Per Alex Gorsky, ceo di Johnson & Johnson, gli Stati Uniti sono ormai vicini al traguardo della vaccinazione di massa contro il Coronavirus. Il manager ha rilasciato un’intervista al quotidiano la Repubblica, dopo che la Fda ha approvato in emergenza l’uso del siero. «Stiamo uscendo dalla fase in cui dovevamo riservare i vaccini a categorie prioritarie, entriamo in quella in cui ci saranno dosi disponibili per tutti coloro che lo vogliono», ha detto Gorsky. All’aumento della produzione, condizione fondamentale, si accompagna la moltiplicazione dei centri per le vaccinazioni di massa: stadi, catene di farmacie, centri drive-through accessibili in automobile.
Ma a migliorare, sempre secondo Gorsky, è anche «la capacità di raggiungere ceti sociali meno abbienti e minoranze etniche perché tutti siano inclusi». Il presidente americano Joe Biden è inoltre riuscito a fare in modo che una casa farmaceutica concorrente, la Merck, metta due fabbriche a disposizione per produrre il vaccino di J&J. Una cooperazione fra rivali che darà un’ulteriore accelerazione alle forniture: fine maggio anziché fine luglio per avere a disposizione vaccini sufficienti per tutta la popolazione adulta degli Stati Uniti.
La strategia Usa
Ma si punta ad andare oltre: «Abbiamo dovuto iniziare la campagna dai 18 anni in su, ma stiamo lavorando per raggiungere la fascia dai 12 ai 18. In seguito ci occuperemo dei più piccoli e delle donne in gravidanza. I test sono in corso, lavoriamo a stretto contatto con la Fda», spiega ancora Gorsky. Si può quindi immaginare una vaccinazione dei bambini prima di settembre? «È probabile. La Fda ci sta lavorando, con noi e con le altre case. Per il vaccino Johnson & Johnson, la piattaforma-vettore è la stessa che usammo nelle vaccinazioni in Africa contro Ebola e Hiv, distribuendole a una popolazione più giovane».
Il manager ha inoltre precisato che i test della casa farmaceutica hanno coinvolto per il 45% pazienti negli Stati Uniti, per il 40% in America latina, per il 15% in Sudafrica. In America latina era già dominante la variante brasiliana, in Sudafrica quella locale. I risultati sono incoraggianti: «Il vaccino ha dato un’efficacia praticamente al 100% nell’impedire morti o ricoveri ospedalieri. Questa è la statistica che conta di più. In questa fase la missione prioritaria è bloccare il contagio, prima che il virus abbia il tempo di evolversi in altre varianti Covid potenzialmente più contagiose o più pericolose. In questa funzione il nostro prodotto è perfino più efficace dei concorrenti».
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