A rischio i contratti di AstraZeneca e J&J, la Commissione Ue sull’indiscrezione: «Per il 2022 tutte le opzioni sono aperte»

Trattative ancora in corso per il rinnovo dei contratti con tutte le case farmaceutiche. La Commissione europea non esclude che gli accordi sui due vaccini più problematici finora per ritardi e casi sospetti possano saltare dal prossimo anno

Prima l’impasse su AstraZeneca, adesso la sospensione precauzionale di Johnson&Johnson per pochi casi rari di trombosi negli Stati Uniti. Due vaccini anti Covid diversi, ma con un elemento in comune: il meccanismo del vettore virale che prevede l’impiego degli adenovirus per innescare la risposta immunitaria al SARS-CoV-2. Dopo l’indiscrezione riportata da La Stampa, secondo cui la Commissione europea starebbe pensando di non rinnovare i contratti per i vaccini a vettore virale, optando invece per l’acquisto di ulteriori dosi di vaccino basati sul meccanismo dell’RNA messaggero (Pfizer e Moderna), fonti da Bruxelles specificano: «Per il 2022 tutte le opzioni sono aperte, ma non commentiamo su questioni relative a contratti specifici». In precedenza, il presidente Draghi aveva già ribadito in sede europea che non avrebbe firmato ulteriori contratti in assenza di garanzie, certo che nel tempo «i vaccini verranno prodotti meglio», anche per coprire le possibili varianti del virus. Di conseguenza, alla luce della precisazione della Commissione Ue i tavoli di trattativa con tutte le case farmaceutiche restano ancora aperti.


I possibili scenari dopo lo stop precauzionale a J&J

Intanto però, lo stop precauzionale al preparato di Johnson&Johnson, e l’ipotesi che questo possa essere sbloccato dall’Ema ma essere indicato preferenzialmente per la popolazione over 60 (proprio come nel caso di AstraZeneca), rischia di creare un ennesimo vuoto da colmare per raggiungere l’obiettivo dell’immunità di gregge. Complessivamente, per l’Italia, sono previste 62 milioni dosi di vaccini con meccanismo a vettore virale. E un blocco europeo sui preparati di questo tipo rappresenterebbe un duro colpo per l’andamento della campagna vaccinale. La mera limitazione d’uso alla fascia degli over 60, invece, potrebbe ancora permettere di lasciare aperta una finestra di disponibilità, distribuendo i vaccini a vettore virale alla popolazione sopra i 60anni e, allo stesso tempo, lasciando una consistente parte delle ulteriori 74 milioni di dosi di Pfizer e Moderna, per l’immunizzazione di almeno della metà della popolazione con età inferiore ai 60 anni entro la fine dell’anno. 


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