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Borghi, Crisanti e Cingolani: quanta confusione sullo studio Usa citato a Piazzapulita. Ecco cosa dice davvero

23 Aprile 2021 - 09:24 David Puente
Durante la trasmissione sono state confuse e menzionate erroneamente le pubblicazioni del Prof. John Ioannidis della Stanford University. Ecco cosa c'è da sapere

Nella puntata del 22 aprile 2021 di Piazzapulita, in onda su La7, il deputato della Lega Claudio Borghi ha condiviso in diretta uno “studio” del Prof. John Ioannidis della Stanford University con il quale sostiene la tesi che «il lockdown non serve a nulla». Con la citazione del professore greco-americano, la trasmissione è proseguita con diverse imprecisioni da parte degli ospiti presenti, tra questi il Prof. Andrea Crisanti e il ministro Roberto Cingolani.

Partiamo dallo “studio” citato da Borghi, quello intitolato «Effect estimates of COVID-19 non-pharmaceutical interventions are non-robust and highly model-dependent» e pubblicato il 26 marzo 2021 dal Journal of Clinical Epidemiology (impact factor 4.245 rispetto al 30.223 del BMJ). Prima di proseguire dobbiamo spiegare cosa significa «non-pharmaceutical interventions», ossia gli interventi non farmaceutici (NPI) tra i quali il distanziamento sociale e l’uso delle mascherine. Possiamo sostenere che i lockdown siano un insieme di diversi NPI messi in atto per contrastare la diffusione della Covid19.

Per chi ha fretta

  • Il Prof. Ioannidis venne ampiamente criticato nel 2020 dalla comunità scientifica americana a seguito di alcune sue dichiarazioni e pubblicazioni sulla Covid19.
  • Lo studio citato da Borghi non sostiene che i lockdown siano inutili.
  • Il Prof. Crisanti ha parlato di uno studio, ma non era quello citato da Borghi che si è confuso con un altro.
  • Stesso discorso per il ministro Cingolani, anche per lui c’è stata confusione con la citazione di pubblicazioni precedenti.

Analisi – Il documento

Leggendo il titolo, non si riscontra la teoria del «i lockdown non servono a nulla», nemmeno nelle brevi conclusioni del documento dove si sostiene che l’impatto dei lockdown è incerto e dipende dai «modelli»:

Inferences on effects of NPIs are non-robust and highly sensitive to model specification. In the SIR modeling framework, the impacts of lockdown are uncertain and highly model-dependent.

A conferma che vi siano diverse variabili da tenere in considerazione, nella pubblicazione leggiamo che 3 dei modelli tenuti in considerazione avrebbero ottenuto «pochi o nessun beneficio dai lockdown». Per questo motivo il documento non boccia l’insieme di NPI volte a contenere la diffusione del virus con un secco «non servono a nulla», ma mette in discussione i modelli a seconda dei casi tenendo conto di diverse variabili:

We explored two models developed by Imperial College that considered only NPIs without accounting for mobility (model 1) or only mobility (model 2), and a model accounting for the combination of mobility and NPIs (model 3). Imperial College applied models 1 and 2 to 11 European countries and to the USA, respectively. We applied these models to 14 European countries (original 11 plus another 3), over two different time horizons.

Non solo, all’interno del documento leggiamo anche una frase molto chiara: «We do not claim that lockdown measures definitely had no impact in the first wave of COVID-19». Tradotto, gli autori non affermano che i lockdown non abbiano avuto impatto nella prima ondata della Covid19. Infine, oltre a riconoscere i limiti delle analisi condotte, gli stessi mettono in guardia contro coloro che potrebbero utilizzare in maniera errata il loro lavoro:

Similarly, our results should not be interpreted with a nihilistic lens, i.e., that NPIs are totally ineffective

Insomma, gli autori affermano che il loro lavoro non deve essere interpretato come una bocciatura degli NPI come «totalmente inefficaci». C’è da dire che il documento non smentisce (e non lo afferma affatto) la pubblicazione di Nature dello scorso agosto 2020 sugli NPI in Europa.

Analisi 2 – La confusione

Durante la trasmissione il deputato Borghi ha riportato la sua interpretazione del documento pubblicato dal Journal of Clinical Epidemiology dove troviamo tra i firmatari il Prof. John Ioannidis della Stanford University. Nel rispondere al deputato leghista, il Prof. Andrea Crisanti ha affermato che il documento sarebbe stato cancellato dall’Università di Stanford insieme ai video dell’autore, ma non è proprio così.

Risulta altamente probabile che lo studio a cui si riferisce Crisanti sia un altro, quello pubblicato nel 2020 e ampiamente criticato con il quale Ioannidis si è ritrovato contro la comunità scientifica. Parliamo del documento intitolato «COVID-19 Antibody Seroprevalence in Santa Clara County, California» reso noto in pre-print il 17 aprile 2020 e poi corretto – nella sua seconda versione – a seguito delle polemiche prima di essere pubblicato sull’International Journal of Epidemiology.

Quali polemiche aveva scatenato lo studio? Avrebbe sostenuto che il Sars-Cov-2 non fosse un virus così pericoloso e che la malattia fosse meno di un’influenza stagionale, tanto che lo stesso Prof. di Stanford avrebbe voluto suggerire all’allora Presidente Trump di non chiudere il Paese. Queste cose le sappiamo soprattutto grazie a un articolo di Buzzfeed del luglio 2020 dove vengono riportate le email di Ioannidis e dove vengono citate le critiche di Marc Lipsitch, un epidemiologo della Harvard TH Chan School of Public Health, il quale sosteneva che le teorie presenti nel documento fossero scientificamente insostenibili in quel periodo. In un lungo articolo del New York Times, del 14 maggio 2020, viene spiegata la strumentalizzazione politica del lavoro svolto da Ioannidis da parte dei soggetti vicini alle idee di Donald Trump.

Un’altra polemica riguardo lo studio pubblicato a inizio 2020 da Ioannidis riguarda un presunto finanziatore dello stesso, il fondatore della JetBlue Airways David Neeleman e sostenitore delle riaperture, secondo una ricostruzione di BuzzFeed del 15 maggio 2020.

Per quanto riguarda i video, non troviamo riscontri in merito a delle rimozioni da parte dell’Università di Stanford, bensì da Youtube come riportato in un articolo del Washington Post del 16 dicembre 2020. Il motivo? Avrebbe violato, nel video stesso, le policy sulla Covid19. Nell’articolo del Post viene citato anche Steven Goodman, epidemiologo che dirige un istituto di ricerca di Stanford con Ioannidis, il quale si dichiarava preoccupato per la presa di posizione del collega.

Sempre a Piazzapulita, era intervenuto anche il ministro Roberto Cingolani sostenendo che il documento citato da Borghi fosse stato criticato nel novembre del 2020, ma come sappiamo è stato pubblicato solo nel 2021. Cingolani, come Crisanti, si riferiscono alle polemiche sui lavori pubblicati da Ioannidis nel 2020.

Curiosità

I colleghi di Facta si erano occupati di un’altra pubblicazione del 2021, sempre a firma del Prof. Ioannidis, in merito al tema delle chiusure. Ecco le conclusioni:

In conclusione, lo studio riportato dagli articoli segnalati a Facta esiste ma soffre di diversi difetti, è stato contestato da altri epidemiologi, e fornisce risultati diversi con studi più dettagliati e ricchi di dati che cercano di rispondere alla stessa domanda, pubblicati quasi contemporaneamente. È inoltre in contrasto con la numerosa letteratura scientifica che supporta l’efficacia delle misure restrittive (qui,qui,qui,qui,qui,qui,qui equi solo alcuni).

In un articolo del 17 marzo 2020, pubblicato su Stat a firma del Prof. Ioannidis, si legge una sua previsione del numero dei decessi negli Stati Uniti a causa del virus:

If we assume that case fatality rate among individuals infected by SARS-CoV-2 is 0.3% in the general population — a mid-range guess from my Diamond Princess analysis — and that 1% of the U.S. population gets infected (about 3.3 million people), this would translate to about 10,000 deaths.

Nel mese di luglio 2020, al raggiungimento dei 3 milioni e 300 mila infetti, i decessi confermati negli Stati Uniti risultano essere oltre 130 mila, non i 10 mila previsti da Ioannidis.

Di recente, il 21 gennaio 2021, riscontriamo che l’Università di Stanford ha deciso di chiudere il campus a seguito dei contagi associati alle riaperture, come spiegato dalla Preside del dipartimento di epidemiologia e salute Melissa Bondy: «Spikes in on-campus cases due to reopening could also potentially spread to the larger community, such as the rest of Santa Clara County, according to Bondy».

Conclusioni

Durante la trasmissione di Piazzapulita del 22 aprile 2021 sono state riportate diverse inesattezze in merito al tema del lockdown, a partire dal documento presentato da Borghi che a sua volta ha scatenato l’insorgere delle risposte non corrette da parte di altri protagonisti della serata. Ricordiamo l’importanza relativa all’utilizzo degli NPI, come spiegato in un precedente articolo.

Nota: per errore abbiamo attribuito il titolo di senatore a Borghi, mentre risulta essere deputato.

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