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Trump scarica Rudy Giuliani. L’entourage dell’ex presidente: «Al momento non lo rappresenta più»

17 Febbraio 2021 - 07:30 Redazione
Jason Miller, consigliere del tycoon, fa sapere che l'avvocato rimane «un alleato e un amico». Ma già da alcune settimane i rapporti non erano idilliaci

Donald Trump scarica Rudy Giuliani. La notizia arriva dal consigliere dell’ex presidente statunitense, Jason Miller, che ha detto alla Cnn che Giuliani «non rappresenta attualmente Trump in nessuna questione legale». L’ex sindaco di New York è stato il volto del tentativo fallito di Trump di ribaltare i risultati delle elezioni presidenziali. Miller ha poi fatto sapere in un tweet che Giuliani rimane un «alleato e un amico», spiegando che «semplicemente non ci sono casi in cui l’avvocato rappresenta l’ex presidente».

In realtà, riporta la Cnn, le tensioni tra i due hanno iniziato a emergere dopo il voto presidenziale. Secondo quanto riferito a gennaio dall’emittente statunitense, l’ex presidente avrebbe detto al suo staff di smettere di pagare le spese legali di Giuliani.

I guai giudiziari di Trump

Al momento, Trump deve fronteggiare più indagini, oltre alle cause per diffamazione da parte di due donne che lo accusano di violenza sessuale. In Georgia, l’ex presidente deve fare i conti con due nuove indagini per le chiamate che ha fatto ad alcuni funzionari nel tentativo di ribaltare i risultati nello stato. A New York, invece, l’ufficio del procuratore distrettuale di Manhattan sta cercando di capire se la Trump Organization abbia violato le leggi statali in materia di frode, spiega la Cnn.

La causa civile contro Giuliani

Nelle ultime settimane, la battaglia messa in piedi da Trump e dal suo entourage nel tentativo di ribaltare il risultato delle elezioni presidenziali ha provocato qualche guaio allo stesso Giuliani. Il democratico Bennie Thompson ha presentato una causa civile accusando non solo l’ex presidente ma anche l’avvocato ed ex sindaco di New York di aver cospirato con i gruppi di estrema destra, tra cui i Proud Boys, per incitare l’assalto al Congresso del 6 gennaio scorso.

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