Covid, il Cts irritato dall’uscita di Ricciardi sul lockdown: se non riesce a farsi ascoltare da Speranza si dimetta – Il retroscena

E sul parere dell’ultimo minuto sulla riapertura degli impianti sciistici gli esperti del comitato si difendono: il rapporto sui dati è arrivato durante il cambio di governo, noi eravamo pronti ma non c’era nessuno a decidere

«Prima di sparare sul Cts, Salvini dovrebbe capire che Ricciardi non fa parte del Comitato». C’è irritazione tra gli esperti del Comitato tecnico scientifico nazionale dopo la polemica fra Matteo Salvini e il consigliere del Ministero della Salute Walter Ricciardi. Le affermazioni di Ricciardi sulla necessità di un lockdown nazionale contro il Covid hanno innescato la reazione del segretario della Lega, che lo ha accusato, insieme a tutti gli esperti del governo, di «terrorizzare gli italiani a giorni alterni». Ma il consigliere non parla per tutti: solo per sé e per il Ministero che rappresenta.


Chiedendo il confinamento duro, Ricciardi prende di fatto le distanze dall’operato e dalle scelte di Roberto Speranza, ministro che lui stesso consiglia. Un atteggiamento che non piace al Cts, che con Speranza lavora bene ormai da mesi. «Le azioni prese finora sono state inefficaci», aveva detto in mattinata il consigliere, suscitando le reazioni prevedibili di Salvini, che ne ha chiesto le dimissioni, ma anche degli esperti che in questi mesi hanno contribuito a disegnare la linea della risposta all’emergenza. Nel Comitato, dunque, c’è nervosismo: se lui non è in grado di farsi ascoltare, allora è il caso che si faccia da parte.


Ricciardi: «Chiedono le mie dimissioni? Se posso essere utile al Paese con i miei consigli, lo faccio. Altrimenti mi faccio da parte»

Lo stesso Ricciardi ha capito l’aria che tira e, nella giornata piena di polemiche, ha dichiarato: «Chiedono le mie dimissioni? Se posso essere utile al Paese con i miei consigli, lo faccio. Altrimenti mi faccio da parte». A fargli da spalla ora restano solo altri esperti – alcuni già auto-esiliatisi dai loro ruoli decisionali, come nel caso di Andrea Crisanti, che, a causa delle sue idee più rigide sulla gestione della pandemia, ha rotto i rapporti con Luca Zaia (altro leghista) e la regione Veneto.

Sul pomo della discordia – l’apertura rimandata all’ultimo momento degli impianti sciistici – non ci sono rimpianti. La giravolta del Comitato è dovuta a un cattivo timing dei dati sulla presenza delle varianti in Italia raccolti dall’Istituto superiore di Sanità: il rapporto è arrivato tra le mani degli esperti solo alle 15:00 di venerdì 12 febbraio, quando Speranza non era più Ministro e non lo sarebbe stato fino al momento del suo giuramento, avvenuto nella tarda mattinata di sabato. A quel punto andavano aspettate 24 ore tra la sua nomina e l’atto giuridico che lo autorizzava a discutere del tema e a prendere una decisione.

Immagine di copertina: ANSA/PASQUALE BOVE

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