Nuova fumata nera per la Cannabis light, bloccato (per ora) l’emendamento alla manovra. Magi di +Europa: «Pronto a ripresentarlo»

Durante l’esame delle proposte di modifica alla Manovra in commissione Bilancio alla Camera, l’emendamento proposto dal deputato è stato accantonato, nonostante il sostegno di una parte del Pd e dei 5 stelle. Regolamentare la filiera della canapa resta un tabù

Ancora una volta, una legge per regolamentare il settore della cannabis light in Italia si arena nelle stanze del Parlamento italiano. Oggi, 14 dicembre, è stata la commissione Bilancio alla Camera ad accantonare la discussione sull’emendamento alla legge di Bilancio presentato da Riccardo Magi. Il testo del deputato di +Europa, intitolato Misure a sostegno della filiera della canapa, aveva fatto insorgere le opposizioni: «Un vero e proprio blitz ideologico – l’ha definito Andrea Mandelli, il capogruppo di Forza Italia in commissione Bilancio -. L’accantonamento non basta: la proposta va respinta al mittente».


Una dichiarazione che fa il paio con quella di Mariastella Gelmini, che ha parlato di «pericolosa deriva». Fratelli d’Italia, in una nota, ha definito l’emendamento «dirimente ai fini del dialogo fra maggioranza e opposizione», mentre il leghista Claudio Borghi ha scritto su Twitter: «Oh, in ogni legge provano a infilarci dentro la cannabis». Ma la proposta deve fare i conti anche con le reticenze all’interno della stessa maggioranza. I membri del Partito democratico e di Italia Viva, sull’argomento, sono divisi.


Lo schieramento nella maggioranza

«Il Movimento 5 stelle è in larga parte favorevole, in passato avevamo anche presentato emendamenti simili assieme. Nel Partito democratico ci sono alcune resistenze e, da quello che mi risulta, i parlamentari di Italia Viva sono i più reticenti». A tracciare il quadro politico in cui l’emendamento sulla regolamentazione della filiera della canapa rischia di impantanarsi è proprio il proponente, Riccardo Magi. A Open, il deputato sottolinea «l’essenzialità di fare chiarezza in questo campo normativo».

«Ho ripresentato un emendamento che avevo già provato a far passare in passato. L’ultima volta abbiamo tentato di inserirlo nel decreto Rilancio, e ancora nella legge di Bilancio del 2020». Evidentemente, senza trovare le sponde giuste in Parlamento. «Eppure il quadro normativo rispetto alla cannabis light va definito subito: esiste già un mercato importante, nel nostro Paese, che vede impiegati oltre 10mila lavoratori». I quali, a causa dell’incertezza legislativa, vivono sotto la scure che la propria attività possa cessare da un momento all’altro.

Magi, da cosa deriva la preoccupazione degli attori del settore?

«Ci sono delle sentenze contrastanti, tra cui una delle sezioni unite della Cassazione, sulla vendita delle infiorescenze con basso contenuto di thc, quindi senza effetto drogante. Alcune attività hanno subito una persecuzione in certe città italiane, soprattutto quando c’era Salvini al governo. Con questo emendamento, si darebbe una certezza a migliaia di persone, a loro volta vittime dell’emergenza economica in corso».

C’è chi critica il fatto – cito – di voler inserire la legalizzazione della marijuana in una legge di Bilancio.

«Qui non c’entra nulla la legalizzazione della cannabis tout court, qui parliamo di salvare un settore che esiste già. C’è una forte strumentalizzazione da parte del centrodestra, ma anche dei problemi interni alla maggioranza nell’affrontare la questione in modo non ideologico. L’esecutivo, purtroppo, si fa scudo dell’opposizione e non si assume la responsabilità di aggiornare la normativa.

Cosa dovrebbe fare la maggioranza?

«Dovrebbe avere la volontà politica per tenere il punto fermo in una discussione molto complessa, dove ci sono pratiche di ostruzionismo dell’opposizione. Se l’emendamento non è considerato prioritario, semplicemente finisce nel dimenticatoio. Occorrerebbe avere il coraggio di sottrarsi dallo scontro ideologico e guardare l’emendamento per quello che è: la regolamentazione di un settore che vede in Italia una filiera già strutturata, dall’agricoltura alla trasformazione e vendita del prodotto».

Secondo lei perché non si procede in questo senso?

«C’è una voce che gira, ovvero che l’opposizione farebbe barricate se ci fosse questo emendamento nella legge di Bilancio, con il rischio di far saltare l’approvazione della Manovra. Una cosa inverosimile, a parer mio. Questo emendamento porterebbe centinaia di milioni di euro di entrate nelle casse dello Stato, a differenza di tanti interventi settoriali approvati in seguito alle richieste di singoli deputati che spalleggiano microspese a pioggia».

Nel Partito democratico dalle anime frammentate c’è chi, al pari di Magi, non si spiega come sia la stessa maggioranza a contrastare l’inserimento dell’emendamento nella legge di Bilancio 2021. «Io, insieme a Magi e altri deputati, stiamo provando da tempo a normare il settore della cannabis light – dice a Open la deputata dei Dem Giuditta Pini -. Purtroppo non ci arrivano riscontri chiari sull’argomento dai nostri stessi colleghi e ignoriamo quali siano le difficoltà nell’applicare una regolamentazione della filiera della canapa».

Pini, il caos in questo campo deriva dal vuoto legislativo. Ormai è un anno che lei fa parte della maggioranza, come mai non si è riusciti ancora a regolamentare il settore?

«Personalmente, io e un gruppo di deputati abbiamo provato a inserirla in ogni provvedimento. È paradossale però: in questo caso non dovrebbe essere un emendamento a risolvere questo tipo di questioni, ma ci vorrebbe un atto chiarificatore del governo. Siccome il governo non si muove sul tema, tocca a noi fare questi tentativi».

Dov’è l’intoppo nella stessa maggioranza?

«Guardi, la questione della regolamentazione della cannabis light è stata studiata nelle commissioni Affari sociali e agricoltura per elaborare delle risoluzioni chiarificatrici. Chi si è occupato del tema, come me, ha già espresso la sua opinione. Il problema è che chi non è informato si sente libero di dire quello che gli pare, spesso senza cognizione di causa. Questa volta, sinceramente, non so quale sia l’ennesima scusa per bloccare l’emendamento di Magi. Ed è vero, c’è un blocco anche da parte di alcuni componenti del Pd. Se non ce la faremo a convincerli adesso, in tempo per la Manovra, ci proveremo in un altro momento».

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