Origine, diffusione, possibile impatto sui vaccini: cosa sappiamo sulla nuova variante Covid trovata anche a Napoli

E’ stata individuata per la prima volta in Italia dall’Istituto Pascale e dall’Università Federico II. Al momento non risulta più preoccupante delle altre mutazioni in circolazione

Secondo quanto riportano le agenzie di stampa «l’Istituto Pascale e l’Università Federico II hanno individuato un’altra variante del Covid-19, mai individuata prima in Italia». Più il tempo passa maggiore è la probabilità che emergano nel mondo diverse varianti del nuovo Coronavirus.


Stavolta parliamo del lineage B.1.525. La variante è stata individuata in 38 casi nel Regno unito e pochi altri in Nigeria, Danimarca, Australia e Stati Uniti. L’arrivo in Italia è stato certificato dal team di Nicola Normanno del Pascale. Riguarda una persona di ritorno da un viaggio di lavoro dall’Africa. La sequenza si trova nel database internazionale GISAID


Dove è stata trovata la variante

Gli inglesi non hanno ancora inserito B.1.525 tra le varianti più preoccupanti (VOC), che sono, oltre a quella trovata per la prima volta nel territorio britannico, 501Y.V1 (inglese); la 501Y.V2 (sudafricana) e la 501Y.V3 (brasiliana).

Le varianti Covid studiate presentano un set di mutazioni genetiche relative al RBD (Receptor Binding Domain), una porzione dell’antigente (proteina Spike (S) che il virus usa per infettare le cellule polmonari. La mutazione che preoccupa maggiormente, perché associata in alcuni studi preliminari a una potenziale maggior virulenza e/o capacità di eludere le difese immunitarie, è la E484K. B.1.525 ce l’ha. Mancano invece altre sotto osservazione, come la N501Y. Maggiori informazioni sulle mutazioni della variante giunta a Napoli le potete trovare sul portale PANGO lineages.

PANGO lineages | Mappa della distribuzione di B.1.525 sulla base di un centinaio di casi trovati nel Mondo.

Cosa emerge dagli studi recenti

Tutte queste varianti emergono da relativamente pochi sequenziamenti rispetto al totale. Vale quindi sempre la regola della massima prudenza.

«Non ci sono attualmente prove che questo insieme di mutazioni causi malattie più gravi o una maggiore trasmissibilità», afferma alla BBC la professoressa Yvonne Doyle della Public Health England (PHE).

Dagli studi preliminari sulla mutazione E484K, non è possibile stabilire con certezza una conseguente e comprovata minore efficacia dei vaccini in distribuzione nel mondo, in particolare quelli di Pfizer, Moderna, NovaVax e Johnson & Johnson. Questo non significa che non sussista un potenziale pericolo.

Secondo un recente studio online dal 15 febbraio ancora in attesa di revisione sul «lineage B.1.1.7» (la cosiddetta variante inglese), E484K sarebbe associata ad una minore capacità di neutralizzazione da parte dei vaccini a mRNA. I vaccini di ultima generazione usano una porzione di codice genetico che codifica il solo antigene, in modo da farlo produrre dalle nostre cellule, «addestrando» così il nostro Sistema immunitario a riconoscere in tempo SARS-CoV-2. I ricercatori riportano risultati simili anche sugli anticorpi monoclonali.

In conclusione, al momento non abbiamo motivo di ritenere la variante trovata a Napoli più preoccupante rispetto alle principali. In generale la mutazione E484K è quella che desta maggiori perplessità ed è necessario che si continui a tenerla sotto osservazione.

Foto di copertina: ANSA/CIRO FUSCO | Il dottor Nicola Normanno, direttore del Dipartimento di Ricerca dell’ospedale Pascale di Napoli a capo dell’equipe che ha isolato una variante del Covid mai riscontrata sinora in Italia, 17 febbraio 2021.

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