Mascherine cinesi Ffp2, il certificatore turco era già nel mirino del ministero dello Sviluppo Economico

Non solo l’Antifrode europea: test in laboratorio avevano portato il dicastero a segnalare l’ente turco per mascherine non a norma

Nuovi sviluppi nel caso delle mascherine cinesi Ffp2 certificate con il marchio CE2163 dall’ente turco Universal Certification (Universalcert). La società di Istanbul si trova non solo nel mirino dell’Olaf, l’Antifrode europea, ma era sotto la lente d’ingrandimento del ministero dello Sviluppo Economico. Lo rende noto un comunicato stampa di Assosistema Confindustria, richiedendo maggiori controlli vista l’emergenza Covid19.


Assosistema Safety, a seguito delle notizie riportate nei quotidiani in merito alle mascherine cinesi certificate CE2163, conferma il problema legato alla mancata sicurezza dei prodotti che giungono in Italia: «L’Associazione ci tiene a precisare che dall’inizio dell’emergenza sanitaria ha sollevato, in più occasioni, dubbi sulla effettiva conformità di alcuni DPI reperibili sul mercato, sia in caso di prodotti realizzati in deroga alle normative e prive della marcatura CE, sia in caso di presidi in possesso di certificati rilasciati da Organismi non autorizzati ad intervenire nella procedura di conformità di DPI o in possesso di documentazioni tecniche incongruenti e lacunose».


L’ente certificatore turco Universal Certification, titolato a rilasciare il marchio CE2163, era stato segnalato anche dal ministero dello Sviluppo Economico a seguito di alcuni test effettuati in laboratorio su delle mascherine da loro certificate e risultate non conformi. Anche l’Associazione europea ESF (European Safety Federation), di cui Assosistema fa parte, si era attivata chiedendo l’intervento della Commissione UE DG GROW che a sua volta ha richiesto l’intervento delle Autorità turche per far luce sull’operato della Universal Certification.

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