Un microchip sottocutaneo del Pentagono che rivela la Covid19? Non è un microchip

Si parla di un fantomatico microchip sottocutaneo capace di rilevare il Sars-Cov-2, ma si tratta di un idrogel e non è ancora capace di farlo

I teorici del complotto, così come gli amanti del genere, hanno puntato la loro attenzione su un microchip sottocutaneo progettato dall’americana DARPA, la Defence Advanced Research Project Agency del Pentagono, capace di rilevare la Covid19 prima ancora che si sviluppi la malattia. Questa è la prova che vogliono metterci un microchip sottocutaneo per controllarci tutti? C’è un problema, non è un microchip.

L’articolo del DailyMail del 12 aprile 2021 che parla di microchip, sbagliando.

Alcuni articoli di Open Fact-checking si sono occupati proprio delle teorie del complotto sui fantomatici microchip inoculati insieme ai vaccini, capaci di fare cose che al momento ci sogniamo nei migliori film (così come nei peggiori) di Hollywood. Oggi, a causa di alcune notizie circolate online (e tipicamente lanciate dal Dailymail per poi essere “copia incollate” dalle testate italiane), i teorici della cospirazione pensano di aver trovato una risposta alle loro credenze, ma non è così.

Per chi ha fretta

  • DARPA non ha ideato un microchip sottocutaneo.
  • Si tratta di un idrogel, come quello delle lenti a contatto.
  • L’unica parte elettronica è un rilevatore esterno che interagisce con l’idrogel.
  • La tecnologia in fase di studio non è ancora capace di individuare la Covid19 o l’insorgere di un’altra malattia.

Analisi

La fonte di tutta questa nuova ondata di teorie cospirazioniste è un articolo di 60 Minutes, programma di CBSNews, pubblicato lo scorso 11 aprile 2021 dal titolo «Military programs aiming to end pandemics forever». L’articolo è stato condiviso anche su Linkedin dal responsabile della comunicazione di DARPA, Jared Adams:

Nell’articolo leggiamo l’intervista rilasciata dal colonnello in pensione Matt Hepburn, medico specializzato in malattie infettive dell’esercito americano, dove non si parla di un microchip. Anzi, lo specificano pure: «It’s not some dreaded government microchip to track your every move, but a tissue-like gel engineered to continuously test your blood». Di che cosa parliamo? Di un sensore chimico formato da un idrogel come quello utilizzato nelle lenti a contatto. Come rivelerebbe una malattia? Lo spieghiamo tra poco, intanto ecco un fotogramma del servizio televisivo americano dove viene mostrato questo prototipo:

Il prototipo è composto da due elementi: la striscia di idrogel, lunga appena due millimetri, che viene iniettata sotto la pelle, e un rilevatore esterno. L’unica parte elettronica è proprio quest’ultimo, di fatto non vi viene iniettato alcun microchip o prodotto elettronico all’interno del vostro corpo.

Infografica di Profusa, pubblicato da Insider lo scorso 16 aprile 2021.

L’idrogel rivela chimicamente dei cambiamenti nel nostro corpo, sempre su base chimica e a livello cutaneo, che il rilevatore esterno individua una volta passato sopra la pelle rilevando una luce fluorescente. C’è un problema: non è detto che riveli la Covid19 o altre malattie, è ancora troppo presto. A riferirlo è lo stesso Hepburn, come riportato da Insider:

The sensor itself cannot tell if the infection is COVID-19 or another pathogen. But once it starts signaling that something is off, “now you can look under the hood,” Hepburn said.

Sempre su Insider leggiamo le dichiarazioni di Ben Hwang, CEO della società Profusa che collabora con DARPA nel progetto, il quale specifica che nell’elemento iniettato non ci sono batterie, bovine, parti elettroniche, ma solo idrogel. Insomma, è un elemento soltanto passivo utile a un macchinario esterno di rilevare qualcosa.

Conclusioni

Stiamo parlando di un prototipo, non ancora capace di individuare nemmeno la Covid19 prima ancora dello sviluppo dei sintomi. Niente di elettronico viene iniettato nel corpo umano, ma solo una sostanza chimica che funge da sensore per uno strumento elettronico esterno.

Ancora una volta, niente microchip sottocutanei capaci – secondo alcuni – di monitorarci a tal punto da sapere tutto di noi (immaginiamo le “lobby dei lassativi e della carta igienica” interessate a contare quante volte andate in bagno ogni giorno) o addirittura di controllarci fisicamente e mentalmente (mentre si stanno ancora sviluppando protesi o tecnologie capaci di aiutare coloro che hanno gravi problemi al sistema nervoso).

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