I numeri assoluti della pandemia in Italia sembrano migliorare: stando al bollettino della Protezione Civile e del ministero della Salute oggi, 23 aprile, il numero di nuovi casi è sceso a 14.761. Ma è soprattutto il dato relativo alle vittime – 342 nelle ultime 24 ore -, a essersi stabilizzato sotto le 400 unità e a seguire un trend in discesa. Elaborando i dati su scala settimanale, però, la situazione appare tutt’altro che positiva. «L’allentamento delle misure restrittive nella maggioranza delle regioni italiane è prematuro», afferma Giovanni Sebastiani. Il matematico del Cnr fa notare che «la percentuale dei positivi sui tamponi molecolari sta frenando la sua discesa. Questo andamento si osserva tanto a livello nazionale quanto nella maggior parte delle regioni».
«Inoltre il livello dell’incidenza settimanale medio a livello nazionale è alto: 160 casi ogni 100mila abitanti. Un quarto delle province circa – aggiunge – supera il livello dei 200 casi». La soglia dell’incidenza settimanale che impone l’ingresso in zona rossa è di 250 casi ogni 100mila abitanti. «Le riaperture possono essere fatte davvero in sicurezza quando l’incidenza è bassa: dovremmo prendere esempio dal Regno Unito, che sta aprendo adesso con un’incidenza di 28 casi ogni 100mila abitanti». Questo risultato, oltremanica, si è potuto raggiungere grazie a misure restrittive molto rigide.
Sebastiani evidenzia che le vaccinazioni stanno contribuendo ad abbassare la mortalità del Coronavirus, «ma siccome non stiamo dando i vaccini a quella fascia di popolazione che veicola il virus – i più giovani -, non possiamo sperare di abbassare la circolazione del virus con le vaccinazioni». Cosa comporta fare una campagna vaccinale con un’incidenza del contagio così elevata? «Essenzialmente sono due i rischi: il primo è che si sviluppino varianti resistenti ai vaccini, il secondo è che anche la popolazione fragile è più esposta al contagio prima di ottenere l’immunità dal vaccino». E conclude: «Sarebbe meglio rimandare le riaperture a fine maggio quando avremo vaccinato in modo completo, con due dosi, la fascia delle persone con 70 anni o più, a cui corrisponde l’86% della mortalità per Covid-19».
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