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«Vi chiamano neg*i o fro*i? Ridetegli in faccia e disarmateli»: la Rete insorge contro il discorso di Pio e Amedeo

01 Maggio 2021 - 15:43 Fabio Giuffrida
Fa discutere lo show di 17 minuti andato in onda ieri sera, davanti a 4 milioni di spettatori, contro il politicamente corretto

Stanno facendo discutere le parole di Pio e Amedeo nel corso della terza ed ultima puntata di “Felicissima Sera” (andata in onda ieri sera, 30 aprile 2021, su Canale 5). Un monologo di 17 minuti in cui Amedeo attacca, senza peli sulla lingua, il politicamente corretto, in prima serata, davanti a una platea di oltre 4 milioni di persone: «Il problema non è l’uso delle parole ma l’intenzione, va condannata la cattiveria. Se dici “i neri devono stare a casa loro” è peggio di “neg*o, ti vengo a prendere e ci mangiamo una cosa insieme”. Il problema qual è? La G in mezzo? Non basta la G al centro per lavare le coscienze dei cretini. Bisogna combatterli con le stesse armi. Quando vi chiamano “neg*o” ridetegli in faccia, disarmateli così». Un discorso contro il razzismo che, però, secondo molti, rischia di buttare in caciara l’uso di termini che, avendo una natura denigratoria, feriscono i destinatari.

Il discorso sui gay

MEDIASET | In foto il duo comico

«Se vi dicono “ricchi*ni” o “fro*i” per ferirvi, ridetegli in faccia. L’ignorante non saprà cosa fare. La cattiveria è il male e non risiede nelle parole, bensì nella testa. Il Gay Pride? Ma a cosa serve nel 2021? A me, etero, mi avete mai visto in un corteo a dire “evviva la fi*a”? Non serve più, non c’è bisogno, siamo tutti uguali. E poi questa cosa che i gay sono tutti sensibili. E noi che siamo pezzi di mer*a? Cecchi Paone, ad esempio, è gay ma è un pezzo di mer*a. Si dice, tra l’altro, che Hilter fosse gay. E lui era sensibile? Dai…», continua.

I cinesi, gli ebrei e i terroni

MEDIASET | In foto Pio e Amedeo

L’idea di Amedeo è quella che bisogna «poter scherzare sui luoghi comuni», anche sugli ebrei, sui cinesi e sui terroni. «Non posso più fare gli occhi a mandorla dei cinesi… La Hunziker l’hanno crocifissa. Voglio che tutti questi termini facciano la fine di “terrone”. All’inizio era dispregiativo, ora è diventato figo. Il politicamente corretto ha rotto il ca*zo». «Fino a quando non cureremo dall’ignoranza quelli che dicono queste parole non ci resta che l’autoironia. Se l’ignoranza è il Covid, l’autoironia è, per ora, il nostro unico vaccino», ha concluso.

Le reazioni

Un discorso che arriva a pochi giorni dalla calendarizzazione del ddl Zan – che combatte proprio l’omotransfobia – e che ha scatenato una vera e propria bufera soprattutto tra la comunità Lgbtq+. Alberto scrive su Twitter: «Scusate Pio e Amedeo se quando mi chiamano “ricchi*ne” per strada, se quando ho paura di camminare mano nella mano col mio ragazzo perché magari qualcuno potrebbe mettermi le mani addosso, scusate se in queste circostanze non rido. Sto sbagliando io».

Un altro utente aggiunge: «Io sono rimasto al “quando vi chiamano froc*o voi sorridete”. Sapete, Pio e Amedeo, a 24 anni io ho sorriso a chi mi ha urlato “Froc*o di merda” durante una fiera, mentre ero con i miei amici. Poi mi sono ritrovato in un’ambulanza, poi all’ospedale. Però ho sorriso eh…».

Tra gli ospiti di ieri sera anche il cantante Eros Ramazzotti. A seguirlo c’era la figlia, Aurora, che sui social ha espresso il suo disappunto per il monologo di Pio e Amedeo: «Questa cosa che si continui imperterriti ad avere la presunzione di decidere cosa sia offensivo che una categoria di cui non si fa parte e e di cui non si conoscono le battaglie, il dolore, le paure, il disagio, la discriminazione, rimane a me un mistero irrisolvibile. Mi dispiace ma dovevo dirlo. Fare distinzione tra l’eccesso di “politicamente corretto” (che infastidisce anche me) e l’uso di parole che hanno assunto connotazioni prettamente spregiative e discriminatorie è d’obbligo. Si parla di “intenzione” buona o cattiva ma oggigiorno utilizzarle (in televisione poi) diventa già l’intenzione sbagliata. Lo si fa ignorando che chi fa parte delle categorie in questione ha espresso chiaramente di non volerle sentire. Perché gli fanno male. Punto». 

Forse sarebbe il caso di chiedere cosa ne pensano Martina ed Erika, la coppia di ragazze lesbiche continuamente insultate e minacciate sui social; quanto abbiano fatto male a Malika le parole pronunciate dalla sua famiglia; quanto Jean Pierre si sia sentito solo e impaurito quando è stato aggredito da un uomo a Roma solo perché stava baciando il suo ragazzo; o come si sia sentita Camilla quando le hanno bucato le ruote della sua auto solo perché ama un’altra donna.

Foto in copertina di MEDIASET

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