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Proteste in Russia, raffica di fermi. A Mosca fermate la dissidente Sobol e la moglie di Navalny. Gli Usa condannano i metodi brutali

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Le proteste contro il governo e per la liberazione dell'oppositore politico Navalny proseguono in decine di città. Intanto gli Usa chiedono il rilascio immediato dei dimostranti e condannano i metodi brutali della Russia

La polizia russa ha fermato in Piazza Pushkin, a Mosca, l’oppositrice Lyubov Sobol, una delle più strette collaboratrici di Alexei Navalny. A darne notizia è la testata online Meduza. Sobol era stata fermata anche giovedì scorso, 21 gennaio, e multata per 250.000 rubli (circa 2.750 euro) da un tribunale di Mosca. Stando ai dati dell’ong Ovd-Info, la polizia russa ha arrestato almeno 2 mila manifestanti scesi in piazza per richiedere la scarcerazione di Navalny. Tra le persone fermate ci sarebbe anche la moglie del dissidente, Yulia Navalnaya, che ha condiviso su Instagram una foto di sé scattata all’interno della camionetta della polizia.

Nella capitale russa migliaia di persone stanno protestando contro la detenzione di Navalny, marciando al suono di slogan come «Putin ladro» e «Libertà per i prigionieri politici». Stando ai dati delle forze dell’ordine, i manifestanti sarebbero circa 4.000, ma secondo stime indipendenti potrebbero essere circa 7.000 e oltre 20 mila in tutto il Paese. La Reuters invece scrive che i manifestanti potrebbero essere oltre 40 mila soltanto nella capitale.

Centinaia di manifestanti si sarebbero radunati fuori dalla prigione di Matrosskaya Tishina a Mosca dove si trova Navalny. Nel frattempo la repressione nei confronti dei manifestanti si è fatta gradualmente più violenta. Vengono segnalati scontri tra i manifestanti e la polizia in tenuta antisommossa a Mosca ma anche in altre città del Paese, come a Khabarovsk. Nelle ultime ore è diventato virale un video in cui decine di manifestanti lanciano una raffica di palle di neve contro un gruppetto di poliziotti.

Le manifestazioni dopo l’arresto di Navalny

Il principale oppositore politico del presidente russo Vladimir Putin è stato fermato all’aeroporto di Sheremetyevo lo scorso 16 gennaio e successivamente incarcerato. Navalny era rientrato in Russia lo scorso 17 gennaio, dopo 5 mesi trascorsi in Germania, dove era stato ricoverato dopo l’avvelenamento dello scorso agosto e dove ha trascorso il periodo di degenza e riabilitazione. Le prime manifestazioni di protesta si sono tenute prevalentemente nella zona est della Russia, e in particolare nelle città di Vladivostok, Yakutsk, Irkutsk, Chita, Ulan-Ude, Blagoveshchensk, Khabarovsk, Yuzhno-Sakhalinsk e Komsomolsk-na-Amure.

Le manifestazioni a supporto di Navalny rappresentano un test di rilevanza strategica per gli oppositori di Putin, anche al netto dei moniti lanciati dalle autorità e dalle forze dell’ordine russe. Nei giorni scorsi, infatti, hanno annunciato che le proteste di questo sabato sarebbero state considerate «illegali» e che sarebbero state «represse», bloccando le piattaforme che invitavano le persone a partecipare alle proteste, nonché arrestato diversi collaboratori e assistenti chiave di Navalny. Ma nonostante ciò, alcuni di loro saranno in piazza comunque, come nel caso di Oleg Stepanov, capo staff di Navalny.

Il messaggio di Yulia Navalnaya prima del fermo

E alla vigilia delle proteste, Navalny, attualmente detenuto nel carcere di massima sicurezza Matrosskaya Tishina di Mosca, ha voluto mandare un messaggio ai suoi sostenitori: «So perfettamente che ci sono molte brave persone fuori dalle mura della mia prigione che mi sosterranno e cercheranno di aiutarmi». Anche la moglie di Navalny, prima del fermo, aveva comunicato sui social che si sarebbe unita alla protesta a Mosca: «Per me, per lui, per i nostri figli, per i valori e gli ideali che condividiamo».

La reazione degli USA

Gli Usa, intanto, hanno condannato i metodi «brutali» usati dalle autorità russe contro i manifestanti a sostegno di Navalny e hanno chiesto a gran voce il rilascio di tutte le persone detenute per aver esercitato i loro «diritti universali» nel corso delle manifestazioni. A dirlo è stato il portavoce del dipartimento di Stato Ned Price chiedendo anche il rilascio «incondizionato» dell’oppositore russo.

Foto in copertina: EPA/MAXIM SHIPENKOV

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