Cannabis terapeutica, Walter de Benedetto: «Ho coltivato marijuana per curarmi, oggi rischio fino a 20 anni di carcere» – L’intervista

Ha 49 anni ed è affetto da artrite reumatoide. Nel 2019 è stato indagato per coltivazione di sostanza stupefacente. Oggi al via l’udienza preliminare ad Arezzo

Lo sentiamo al telefono, è affaticato. A stento riesce a parlare. Walter De Benedetto ha 49 anni, soffre di artrite reumatoide «in una forma aggressiva» e per anni ha provato ad alleviare i suoi dolori, prima con antimalarici e chemioterapici, poi la svolta con la cannabis. Le dosi che gli venivano garantite dallo Stato (per la precisione dall’Asl di Arezzo), però, non bastavano. Così ha finito per coltivare marijuana nel suo giardino, fino a quando un anno e mezzo fa, nel 2019, i carabinieri hanno fatto irruzione nella sua casa indagandolo per coltivazione di sostanza stupefacente in concorso. Ora – come spiega l’articolo 73 del Dpr 309/90 – rischia fino a 20 anni di carcere.


Ed oggi, 23 febbraio, si è tenuta l’udienza preliminare a carico di de Benedetto (presente in aula). I suoi legali hanno chiesto il rito abbreviato facendo slittare il processo al 27 aprile. «Rischio il carcere? Io sono già arrestato dentro il mio corpo. Dove devo andare… Così hanno violato il mio diritto alla salute», dice Walter de Benedetto a Open.


MEGLIO LEGALE | Walter de Benedetto in aula

«La cannabis mi ha aiutato molto»

«Io mi aspetto solo giustizia. La cannabis mi ha aiutato molto, da quando non lo uso più sto decisamente peggio. Adesso praticamente non la utilizzo più, per via della nuova terapia, tranne una canna la sera per dormire sereno. Almeno quello», ci confida. De Benedetto, infatti, dal giorno dell’irruzione assume della morfina mattina e sera, non esce di casa da un anno causa Covid e riesce ad alzarsi dal letto solo con l’aiuto di una badante che lo segue giorno e notte. Walter, che si è anche appellato al presidente della Repubblica, non coltiva più marijuana in casa per «non mettere nei guai chi lo assiste».

«Non andrò mai dallo spacciatore»

FACEBOOK | In foto Walter de Benedetto

Lui dallo spacciatore non ci è mai andato e mai lo farà, ci spiega. «Non voglio dare soldi alle mafie solo perché abbiamo uno Stato che, quando si parla di cannabis, si gira dall’altra parte. La cannabis così come l’eutanasia continuano a essere un tabù, vi pare normale che per morire ancora oggi bisogna andare in Svizzera?», tuona. La sua battaglia dura da tanto, troppo tempo: in 10 anni, però, non mai perso la forza di lottare. Lo fa per sé e per tutti quelli che vivono il suo stesso incubo. Open, ad esempio, ha raccontato la storia di Loredana Gullotta, siciliana, che dopo anni ha vinto la sua battaglia: avere la cannabis terapeutica, pagata dallo Stato, per combattere la sclerosi multipla. Lei, a differenza di Walter, ha fatto più volte ricorso, suo malgrado, al mercato nero. Lo stesso che vende cannabis tagliata con lacca, piombo e lana di vetro. Un pericoloso mix.

«Cosa ne pensa il ministro della Disabilità?»

FACEBOOK | De Benedetto è affetto da artrite reumatoide

Spiega a Open Antonella Soldo, coordinatrice di Meglio Legale: «Ci sono migliaia di persone nella stessa condizione di de Benedetto perché la cannabis terapeutica, richiesta dai pazienti in Italia, non basta. La fornitura, garantita al servizio sanitario nazionale, spesso viene interrotta vuoi perché nel nostro Paese si produce ancora troppa poca cannabis vuoi perché quella che è arriva viene importata dall’estero, quindi ha dei tempi più lunghi. E il problema è che è gran parte dei pazienti, che avrebbe bisogno di queste cure, finisce al mercato nero. Ecco perché, adesso, nel caso di Walter de Benedetto, mi chiedo: cosa ne pensa il ministro della Disabilità della Lega? Mi pare evidente che sia stato negato il diritto di cura».

Cannabis terapeutica introvabile in Italia

Da 14 anni in Italia è consentito il ricorso alla cannabis terapeutica solo se in possesso di regolare prescrizione medica ma il fabbisogno rischia di essere superiore alla produzione e all’importazione del farmaco. «Secondo il report Estimated World Requirements of Narcotic Drugs 2020 dell’International Narcotics Control Board, l’Italia ha un fabbisogno di 1.950 kg all’anno di cannabis medica. A fronte di tale domanda lo stabilimento chimico farmaceutico militare di Firenze (SCFM), nel 2019, ha distribuito alla farmacie cannabis per soli 157 kg. Lo stato italiano, per provare a rispondere alla domanda interna, ha dovuto acquistare 252 kg di prodotti importati dall’Olanda», conclude Meglio legale, che da un anno si pone come ponte tra istituzioni e cittadini per aprire un dibattito e discutere i temi riguardanti la legalizzazione della cannabis.

Foto in copertina da ANSA

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