Un debito condiviso per uscire dalla crisi. Ma tra Draghi e la proposta degli Eurobond c’è l’opposizione della Germania

Il premier italiano torna a spingere sull’idea di titoli emessi direttamente dall’Unione europea

Una dichiarazione arrivata in modo inaspettato. Più per i tempi, che per il contenuto. Perché dall’uomo del «Whatever It Takes» le parole pronunciate al Consiglio europeo a marzo sono perfettamente in linea con quanto fatto alla fine del suo mandato alla guida della Bce. Mario Draghi, riunito con i leader degli Stati membri, ha chiesto di accelerare sugli Eurobond e, di fatto, su una politica fiscale comune. «Io posso pensare tutto che quello che voglio sull’utilità degli Eurobond ma dobbiamo pensarlo tutti e siamo lontani da questo, quindi non posso fare previsioni ma continuo a dire la stessa cosa da tanti anni ed è importate ripeterla», ha dichiarato Draghi, quasi a voler ricordare che nell’Europa unita, senza un consenso comune, qualsiasi decisione rischia di trasformarsi in uno stallo lungo e sfiancante.


Draghi: «Il Recovery è una via di mezzo perché non c’è bilancio comune»

«Una specie di Eurobond è la creazione del titolo uscito dalla Commissione per il Recovery: questo è molto importante già di per sé, è una via di mezzo perché non c’è bilancio comune», aveva aggiunto il premier italiano. «Ma gli investitori apprezzano i titoli della Commissione perché meno rischiosi di quelli dei Paesi: noi abbiamo un imponente debito pubblico da sostenere. Occorre tenerlo presente». Le parole di Draghi sono arrivate in un momento critico, e cruciale, per la politica europea. Con la crisi economica innescata dalla pandemia di Covid, da mesi il premier chiede con forza che vengano messe in campo nuove regole.


«Negli Usa hanno un’unione dei mercati dei capitali»

«Negli Usa hanno un’unione dei mercati dei capitali, un’unione bancaria completa, e un safe asset», ha fatto notare Draghi. Di fatto, con la ratifica del Next Generation Ue, la Ue ha già fatto un passo avanti per dotarsi di strumenti per fare debito comune. Ma per Draghi questi cambiamenti devono diventare strutturali. Una delle incognite potrebbe essere però la Germania, sempre ostile all’idea di condividere un debito comune a livello europeo.

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