Euro 2020, polemiche per l’ok del governo al pubblico dal vivo. Da Franceschini a Zaia: «Parità di trattamento»

Ministri, onorevoli, presidenti di Regione, associazioni di categoria e medici chiedono di applicare lo stesso criterio “aperturista” anche ad altri settori della vita economica e sociale

Il via libera del governo Draghi al 25% di pubblico dal vivo allo stadio Olimpico di Roma, quota minima richiesta dall’Uefa per consentire lo svolgimento di Euro 2020 (anche) in Italia, ha innescato una reazione a catena. Ministri, onorevoli, presidenti di Regione, associazioni di categoria e medici chiedono di applicare lo stesso criterio “aperturista” anche ad altri settori della vita economica e sociale del nostro Paese. E puntano il dito contro il trattamento preferenziale che l’esecutivo avrebbe riservato allo sport. La prima partita di Euro 2020, Italia-Turchia, si disputerà proprio all’Olimpico l’11 giugno. Per quella data molte cose potrebbero essere cambiate, ma la questione di principio si pone subito: «Se è possibile accedere in uno stadio con 16 mila persone per il calcio, dev’essere possibile anche per un concerto. Il mondo della cultura non può essere trattato in questo modo», dice per esempio Enzo Mazza, amministratore delegato della Fimi, la Federazione dell’industria musicale italiana.


Mazza (Fimi): «Siamo di fronte a una farsa»

Mazza non esita a parlare di «discriminazione» e chiede l’apertura immediata di un tavolo di confronto per ottenere quanto meno un trattamento equivalente: «Siamo di fronte a una farsa. Si dibatte su protocolli stringenti sui cui dovrebbe esprimersi il Cts per consentire quest’estate eventi musicali all’aperto con mille persone o poco più, e nello stesso momento si approva un piano far entrare oltre 16 mila persone all’Olimpico in occasione degli europei di calcio?». Mazza rincara la dose ricordando come i danni subiti dal mondo dello spettacolo e della musica dal vivo dopo oltre un anno di pandemia siano assai rilevanti: «Un settore distrutto, lavoratori dispersi e senza risorse, piccoli club che hanno chiuso per sempre… e ora si scopre che una decisione politica può derogare alle restrizioni sanitarie? È ridicolo».


Mogol: «Se si apre al mondo dello sport si deve aprire anche agli eventi culturali e agli spettacoli»

Al suo fianco, in qualche modo, si è schierato il ministero dei Beni culturali guidato da Dario Franceschini, che in una nota ha fatto sapere: «Sia nell’audizione di lunedì, sia nelle proposte inviate ieri al Cts, il ministro Franceschini ha chiesto che, nel caso in cui si dovessero autorizzare eventi sportivi con il pubblico, le stesse regole dovrebbero riguardare i concerti e gli spettacoli negli stadi o in spazi analoghi». E il presidente della Siae, Giulio Rapetti, meglio noto come Mogol, si è detto completamente d’accordo: «Se si apre al mondo dello sport si deve aprire, negli stadi o in spazi analoghi, anche agli eventi culturali e agli spettacoli, nel rispetto delle stesse modalità di sicurezza».

Zaia: «Liberi tutti allora?»

Anche il presidente della Regione Veneto, Luca Zaia, ha voluto dire la sua: «Ho visto che l’11 giugno ci saranno gli europei, con lo stadio aperto per Italia-Turchia. Liberi tutti allora? Chi la volesse leggere in maniera maldestra potrebbe dire che sto parlando male di questa apertura. Invece dico: bene, prendiamo atto che l’11 giugno siamo aperti. Vediamo di capire strada facendo cosa si può aprire in questi 60 giorni». Ancora più esplicito il deputato e segretario nazionale di Sinistra italiana, Nicola Fratoianni: «Se il presidente Draghi si impegna a garantire all’Uefa la possibilità di avere pubblico dal vivo negli stadi a giugno, senza sapere quale sarà l’andamento reale della pandemia e del piano vaccinale, e senza rassicurazioni formali da parte del Cts, allora deve pubblicamente impegnarsi a garantire già dalle prossime settimane il ritorno alla vita, con tutte le precauzioni e con protocolli precisi, a migliaia di attività che non reggono più».

Bassetti: «Le ultime due giornate della Serie A si potrebbero disputare con il 15% di pubblico sugli spalti»

Sulla stessa linea il professor Matteo Bassetti, direttore della clinica di Malattie infettive dell’ospedale San Martino di Genova. Il medico ha prima fatto notare come l’Italia sia stato l’ultimo Paese europeo a dare la disponibilità a riaprire gli stadi per il torneo, sottolineando come altrove il limite massimo sia stato portato anche al 50% della capienza. Poi ha lanciato una proposta operativa anche per il campionato di Serie A, a patto di riuscire a regolamentare i flussi in ingresso e in uscita dagli impianti: «Io credo che oggi, con le vaccinazioni e le altre misure che conosciamo – ha detto all’agenzia Ansa -, le ultime due giornate si potrebbero disputare con il 15% di pubblico sugli spalti. Sarebbe un bel segnale per come si deve partire l’anno prossimo. A settembre non si può più pensare a questa altalena di aperture e chiusure, sia per le attività commerciali, sia per gli stadi».

Foto di copertina: ANSA/Mourad Balti Touati | La manifestazione Bauli in Piazza dei lavoratori dello spettacolo in piazza Duomo a Milano, 10 ottobre 2020.

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