«Ho trasformato la mia asse da stiro in una scrivania». Lo smart working secondo Melissa Fleming, funzionaria all’Onu

Altro che scrivanie e letti trasformati in uffici, adesso la nuova frontiera dello smart working è l’asse da stiro. Ma attenzione, lavorare da casa non significa lavorare meno. Ecco perché

Con la pandemia del Coronavirus, è esploso in tutto il mondo il fenomeno dello smart working. I lavoratori si sono dovuti reinventare in pochissimo tempo: acquistare scrivanie e sedie comode su cui trascorrere dalle 6 alle 8 ore al giorno. Tra questi c’è Melissa Fleming che, però, ha trovato un modo originale per lavorare da casa. Altro che scrivania, altro che letto trasformato in ufficio, per Melissa Fleming, che lavora nella sede dell’Onu a New York, è bastata un’asse da stiro.


La sua geniale idea

L’asse da stiro, come scrive lei stessa su Linkedin dove ha postato la foto, «può essere messa ovunque nell’appartamento e spostata per cambiare diverse prospettive e scenari, permette di regolare l’altezza per la migliore luce e angolazione della telecamera. Posso anche scappare con la mia scrivania in una stanza diversa quando noi tre, che viviamo qui, abbiamo bisogno di spazi di lavoro separati».


I rischi di fare (troppo) smart working

Lavorare da casa, però, non significa lavorare meno. Anzi. Come mostra una recente ricerca di NordVPNTeams, i lavoratori in smart working nel Regno Unito, Austria, Canada e Stati Uniti stanno impiegando più ore di prima. Pause pranzo brevissime, oltre 2 ore al giorno in più di lavoro, rischio di mischiare vita privata con quella professionale, quindi un maggiore carico di lavoro rispetto a prima della pandemia.

Anche in Italia, come documentato da Open, una ricerca ha evidenziato come non ci sia più differenza tra un normale lunedì e il fine settimana. Non c’è più orario, non ci sono più festivi. Una continua invasione delle tecnologie nella vita privata, dai pc agli smartphone passando per le videochiamate a tutte le ore. Situazione che rischia di scatenare sintomi psicosomatici. Dai disturbi alla vista alle tensioni muscolari, dagli sbalzi d’umore all’irritabilità improvvisa, dalla difficoltà a prendere sonno alla difficoltà di concentrazione.

Foto in copertina: Melissa Fleming | Linkedin

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