Diritto allo studio, Link mobilita gli universitari il 13 maggio: «Dalle tasse agli alloggi, ecco cosa non va nel piano Draghi»
L’associazione nazionale Link – Coordinamento Universitario chiama a raccolta per giovedì 13 maggio gli studenti che sono rimasti delusi dal Recovery Plan del governo Draghi sotto il profilo del diritto allo studio, annunciando in tutta Italia una serie di iniziative di protesta: «Con flash mob, presìdi negli atenei e un’azione dimostrativa a Roma, davanti alla sede del Miur, faremo emergere perché non siamo soddisfatti», spiega a Open Lorenzo Morandi, coordinatore nazionale di Link. Oggi in Italia solo il 3% degli studenti vive in una residenza universitaria, contro una media europea del 18% (dati Eurostudent 2016-2018). In Germania la quota è del 12%, in Francia del 14%, con punte che arrivano al 30-40% in Slovacchia e nei Paesi scandinavi.
Nel nostro Paese ci sono meno di 50 mila posti alloggio per studenti universitari, di cui 43.136 gestiti dagli enti per il diritto allo studio. In Germania e Francia il numero di posti alloggio è rispettivamente di 192 mila e 175 mila, con un incremento costante nel corso degli ultimi anni. Per raggiungere la media europea del 18% dovremmo sestuplicare il numero di stanze disponibili, mentre per raggiungere i livelli della Francia (il Paese con il numero di iscritti totali più vicino al nostro) dovremmo almeno triplicarlo.
Morandi (Link): «Nel piano Draghi è completamente saltato l’ampliamento della no tax area»
Il piano Draghi stanzia 960 milioni di euro per gli alloggi studenteschi (l’obiettivo dichiarato è portare i posti per i fuorisede «a oltre 100 mila entro il 2026») e 500 milioni per l’aumento delle borse di studio. Il Pnrr messo a punto dal governo Conte II, invece, prevedeva 1 miliardo per gli alloggi e 900 milioni per le borse di studio. Quest’ultima voce ha subito quindi un taglio di ben 400 milioni. Non è poco, ma secondo Morandi la criticità principale è un’altra: «Nel piano Draghi è completamente saltato l’ampliamento della no tax area».
Di cosa si tratta? Attualmente le famiglie degli studenti in possesso di requisiti di merito e di un Isee non superiore a 20 mila euro possono considerarsi esenti dal pagamento delle tasse universitarie. Il governo precedente aveva previsto che tale limite reddituale sarebbe salito a 23.500 euro, ma nel piano Draghi appena spedito a Bruxelles questa disposizione è scomparsa. Continua Morandi: «Non solo le risorse necessarie non ci sono più, ma non sono state nemmeno dirottate sulle borse di studio. Questo per noi è inaccettabile».
Tornando poi ai fondi per le residenze universitarie, Link fa notare come il piano Draghi punti esplicitamente a incentivare la realizzazione di nuove strutture da parte di soggetti privati: da un lato attraverso la copertura anticipata da parte del Miur degli oneri corrispondenti ai primi tre anni di gestione, dall’altro attraverso cambiamenti alla normativa vigente che consentano di aprire il settore a finanziamenti privati o a partenariati pubblico-privati. Sono previste inoltre agevolazioni fiscali e la possibilità di usare gli alloggi in maniera flessibile «quando non necessari» a ospitare studenti.
«Risorse pubbliche andranno a finanziare progetti realizzati prevalentemente da privati»
Per Morandi, tutto questo significa una cosa molto semplice: «Risorse pubbliche andranno a finanziare progetti realizzati prevalentemente da privati, che potranno mettere a bando gli alloggi non solo per destinarli agli studenti universitari, ma anche per altri tipi di utenti, traendo profitto dagli affitti». Senza limiti? «I limiti verranno stabiliti di volta in volta dai bandi per il diritto allo studio. Ogni Regione dovrà contrattare con gli enti proprietari un certo numero di posti. E se questi enti non sono pubblici, per noi aumenta il rischio di non andare incontro alle reali necessità degli studenti».
Un esempio è ciò che è accaduto a Milano nel 2018 con gli alloggi dell’Università Bicocca, di proprietà pubblica ma gestiti dalla multinazionale privata Sodexo: «Siccome ad agosto gli studenti fuorisede tornano a casa, il privato aveva chiesto che le stanze venissero liberate da tutti gli effetti personali per poterle affittare ai turisti. C’è stato un braccio di ferro con l’ateneo e alla fine sono state individuate delle strutture adibite a magazzino per custodire le cose di proprietà degli studenti. Quantomeno non hanno dovuto sobbarcarsi il costo di liberare le stanze, per poi riportare tutto dentro a settembre».
Un contributo diretto per l’affitto?
Ma le problematicità non finiscono qui. Costruire nuove residenze universitarie, infatti, richiede in ogni caso tempi medio-lunghi difficilmente comprimibili. Ed è questa la ragione per cui Link propone di affiancare a questo tipo di intervento anche un contributo diretto per l’affitto, da spendere subito: «Nell’ultima legge di bilancio c’è stato finalmente un piccolo stanziamento per questa misura, ma si tratta solo di 15 milioni di euro e dureranno solo per un anno. Risorse spot legate alla pandemia da Coronavirus, mentre noi chiediamo che questa misura diventi strutturale e sia adeguatamente finanziata».
L’ultimo appunto riguarda il metodo seguito dal governo Draghi per scrivere il piano. Spiega sempre Morandi: «Abbiamo scelto di lanciare una mobilitazione il 13 maggio non solo perché questo Pnrr non ci soddisfa nei contenuti, ma anche perché la componente studentesca non è stata minimamente coinvolta nella sua stesura. Nemmeno l’organismo più alto, il Consiglio nazionale degli studenti universitari, è stato consultato. Questa procedura, per noi, è anti-democratica».
Link, infine, è pessimista per quanto riguarda l’eventualità di migliorare il piano tramite i successivi provvedimenti legislativi su cui il parlamento sarà chiamato a dare il suo contributo: «Il piano è stato definito dall’alto, è molto blindato e non siamo per niente ottimisti. Ma noi alcune cose le vogliamo comunque, dentro o fuori dal Pnrr. Vogliamo l’ampliamento della no tax area e vogliamo il contributo per l’affitto. Per questo il 13 maggio ci faremo sentire».
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