Non è tempo di riaperture, il fisico Battiston: «A marzo curva in risalita: sarà peggio dell’autunno»

Secondo il professore dell’Università di Trenot la soluzione per evitare una terza ondata è quella di procedere con lockdown tempestivi e locali

Il numero di zone rosse in Italia è arrivato a 500. Tra regioni, province e piccoli comuni. Per la maggior parte sono piccoli o piccolissimi comuni, messi in lockdown dopo l’aumento dei casi registrato nelle ultime settimane. In ogni caso, i colori della mappa italiana dell’epidemia si stanno scurendo. E i segnali che arrivano dai dati non sono affatto positivi, come spiega il fisico Roberto Battiston, professore all’Università di Trento, da mesi impegnato nello studio l’andamento dell’epidemia di Coronavirus. Dopo l’aumento dei nuovi casi positivi la prospettiva che ha disegnato in un’intervista a la Repubblica per le prossime settimane si muove verso un peggioramento drastico. Per Battiston infatti: «Abbiamo di fronte le varianti, molto più aggressive del virus ordinario, che stanno diventando le forme più diffuse». Un aumento dei contagi che ha portato già diverse province in zona critica: «Quelle in condizioni più gravi sono una ventina, altrettante stanno peggiorando. Va sottolineato che tre settimane fa in condizioni critiche c’erano solo la provincia di Perugia e quella di Bolzano».


Il confronto con i dati dello scorso autunno

I dati di questi giorni sono più preoccupanti di quelli che hanno anticipato la seconda ondata, quando l’Rt è passato da 1,15 a 1,85 in tre settimane: «A settembre l’Rt cominciava a salire ma avevamo 50 mila infetti, adesso sono 400 mila». Secondo Battiston i casi giornalieri cresceranno per almeno un mese: «Visti i tempi di intervento e reazione, per almeno 4 settimane il numero dei nuovi positivi continuerà a crescere. Ma dobbiamo agire subito per osservare gli effetti sull’indice Rt in 1-2 settimane». La soluzione per evitare di innescare la miccia di una terza ondata è sempre la stessa: sfruttare ancora di più lo strumento dei lockdown, evitando le chiusure nazionali. «Occorrono delle restrizioni dure, ma va trovato un percorso meno impattante. Invece di chiudere tutto per un tempo lungo, magari decidendo tra una settimana, sarebbe meglio scegliere interventi pesanti ma rapidi e in zone limitate, come si è incominciato a fare in alcune regioni».


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