita contro la pillola abortiva rimossi o “reinterpretati” in tutta Italia – Le foto

di Redazione

Gli organizzatori della campagna hanno gridato al «vandalismo» e se la sono presa con «i guru della comunicazione “totalitaria-buonista”»

La nuova campagna della Onlus Pro Vita e Famiglia contro la pillola abortiva Ru486 non s’è attirata grandi simpatie nelle principali città italiane. L’iniziativa era partita nei giorni scorsi con l’affissione di manifesti che mostravano una donna caduta a terra perché avvelenata, come Biancaneve, dal morso dato a una mela, ancora stretta nella sua mano destra. Sopra l’immagine, la scritta: «Prenderesti mai del veleno? Stop alla pillola abortiva Ru486, mette a rischio la vita e la salute della donna e uccide il figlio nel grembo».


I manifesti sono apparsi a Milano, Verona, Roma e altre città, con l’obiettivo dichiarato di «risvegliare la conoscenza e le coscienze delle persone, perché non vengano raccontate falsità su questo farmaco tanto dannoso per le donne». Ma dopo una valanga di polemiche, sono stati o rimossi o “reinterpretati” da mano ignota, come documentano le foto postate sui social network dall’associazione Non una di meno, che al contrario aveva chiesto di fermare «le narrazioni tossiche antiabortiste».


Toni Brandi, presidente della Onlus Pro Vita e Famiglia, non l’ha presa bene e ha reagito così: «Gli intolleranti della tolleranza Lucarelli, Parenzo, Saviano chiedono la rimozione… e i teppisti eseguono. Hanno strappato e vandalizzato i manifesti della nostra campagna #dallapartedelledonne contro la pillola abortiva Ru486. D’altronde i guru della comunicazione “totalitaria-buonista”, antidemocratica ce l’hanno messa tutta a fomentare gli animi. Impariamo oggi che gli unici a poter parlare di questi temi sono loro. Siamo di fronte a una Nuova Inquisizione che si batte contro la libertà di espressione, garantita dalla nostra Costituzione».

La circolare del ministero sulla pillola Ru486

Per completezza d’informazione, occorre ricordare che in Italia una donna ha diritto a richiedere l’interruzione volontaria di gravidanza entro i primi 90 giorni di gestazione per motivi di salute, economici, sociali o familiari. Dal 1978 questo intervento è regolamentato dalla Legge 194/78, che descrive con chiarezza le procedure da seguire. Per quanto riguarda la pillola Ru486, il ministero della Salute ha recentemente emanato una circolare, che aggiorna le linee guida per un utilizzo corretto e sicuro.

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