Scuola, organico Covid senza stipendio. La collaboratrice Ata: «Quattro mesi di lavoro senza vedere un euro»

In autunno l’assunzione di circa 40 mila persone. Oggi, dopo errori e ritardi, alcuni di loro alzano la voce: «Nessuno sa dirci quando potremo ricevere qualche soldo»

L’organico Covid doveva essere un cavallo di battaglia della ministra Lucia Azzolina per il ritorno a scuola in sicurezza in autunno. Una maxi assunzione di circa 40 mila persone – rigorosamente a tempo determinato – tra docenti e personale amministrativo, tecnico e ausiliario (Ata), impiegabili come supplenti nelle cattedre ancora scoperte o come rinforzo per far rispettare i protocolli anti-Coronavirus negli istituti. Lavoratori che sarebbero entrati da precari, questo l’avevano già messo in conto: quello che non avevano previsto era di non vedere un euro per mesi.


Buste paga vuote o sbagliate

Franca è una collaboratrice scolastica della provincia di Pisa. Il suo lavoro consiste nel sanificare le aule nella scuola materna e elementare di Ponteginori, un comune sulla riva del fiume Cecina. Una mansione fondamentale, pensata per ridurre al minimo il rischio di contagio tra gli alunni delle diverse classi. Gli istituti, però, distano 45 minuti da casa sua, il che comporta una spesa di carburante non indifferente. Di base non sarebbe stato un problema, dice, se non fosse che fino al 25 gennaio non ha ricevuto nessuno stipendio. «Sono stata assunta il 9 ottobre – spiega – e per quasi 4 mesi non sono stata pagata. Per fortuna ho una famiglia a cui appoggiarmi, altrimenti non avrei saputo cosa fare».


Letizia, una sua collega, è in una situazione ancora peggiore. Il 19 ottobre è stata chiamata per sostituire fino al 15 gennaio un altro assunto nell’organico Covid che aveva avuto dei problemi. A oggi, 2 febbraio, non ha visto nemmeno un centesimo. «La mia condizione sembra essere ancora più precaria e ingarbugliata», dice. Anche lei, come Franca, vive a quasi un’ora dal posto di lavoro, e ogni mese ha dovuto spendere più di 200 euro di benzina. Lo aveva messo in conto, dice, ma non certo di doverlo affrontare senza entrate. «Mi sono affidata ai risparmi che avevo messo da parte fino ad ora, ma adesso stanno finendo. E nessuno sa dirmi quando potrò vedere qualche soldo».

Anche quando lo stipendio arriva, non sembra filare tutto liscio. La busta paga di Franca e quella di altri suoi colleghi presentava diverse anomalie: lo stipendio del mese di ottobre risulta essere di appena 293 euro, mentre quello di novembre e dicembre non toccava i 1.000. « L’ho trovato molto strano – dice Franca – e mi è venuto il dubbio che si sia fatta una divisione forfettaria dei soldi stanziati tra tutti gli assunti».

Ritardi di massa

«Quelli che hanno subito ritardi nel pagamento sono quasi tutti gli assunti di ottobre», spiega Manuela Pascarella della Flc Cgil. «E ancora oggi ci sono persone che, nonostante gli interventi in corsa, non hanno ricevuto lo stipendio completo di tutto il periodo». I primi contratti di lavoro sono stati stilati a ottobre, e dopo un mese sono iniziate ad arrivare le prime segnalazioni di ritardi ai sindacati.

Le rappresentanze hanno contattato il Ministero, che si è mobilitato con il Tesoro: dal 25 novembre fino al 25 gennaio sono state effettuate 4 emissioni per pagare gli arretrati. Una parte dei lavoratori ha ricevuto almeno la somma di ottobre (spesso incompleta), di novembre e di dicembre (su gennaio ci sono ancora ritardi). Un’altra buona parte è invece rimasta scoperta: «Ci sono persone in grossa difficoltà, che non hanno visto ancora soldi – dice Pascarella – e che, nel frattempo, si sono dovute anche traferire in un’altra provincia per lavorare».

Le motivazioni non chiarite

Ma qual è la motivazione ufficiale di questi gravi ritardi? Davvero non ci sono i soldi promessi? Pascarella ci va cauta. Il problema, dice, è stata la comunicazione tra il Tesoro e il Ministero dell’Istruzione. «L’organico Covid è stato gestito in maniera diversa rispetto alle assunzioni normali», spiega. Di solito il Ministero definisce il numero dei posti, lo trasmette agli uffici scolastici regionali che poi lo comunicano alle scuole. Stavolta, invece, sono state attribuite direttamente agli uffici scolastici regionali le risorse in denaro, che poi le ha trasmesse alle scuole.

«Alcuni Istituti hanno impiegato insegnanti, altri hanno assunto personale Ata per le sanificazioni». Nel momento in cui hanno dovuto trasmette le assunzioni al Tesoro, qualcosa è andato storto. Che cosa, però, non è ancora chiaro: il 5 febbraio proveranno a chiarirlo in un’assemblea virtuale, che vedrà coinvolti sia i sindacalisti, sia i precari.

Immagine di copertina: EPA/RUNGROJ YONGRIT

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