«Ogni notte le donne venivano stuprate», il racconto shock dell’ex detenuta nel campo per uiguri dello Xinjiang

«il livello di abusi e torture è superiore a quello che avevamo ipotizzato», ha commentato il ricercatore Adrian Zenz

Nuove testimonianze di esuli uiguri aggiungono inquietanti dettagli sul sistema dei centri di detenzione cinesi. Nella regione autonoma dello Xinjiang, nel nord-ovest della Cina, da anni il governo di Pechino porta avanti una sistematica repressione della minoranza turcofona. Tursunay Ziawudun ha passato nove mesi in uno dei lager cinesi, e una volta rilasciata, è emigrata negli Stati Uniti. «Ogni notte le donne venivano stuprate, una dopo l’altra», ha dichiarato Ziawudun alla BBC, raccontando di essere stata violentata anche da un gruppo di 2-3 uomini in tre occasioni diverse. Il network inglese ha specificato che non è stato possibile verificare direttamente i racconti, visto il divieto per i giornalisti di entrare nello Xinjiang, ma la sua descrizione dei campi, cosi come i metodi di detenzione e gli abusi, corrispondono ai racconti dati da altri ex detenuti.


Un’altra donna ascoltata dalla BBC, Gulzira Auelkhan, rinchiusa in uno dei campi per 18 mesi, ha raccontato di essere stata costretta a svestire e ammanettare le donne, prima di lasciarle da sole con le autorità cinesi. «Subito dopo lasciavo la stanza, ed entrava un uomo. Mi sedevo silenziosamente vicino alla porta e quando l’uomo se ne andava accompagnavo la donna a fare una doccia». Auelkhan ha rivelato inoltre che le guardie cinesi pagavano per scegliere la donna più giovane e più attraente. Alcuni ex detenuti hanno inoltre dichiarato di essere stati costretti ad assistere alle violenze per non essere poi puniti. «Alcune delle donne non sono più uscite», ha ricordato Ziawudun.


Secondo il ricercatore Adrian Zenz, che da anni si occupa della repressione cinese nei confronti della minoranza uigura, queste testimonianze «sono tra le prove più orrende che abbia sentito dall’inizio di queste atrocità», aggiungendo inoltre come «il livello di abusi e torture sia superiore a quello che avevamo ipotizzato». Le nuove testimonianze rivelano quindi violenze sistematiche e programmate. Secondo stime indipendenti, più di un milione di persone sarebbero state deportate e detenuti in questi campi che la Cina continua a definire «di rieducazione». Due settimane fa gli Stati Uniti sono diventati il primo Paese a definire la repressione della Cina un «genocidio». Mentre nel Regno Unito, il governo inglese sta lavorando a una legge per impedire, e multare, le aziende britanniche collegate al lavoro forzato degli uiguri nello Xinjiang.

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