Appendino pensa a un posto nel governo, ma serve l’assoluzione per i fatti di Piazza San Carlo. Domani la sentenza

Nel 2016, dopo un mandato da consigliere comunale, è riuscita a strappare Torino dall’amministrazione di centro sinistra. Fra pochi mesi la sua esperienza come sindaca arriverà alla fine. E ha già chiarito che non smetterà di fare politica

Chiara Appendino parlerà domani. La sindaca di Torino non si sbottona alla vigilia della sentenza sui fatti di piazza San Carlo del 2017. Che sia scaramanzia o no, certo è che si tratta di un passaggio fondamentale per la donna che ha battuto quattro anni fa un campione del cosiddetto “sistema Torino” come Piero Fassino. Da questa sentenza di assoluzione passa anche il futuro politico di Appendino, un futuro per il quale la giovane sindaca guarda a Roma, al nuovo governo che si appresta a esordire e per il quale da diverse settimane ha cominciato a muoversi senza rumore, dietro le quinte.


Quest’anno infatti Torino, come Roma e Milano, è chiamata a rinnovare la sua amministrazione comunale. Virginia Raggi si ricandida, Beppe Sala anche ma Chiara Appendino ha chiarito che non proverà un’altra volta a correre per Palazzo Civico. Il 13 ottobre durante una conferenza stampa ha spiegato che avrebbe continuato a fare politica, anche se non ha specificato come: «Continuerò. Ma un passo di lato non significa che ci sia già un impegno, magari lontano da qui».


Ora quell’impegno potrebbe arrivare. Salendo al Quirinale Giuseppe Conte ha aperto una crisi al buio. Se Conte dovesse trovare abbastanza truppe da tentare l’ultima marcia verso la fine della legislatura è pressoché certo che anche la sua squadra di ministri passerà da un rimpasto, un rimpasto in cui potrebbe entrare anche Chiara Appendino. Complice anche il fatto che l’altra signora della politica pentastellata torinese, Paola Pisano, non si è fatta apprezzare particolarmente nell’incarico di Ministro per l’Innovazione. Le sue azioni sono decisamente in discesa e potrebbe essere sostituita.

La sentenza per le morti di piazza S. Carlo

Ansa/Fermo immagine Mediaset | Il fermo immagine tratto da Canale 5 mostra le scene di panico che si sono scatenate tra i tifosi della Juventus

La sera del 3 giugno 2017 la Juventus si stava giocando al Millenium Stadium di Cardiff la finale della 62° edizione della Champions League. A Torino migliaia di persone erano schiacciate una contro l’altra per seguire la partita davanti ai maxi schermi installati dal comune in piazza San Carlo. Quando mancavano solo pochi minuti alla fine dell’incontro, un gruppo di ragazzi poi identificati, ha spruzzato dello spray urticante tra la folla. La strategia è nota: mentre la folla scappa chi ha scatenato il panico inizia a rubare portafogli, telefoni e collane approfittando della confusione.

La calca però è troppa. Oltre 1500 persone rimangono ferite e tre persone muoiono in seguito ai traumi riportati. Il 12 aprile 2018 si chiudono le indagini sulle responsabilità che hanno portato a questa tragedia. Il 22 giugno 2018 per Chiara Appendino e per altri 14 indagati viene chiesto il rinvio a giudizio. Il 17 maggio 2019 i ragazzi che hanno spruzzato lo spray urticante vengono condannati a dieci anni di carcere per omicidio preterintenzionale.

Domani la sentenza di primo grado per Appendino. Le accuse sono di disastro, omicidio e lesioni colpose. Accuse per cui l’avvocato della sindaca ha chiesto l’assoluzione, sostenendo che il panico generato quella sera fosse «imprevedibile». La sindaca però è stata coinvolta anche in un altro processo in questi mesi. A settembre infatti è stata condannata in primo grado a sei mesi per il reato di falso in atto pubblico nel caso Ream. Dopo la sentenza Appendino aveva scelto di autosospendersi dal Movimento 5 Stelle.

Il rimpasto e la possibilità di entrare in governo

Ansa/Alessandro Di Marco | Chiara Appendino e Luigi Di Maio

Nei totoministri pubblicati dai giornali in questi giorni nessuna menzione del nome Appendino. Quando nel settembre 2019, appena finita l’esperienza di governo fra Lega e M5s, la sindaca aveva ricevuto una chiamata da Luigi Di Maio in cui le veniva chiesto di lasciare Torino per trasferirsi a Roma come ministra, la risposta fu secca: «Sono stata molto sorpresa della cosa e ho condiviso con lui alcune riflessioni. La prima è che il sindaco è sindaco, rimane in trincea, quindi bisogna assolutamente portare a termine il proprio mandato. La seconda è che ho dei progetti da portare a conclusione».

Ora però la partita sotto la Mole è finita. È vero che la sindaca è stata coinvolta anche in un altro processo in questi mesi. A settembre infatti è stata condannata in primo grado a sei mesi per il reato di falso in atto pubblico nel caso Ream. Dopo la sentenza Appendino aveva scelto di autosospendersi dal Movimento 5 Stelle e, più di recente, aveva dichiarato che non avrebbe ricoperto nuovi incarichi fino alla sentenza d’appello che arriverà nel prossimo autunno e che la sindaca è sicura decreterà la sua innocenza: «È un problema di coerenza con i miei principi», aveva spiegato. Problemi superati, a quanto pare. Nelle ultime settimane Appendino ha ricominciato a muoversi con l’obbiettivo di approdare a Roma. Sentenza su Piazza San Carlo permettendo.

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