Galli in silenzio stampa: «Basta tv per 15 giorni. Non ne posso più di parlare di coprifuoco»

«Se non emergono fatti straordinari nuovi preferisco fare a meno non solo di andare in televisione ma anche di rilasciare interviste», ha spiegato il primario del Sacco di Milano

E’ diventato uno degli esperti più ascoltati dall’inizio dell’emergenza sanitaria per il Coronavirus, ora però Massimo Galli entra in silenzio stampa. «Basta tv, per almeno 15 giorni ho da lavorare, studiare e fare altro. Ho deciso di togliermi di mezzo per un po’», ha detto il responsabile di Malattie infettive del Sacco di Milano nel corso di un’intervista a L’aria che tira su La7. «Quello che dovevo dire l’ho detto, se non emergono fatti straordinari nuovi preferisco francamente fare a meno non solo di andare in televisione ma anche di rilasciare interviste». Piccato l’attacco nei confronti del direttore del Corriere della Sera e del direttore di Libero, Luciano Fontana e Pietro Senaldi, presenti in studio. «Alcuni signori, presenti inclusi, riescono a elaborare assolute fake news mettendo insieme contrasti che non esistono mettendo insieme affermazioni fasulle. Non ho voglia di alimentare la balla quotidiana», ha detto Galli.


Galli: «Basta parlare di coprifuoco»

Il primario del Sacco non ne vuole più sapere di discutere sulle ipotesi di coprifuoco, al punto che è «uno dei motivi per cui non voglio più venire a parlare e che non voglio più parlare di quella parola», spiega. «Se si è convinti che il segnale corretto sia quello di un ulteriore “liberi tutti”, diamolo pure. Non ho voglia di fare il custode della purezza», dice prima di soffermarsi sui numeri della campagna di vaccinazione. «In Italia sono state somministrate 24,5 milioni di dosi, in Gran Bretagna sono arrivati 53 milioni di dosi, con quasi 18 milioni di persone totalmente vaccinate: viaggiano a 79 dosi per 100 abitanti contro le nostre 49,5. Sono il primo a sperare che si arrivi ad una riduzione del numero di malati, ma questo non vuol dire che impediamo al virus di circolare», precisa Galli. Lapidario il commento alla fine del collegamento. Alla domanda se abbia cambiato idea sul silenzio stampa, risponde: «No, non ne posso più».


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