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Svolta sulla crisi di governo, i retroscena: Conte verso le dimissioni. Nuovo esecutivo con Renzi, ma la conferma del premier non è scontata

Per evitare le urne, il premier sarebbe pronto a salire al Colle prima del voto di giovedì sulla riforma Bonafede, per quale la maggioranza non avrebbe i numeri necessari

Responsabili, transfughi, volenterosi. Quale che sia la parola, ormai è già tutto archiviato perché più che guardare al futuro, nel governo ora si guarda al passato. Sono in tanti, dal Pd al M5s, a spingere il premier a riaprire un dialogo con Matteo Renzi, una soluzione che oramai è inevitabile. Con i soldi del Recovery Fund in bilico, e nel pieno di una campagna vaccinale – anch’essa incerta- Palazzo Chigi non può permettersi di bussare alle porte di Bruxelles con una crisi di governo in casa.

A gradire un riavvicinamento con il senatore di Firenze, per ragioni diversi, sono anche i pentastellati ai quali non è certo piaciuta la possibilità che il voto di giovedì sulla riforma di Bonafede possa trasformarsi in un voto sull’operato della maggioranza. A dirlo è stato lo stesso Luigi di Maio ospite ieri di Mezz’ora in più: «48 ore per rafforzare la maggioranza o si va il voto». E se anche i suoi fedelissimi fanno un passo indietro, a Giuseppe Conte non rimane che salire al Colle prima del voto di giovedì sulla riforma della giustizia, e riaprire infine al dialogo con Matteo Renzi se vuole evitare le urne.

D’altronde, anche il ministro Boccia è tornato a parlare di un riavvicinamento con il leader di Italia Viva. Anche perché ormai le strade percorribili per il presidente del consiglio sono sempre meno. Salendo al Quirinale, e dopo aver presentato le dimissioni, Conte potrebbe allora guardare a un Conte ter con una maggioranza più ampia con un governo Ursula. Oltre al Pd, al M5S, e a un rientro di Iv, invece dei responsabili presi qua e là, Conte potrebbe contare – come anticipa la Repubblica – anche sui voti di Forza Italia visto il rientro in campo di Silvio Berlusconi.

Il segretario azzurro ha aperto sabato a una maggioranza istituzionale, come quella votata in sede europea per la conferma di Ursula von der Leyen dove, insieme ai giallorossi, si è aggiunto anche il PPE, i popolari europei di cui anche Forza Italia fa parte. Con le dimissioni, e una maggioranza allargata, Conte potrebbe finalmente ottenere quella tranquillità al Senato per poter andare avanti con le riforme necessarie per il Recovery Plan e per gestire un Paese ancora nel pieno di una pandemia.

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