Bambina morta a Palermo, il Garante apre un fascicolo anche su Facebook e Instagram: «Hanno i mezzi per accertare l’età degli utenti»

Antonella aveva profili su tutti i principali social network, nonostante avesse solo 10 anni. L’avvocato Scorza a Open: «Le piattaforme raccolgono moltissimi dati. Perché non li usano per fare verifiche sui più piccoli e chiedere una conferma dell’identità?»

Un profilo Instagram da 277 follower. Due canali YouTube, uno da 269 iscritti e un altro da 176 iscritti. E anche, a quanto sostengono i suoi genitori, un profilo TikTok. Antonella, la bimba di Palermo trovata morta nel bagno di casa, aveva profili aperti su quasi tutti i social network. Ed è per questo che il Garante per la protezione dei dati personali dopo il blocco imposto a TikTok ha deciso di aprire un fascicolo anche su Facebook e Instagram. L’obiettivo del Garante, come spiega a Open l’avvocato Guido Scorza, è avere indicazioni precise su come viene controllata l’iscrizione a questi social, entrambi di proprietà di Mark Zuckerberg. Le piattaforme ora hanno 15 giorni di tempo per fornire una risposta.


Le tracce lasciate sul web da Antonella si possono ancora recuperare. Dopo la sua morte i suoi account non sono ancora stati chiusi o cancellati. Il limite per aprire un profilo su tutte le piattaforme citate è di 13 anni. Un limite già in contrasto con il Gdpr, visto che in questo documento sulla protezione dei dati l’età minima per accertare il consenso sulla gestione dei dati personali è stato fissato a 14 anni. Eppure su quei social Antonella c’era, eccome. Pubblicava video e foto in cui ballava, sorrideva appena sveglia e faceva sessioni di Asmr, quella pratica diffusa su YouTube in cui si generano rumori piacevoli (o supposti tali) sfregando oggetti sul microfono.


La strategia per verificare l’età

L’unico modo sicuro per accertare l’età di un individuo è quello di verificarla attraverso un documento di identità. Chiedere questo ai social network potrebbe aprire a un problema ancora più grande perché permetterebbe a queste piattaforme di immagazzinare dati personali di altissima qualità. Senza contare che gli archivi in cui questi dati verrebbero conservati potrebbero diventare obiettivo di attacchi hacker. Per questo la strategia del Garante per chiedere ai social di verificare l’identità dei loro utenti non passa solo dai documenti di identità.

Scorza, uno degli avvocati che fanno parte del collegio del Garante per la protezione dei dati, spiega a Open quale potrebbe essere la strada per chiedere un maggior controllo dei social network: «Sappiamo che queste piattaforme raccolgono moltissimi dati dagli utenti e che studiando i loro comportamenti sono in grado di raggrupparli in diverse fasce di età. I social potrebbero servirsi di questi dati anche per capire se un utente è troppo piccolo per usare la piattaforma e in quel caso chiedere una conferma dell’identità».

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