Si può curare la Covid-19 a casa? No ma può essere gestita. Ecco cosa dice la nuova circolare del Ministero

Nessuno verrà curato in casa: cos’è davvero la gestione domiciliare prevista dalla nuova Circolare ministeriale

La Circolare ministeriale aggiornata al 26 aprile 2021 riguarda la «gestione domiciliare dei pazienti con infezione da SARS-CoV-2». Non si parla di «cure domiciliari», bensì di gestire e monitorare la Covid-19. Si parla per questo anche di «vigile attesa». Il paziente verrà seguito a distanza dai medici, con modalità diverse a seconda del decorso della malattia, per poi essere ospedalizzato nel caso manifestasse la necessità di cure vere e proprie. Vediamo allora cosa prevede esattamente la nuova circolare sulla gestione domiciliare dei pazienti colpiti dal nuovo Coronavirus.


Le tre fasi cliniche da monitorare

Nella prima parte la circolare definisce il decorso clinico di un paziente Covid. La prima fase è quella in cui si ferma la maggior parte dei positivi, perché il Sistema immunitario riesce a bloccare l’infezione. Generalmente i più giovani non manifestano sintomi rilevanti, nei casi sintomatici invece sono stati osservati sintomi quali febbre, tosse secca e un senso di malessere generale. Siamo nello stadio in cui SARS-CoV-2 si è legato ai recettori delle cellule penetrando in esse, cominciando così a moltiplicarsi. 


Chi arriva nella seconda fase subisce gli effetti dell’infezione virale e della risposta immunitaria nei tessuti polmonari. Abbiamo quindi una polmonite interstiziale. Si parte da una sintomatologia respiratoria precoce limitata e si può finire con instabilità clinica e insufficienza respiratoria.

«Il fenomeno della cosiddetta “ipossiemia silente”, caratterizzato da bassi valori di ossigenazione ematica in assenza di sensazione di dispnea soggettiva, è caratteristico di questa fase di malattia», spiega la Circolare.

Un ulteriore fallimento del Sistema immunitario porta alla terza fase, che riguarda una quota limitata di pazienti. Siamo nello stadio dominato dalla famigerata «tempesta di citochine», associata allo stato iperinfiammatorio dei tessuti polmonari. È il preludio di quella che sarà una ARDS (Acute Respiratory Distress Syndrome), la sindrome respiratoria caratteristica dei casi gravi di Covid-19, con tutto un corollario di altri fenomeni. 

«In questa fase, si è osservata un’alterazione progressiva di alcuni parametri infiammatori quali PCR, ferritina, e citochine pro-infiammatorie (IL2, IL6, IL7, IL10, GSCF, IP10, MCP1, MIP1A e TNFα) e coagulativi, quali aumentati livelli dei prodotti di degradazione della fibrina come il D-dimero, consumo di fattori della coagulazione, trombocitopenia».

Gli scenari di gestione domiciliare

A seconda dello stadio in cui si trova il paziente e della sua appartenenza o meno a determinate fasce ritenute a rischio, è possibile gestire il decorso della malattia quando ancora non è necessaria l’ospedalizzazione. Vengono quindi definiti degli «scenari di gestione domiciliare». Così i pazienti saranno messi in sicurezza senza congestionare gli ospedali.

I medici di medicina generale (MMG), i pediatri di libera scelta (PLS) e le Unità Speciali di Continuità Assistenziale (USCA) sono chiamati a gestire su tutto il territorio nazionale diversi compiti:

  • Segnalazione e diagnosi;
  • Raccolta dei dati sui pazienti positivi;
  • Verificano le condizioni abitative per l’isolamento del paziente;
  • Informano paziente e famigliari sulle misure di prevenzione e controllo;
  • Monitoraggio e consultazione a distanza;
  • Identificano in che stato è giunto il paziente e prescrivono terapie di supporto;
  • Effettuano anche un controllo di congiunti e famigliari; 
  • Valutano la presenza di eventuali segni psichici che possano richiedere supporto contro ansia, depressione, rischio suicidario;
  • Selezionano i pazienti che potrebbero beneficiare di un trattamento precoce con anticorpi monoclonali (da fare in ospedale);

Tutto questo prevede anche un supporto infermieristico e l’utilizzo di strumenti che possono agevolare il controllo a distanza, non solo mediante telefono ma anche attraverso specifiche App. È importante intercettare in questo modo quel 10-15% di pazienti che avrà un decorso grave della malattia, valutando puntualmente i parametri associati. In questo modo in caso di ospedalizzazione, medici e operatori sanitari sapranno esattamente cosa fare.

I soggetti con sintomi lievi possono venire assistiti con farmaci quali «il paracetamolo o FANS in caso di febbre o dolori articolari o muscolari, a meno che non esista chiara controindicazione all’uso». 

Man mano che i sintomi peggiorano si prevedono altri interventi. In questa parte si precisano anche alcuni aspetti controversi, che hanno alimentato la disinformazione su alcuni trattamenti. La circolare consiglia una riduzione della prescrizione di eparina; sconsiglia l’uso consuetudinario di corticosteroidi, se non in determinate condizioni di rischio.

Si raccomanda di evitare l’uso di antibiotici e idrossiclorochina. Infine si segnala la totale infondatezza dell’uso di supplementi vitaminici o integratori alimentari. Tutto in linea con le raccomandazioni di AIFA, basate sulla letteratura scientifica.  

Non chiamatele cure domiciliari

Quanto riportato riguarda quindi un controllo dei casi, seguiti passo per passo durante il decorso della malattia. In questo modo vengono ottimizzati i ricoveri negli ospedali, riducendo il carico ai soli pazienti che necessitano le cure vere e proprie. È fondamentale che non venga frainteso questo punto.

«Il Covid non si cura a casa. Punto. Il Covid si “gestisce” a casa, il Covid si “monitora” a casa ma non si cura perchè rimane una patologia virale e come tale si può fare monitoraggio e gestione dei sintomi», spiega il medico Diego Pavesio di Patto trasversale per la scienza.

Niente di quel che prevede la circolare ministeriale potrà infatti suscitare la risposta immunitaria necessaria. Parlare di cure domiciliari significa dare la patente di «antivirali» a trattamenti che non lo sono, ispirando quelle narrazioni pseudo-mediche denunciate numerose volte nel nostro progetto Open Fact checking. «Non è mai stata paracetamolo e vigile attesa», titola Butac, a proposito di chi vorrebbe sminuire l’importanza del monitoraggio e della gestione della malattia.

Foto di copertina: ANSA/Filippo Venezia | Immagine di repertorio.

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