Coronavirus. Il Sars-Cov-2 nato in laboratorio? No! Quello «studio» tedesco non smentisce l’Oms

Viene citato da alcuni articoli di giornale. Ma non è nemmeno una pubblicazione scientifica. Solo una raccolta di ipotesi a sostegno di una teoria infondata e già smentita

Circolano alcuni articoli di giornale in cui si sostiene che uno scienziato tedesco di Amburgo, il fisico esperto in nanoscienze Roland Wiesendanger, avrebbe pubblicato uno “studio” riportante le prove contro la Cina sull’origine del nuovo Coronavirus. Secondo una sua indagine pubblicata in un documento di circa 100 pagine, dove lo scienziato risulta essere l’unico firmatario, il Sars-Cov-2 sarebbe «al 99,9%» sfuggito da un laboratorio.

A Open ci siamo occupati di diverse teorie a riguardo, come nel caso del fantomatico Yan Report e altri simili dove mancano del tutto le prove scientifiche a sostegno delle stesse. Ricordiamo che l’OMS, a seguito delle verifiche effettuate in Cina, esclude l’origine del virus da un laboratorio.

Per chi ha fretta

  • Il documento del fisico tedesco non è uno studio scientifico.
  • Le affermazioni riportate nel documento non hanno fondamento scientifico.
  • Le fonti utilizzate sono pubblicazioni senza peer review, post social su Twitter e video pubblicati su Youtube.
  • Lo stesso fisico, intervistato da una testata tedesca, afferma che il documento non è rivolto alla comunità scientifica ma al pubblico.

Analisi

Il documento del fisico tedesco, dal titolo «Studie zum Ursprung der Coronavirus-Pandemie», è disponibile e scaricabile da Research Gate. Il testo principale è in tedesco, mentre le fonti riportate che fanno «volume» alle circa 100 pagine di documento sono per lo più in lingua inglese.

Il documento pubblicato dal fisico basa le sue teorie su alcune pubblicazioni scientifiche e su «indicazioni indipendenti» provenienti da fonti non scientifiche e di dubbia provenienza. In alcuni casi parliamo di pubblicazioni sui social, come Twitter e Youtube, o da siti cospirazionisti come Epoch Times.

Il primo capitolo è quello riassuntivo, dove il fisico spiega le sue tesi partendo dalle due teorie diffuse nel 2020 in merito all’origine della Pandemia:

  • l’origine animale e la zoonosi;
  • la fuga da un laboratorio e la manipolazione genetica del virus.

Secondo Wiesendanger, ad oggi non ci sarebbero prove per sostenere nessuna delle due teorie e invita gli scienziati a mantenersi neutrali a riguardo. Nonostante l’appello, il fisico giustifica il suo operato sostenendo che in mancanza di «prove scientifiche» potrebbero essere fornite solo delle indicazioni che diano forza a una o l’altra teoria. Non solo giustifica il suo lavoro, ma attraverso lo stesso pretende di sostenere che le «prove» da lui riportate e la loro «qualità» suggeriscano «chiaramente» che si sia trattato di un incidente di laboratorio a Wuhan.

Wiesendanger riporta, sempre nel primo capitolo del suo elaborato, un elenco delle «indicazioni» a sostegno della sua teoria:

  • I coronavirus non causerebbero malattie negli esseri umani così facilmente come in questa Pandemia.
  • Una mutazione del virus potrebbe essersi verificata passando attraverso un animale intermedio per arrivare poi all’uomo, ma l’animale chiave non risulta essere stato ad oggi identificato.
  • Una percentuale significativa dei primi pazienti Covid-19 non avrebbero avuto contatti con il mercato di Wuhan.
  • Secondo alcune «indicazioni indipendenti» il primo ad essersi infettato con il virus sarebbe stato un giovane scienziato dell’Istituto di Virologia di Wuhan, ma sarebbe scomparso così come i riferimenti sul sito web dell’Istituto.
  • I pipistrelli non risulterebbero in vendita nel mercato di Wuhan, mentre a portare i loro virus da regioni lontane sarebbero gli scienziati dell’Istituto.
  • L’Istituto di Wuhan venne contestato, in passato e prima della Pandemia, in merito a delle carenze sulla sicurezza.

Come può essere arrivato il virus a Wuhan? Wiesendanger esclude la zoonosi e lo fa sostenendo che i pipistrelli non fossero venduti nel mercato di Wuhan. Tale considerazione risulta assurda, visto che gli stessi scienziati non escludono che il virus possa essere passato direttamente dai pipistrelli all’uomo, ma ammettono come più probabile l’esistenza di un ospite intermedio.

In merito all’origine animale, questa viene supportata da esperti del settore – non fisici – attraverso anche le proprie pubblicazioni peer review su riviste scientifiche autorevoli. Il fatto che non si sia trovato ancora l’ospite animale intermedio non significa che il virus sia stato creato in laboratorio, come pretende di sostenere il documento tedesco. Ci sono diversi indizi sul pangolino, ma la natura clandestina del commercio delle sue scaglie, preziose nel mercato cinese, al momento rendere difficile accertarlo.

Il documento sostiene che vi siano riferimenti che classifichino come «paziente zero» un giovane scienziato dell’Istituto di Wuhan di nome Yanling Huang. Quali sono le fonti? Dei post sui social media cinesi e un video su Youtube. Secondo il documento, nessun rappresentante dell’Istituto avrebbe risposto alle domande riguardo il giovane scienziato, ma questa informazione risulta falsa in quanto lo stesso Istituto aveva pubblicato un comunicato per smentire i rumors del periodo. Al momento pare che la «paziente zero» riscontrata a Wuhan sia una 57enne di nome Wei Guixian, la quale iniziò a sentirsi male il 10 dicembre 2019, mentre secondo una pubblicazione su The Lancet ci sarebbero state alcune segnalazioni relative ai primi sintomi dai primi giorni di dicembre 2020.

In merito alla sicurezza dell’Istituto, si è parlato di problematiche legate al passato. Bisogna considerare che le ricerche sui virus avvengono nell’area BSL-4 con i più elevati e rigorosi protocolli al fine di non far uscire nessuno dei campioni oggetto di studio. Bisogna ricordare, inoltre, che all’interno dell’Istituto lavorano anche scienziati stranieri.

Il documento pubblicato dal fisico non è affatto uno studio scientifico. Lo ammette lui stesso a ZDF affermando che il suo elaborato fosse destinato solo al pubblico, non alla comunità scientifica. Alcuni studi citati nel documento, come dichiara sempre Wiesendanger alla testata tedesca, non sono nemmeno peer review.

Conclusioni

Ci troviamo di fronte all’ennesima pubblicazione non scientifica a sostegno di una teoria infondata e basata su vicende già smentite in passato. La pubblicazione, inoltre, non ha pretese di carattere scientifico anche perché lo stesso documento – a detta dell’unico autore – non è rivolto alla comunità scientifica e non ha basi scientifiche.

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