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Alex Schwazer deve arrendersi: no dal tribunale svizzero, addio alle Olimpiadi. L’allenatore Donati: «Ultima beffa, ora farà solo il papà»

Secondo il legale continua a esserci un «mondo compatto contro» il marciatore altoatesino

Si chiude definitivamente la porta di Tokyo per Alex Schwazer. Il campione di marcia, medaglia d’oro a Pechino 2008, non potrà partecipare ai prossimi Giochi Olimpici, in programma dal 23 luglio all’8 agosto in Giappone. Il tribunale federale svizzero ha respinto il ricorso presentato dal marciatore per sospendere la sua squalifica per doping.

Il legale: «Esiste un mondo compatto contro di lui»

«È davvero un peccato perché Alex era in una forma eccellente», ha commentato all’Ansa il suo legale, Gerhard Brandstaetter. «Alex ormai ha 36 anni e in questi anni si è fatto le ossa. Si è definitivamente reso conto che esiste un mondo chiuso che è compatto contro di lui». Brandstaetter si è detto amareggiato da Tas, Wada e World Atletics che «dovrebbero essere super partes». Il 7 maggio era stato il Tribunale arbitrale dello Sport di Losanna a respingere il ricorso presentato dal marciatore. Un ricorso arrivato dopo che a febbraio il Gip di Bolzano lo scagionato dalle accuse di doping, per cui sta scontando una squalifica che terminerà nel 2024. La del Tribunale Svizzero era l’ultimo spiraglio per Schwazer per sperare di tornare a gareggiare in una Olimpiade.

L’allenatore Donati: «Oggi l’ultima beffa»

«Alex Schwazer è un campione che fino all’ultimo ha lottato per fare un’ultima Olimpiade, ma ora farà la persona qualunque e il papà, e si riprenderà», ha commentato sempre all’Ansa il suo allenatore, Sandro Donati. «La modalità con cui abbiamo saputo della sentenza di oggi è l’ultima beffa: uno dei suoi più costanti aggressori, una persona che mi odia e che è stato il regista di tutta l’operazione, l’ha comunicata a un indirizzario nel primo pomeriggio e poi qualcuno l’ha detto a me», ha aggiunto Donati che chiarisce come la parola fine «l’avevamo già messa, avevamo capito ma abbiamo provato lo stesso».

L’allenatore ha sempre avuto dei dubbi sulla legittimità della squalifica: «Spiegatemi – dice – perché hanno deciso quindici giorni prima di fare un controllo a sorpresa il primo gennaio, quando sapevano che i laboratori erano chiusi e le urine sarebbero rimaste in custodia loro per un giorno. Chi c’è dietro? la decisione di controllare Schwazer l’hanno preso un’ora dopo che lui aveva deposto contro dei medici, uno dei quali della federazione internazionale».

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