Calenda torna alla carica sul caso Renzi-Arabia Saudita: «Serve una norma che vieti ai parlamentari di ricevere soldi da governi stranieri»

Ieri l’ex premier aveva difeso la scelta di far parte dell’advisory board della fondazione saudita, sostenendo che non è solo giusto ma anche «necessario» mantenere rapporti con la monarchia di Mohammed Bin Salman

Il leader di Azione Carlo Calenda torna ancora una volta sui legami tra l’ex premier Matteo Renzi e l’Arabia Saudita di Mohammed Bin Salman. Ieri il senatore di Rignano sull’Arno aveva risposto tramite la sua e-news a chi da settimane gli chiedeva un chiarimento rispetto al fatto di ricevere soldi dal governo di Bin Salman in quanto membro dell’advisory board del FII institute saudita, difendendo la legalità delle proprie azioni – che non violano gli attuali regolamenti del Senato – e sostenendo che è non soltanto giusto ma anche «necessario» mantenere rapporti con la monarchia.


Su Twitter Calenda, che in passato ha denunciato più volte il comportamento dell’ex premier, ritenuto poco etico, ha proposto pertanto di varare una norma che vieti a un rappresentante in carica di percepire soldi da un governo straniero, sia indirettamente sia direttamente. «Questa norma esiste per i partiti relativamente a tutti i soggetti stranieri – scrive Calenda su Twitter -. Tanto più dovrebbe valere per redditi personali. Un governo può decidere di avere rapporti con un regime totalitario, un parlamentare non può essere sul libro paga di un governo o di enti controllati».


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