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Coppia gay aggredita a Roma: «Ci hanno pestati perché ci baciavamo. Dov’è la legge Zan?» – L’intervista

21 Marzo 2021 - 18:55 Fabio Giuffrida
A parlare è Jean Pierre Moreno, 23 anni, rifugiato, vittima di un'aggressione violenta perché omosessuale. «Ho paura a uscire, temo di incontrare in giro quell'uomo»

«Ogni volta che esco di casa e vedo una persona che assomiglia al mio aggressore ho paura che sia lui. È diventato un fantasma, anche perché ancora non è stato rintracciato». A parlare a Open è Jean Pierre Moreno, il ragazzo di 23 anni, rifugiato (è originario del Nicaragua), aggredito lo scorso 26 febbraio, intorno alle 21, alla stazione dei treni di Valle Aurelia a Roma mentre stava baciando il suo compagno. Calci, pugni e persino un lancio di sassi. Un’aggressione in piena regola – come mostra un video pubblicato nelle ultime ore – di chiara matrice omofoba. «Quando ci ha visti baciare, l’uomo ha prima attraversato i binari e poi ha urlato: “Non vi vergognate? Perché fate queste cose in pubblico?”. E infine ci ha picchiati», racconta. Quella sera con lui e il compagno c’era anche un amico che ha ripreso tutto.

I problemi con la polizia

«Era nero, un toro, arrabbiatissimo, il tono era intimidatorio. Una cosa del genere non mi era mai capitata. Di solito sono vittima di insulti come “fr**io di m***a” o “torna al tuo Paese”». Questo perché Jean Pierre Moreno, socio dell’associazione GayNet Roma, è anche un rifugiato politico: dal 2018 abita in Italia, parla perfettamente la nostra lingua e studia all’Università Roma Tre. È scappato dal suo Paese per colpa di« un regime assassino che incrimina i dissidenti per terrorismo e colpo di stato».

Il suo incubo non è finito dopo l’aggressione, ma sostiene che sia continuato con i poliziotti – a cui si è rivolto per sporgere denuncia – che avrebbero «fatto fatica a comprendere il movente omofobo» dell’aggressione: «Pensate che, anziché scrivere “mentre si baciavano”, hanno scritto “mentre si abbracciavano”. Poi il mio compagno ha dovuto fare un’integrazione chiedendo anche che venissero recuperate le immagini delle telecamere di sicurezza della stazione». Immagini che sono state acquisite dalla polizia che, proprio in questi giorni, sta indagando sui fatti.

«Serve subito la legge Zan»

«Dimostrare affetto in pubblico non dovrebbe essere limitato o punito. Non c’è nulla di sbagliato. L’Europa, tra l’altro, dice di essere uno spazio libero per la comunità Lgbtq+ e, invece, pur avendo ottenuto le unioni civili, rischiamo comunque di essere aggrediti o insultati per strada. Tutto questo è davvero ridicolo. Ecco perché serve subito la legge Zan contro l’omotransfobia. Il nostro caso dimostra come la polizia abbia avuto difficoltà a individuare il movente dell’omofobia semplicemente perché non esiste e perché non c’è una legge che ci tutela», conclude.

Le reazioni della politica

In attesa della legge, il mondo della politica non è rimasto silente di fronte all’accaduto. La solidarietà verso la coppia è arrivata da diversi schieramenti politici: «Scene come questa, la violenza, la discriminazione ci offendono tutti, vanno ripudiate senza se e senza ma», ha detto la ministra per le Pari opportunità e la Famiglia Elena Bonetti, mentre per la ministra per il Sud Mara Carfagna l’episodio «ci ricorda quanto sia importante combattere, ogni giorno e con ogni mezzo, l’omofobia». Sulla necessità di un intervento normativo è intervenuto con un tweet il segretario del Pd Enrico Letta: «L’impegno del Pd contro l’omofobia e a favore del ddl Zan proseguirà con ancora maggiore determinazione. Basta».

Mentre i capigruppo di Camera e Senato della Lega Riccardo Molinari e Massimiliano Romeo hanno dichiarato: «Non si strumentalizzino vili aggressioni come quella di oggi per fini politici. Ogni tipo di violenza e qualsiasi episodio omofobo sono da condannare fermamente e il nostro codice penale prevede già condanne e sanzioni adeguate per chi compie simili orribili atti».

La polemica con Giorgia Meloni

Si dice «scioccata», parla di «violenza vigliacca» e di «immagini indegne per un Paese civile» la leader di Fratelli d’Italia Giorgia Meloni. Un’uscita che non ha convinto per niente Jean Pierre Moreno: «La Meloni dimostri di essere davvero contro l’omofobia votando la legge Zan. Altrimenti è complice e le sue dichiarazioni rischiano di essere solo una dimostrazione ipocrita. Più fatti e meno parole. Abbiamo bisogno di norme che ci tutelino e non è affatto vero, come dice la Lega, che allo stato attuale siamo tutelati. Le leggi che ci sono non bastano». E a chi dice, come Roberto Calderoli, che «questa legge non è prioritaria» risponde: «Non è prioritario tutelare i cittadini e preoccuparsi della loro sicurezza?».

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